Perugia, un’altra aggressione in carcere

Si è verificata giovedì sera a Capanne. Un detenuto marocchino ha ferito un agente della Penitenziaria: prognosi di 12 giorni

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Una nuova aggressione da parte di un detenuto nei confronti di un agente della polizia penitenziaria del carcere di Perugia. A denunciarla è nuovamente il sindacato autonomo Sappe che aveva già acceso i riflettori su quella accaduta nei giorni scorsi, protagonista in quel caso un detenuto, fondamentalista islamico. L’ultimo episodio in ordine di tempo è accaduto giovedì sera, quando un recluso di nazionalità marocchina ha aggredito e ferito uno dei ‘baschi azzurri di Capanne. L’agente, assistito dai sanitari, ha riportato lesioni giudicate guaribili in 12 giorni.

«Ora basta» Così il segretario regionale del Sappe, Fabrizio Bonino, sull’accaduto: «Mi sembra del tutto evidente che la situazione penitenziaria umbra è costantemente ad alta tensione – afferma -. Abbiano espresso, come primo sindacato della polizia penitenziaria, la nostra solidarietà ai colleghi feriti, ma questo non può bastare. Servono adeguate sanzioni a chi si rende responsabile di violenza e servono provvedimenti concreti che garantiscano sicurezza alle strutture detentive ed ai poliziotti stessi. Ogni giorno contiamo eventi critici nelle carceri regionali ed è sotto gli occhi di tutti – conclude Fabrizio Bonino – che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria nelle carceri dell’Umbria».

«Riaprire l’Asinara e Pianosa» Da Roma, il segretario generale del Sappe, Donato Capece, denuncia «il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere che vede coinvolti detenuti stranieri. E’ sintomatico – spiega il numero uno del Sappe – che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata di detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18 mila. Far scontare la pena nei Paesi d’origine, può costituire un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo – afferma Capece – si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione».

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