Perugia, unioni civili: «Io rispetto la legge»

Il sindaco Romizi torna a difendere il suo operato quando decise di non trascrivere il matrimonio tra due persone dello stesso sesso

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di L.P.

«Mi attaccarono con toni da crociata, ma io ho solo rispettato le norme». Nel giorno della fiducia alla Camera sulla legge sulle unioni civili il sindaco di Perugia, Andrea Romizi parla attraverso le colonne del Corriere della Sera.

Il matrimonio a Londra Torna indietro, il sindaco Romizi, alla vicenda di Stefano e Antonio, i due perugini che nel 2014 si sono sposati a Londra e che, al loro rientro a Perugia, avevano chiesto il riconoscimento della loro unione. Se in un primo momento Romizi si era dimostrato disponibile ad aiutare i due giovani – facendo poi marcia indietro – che qualche tempo dopo si erano visti recapitare una lettera scritta dal sindaco in persona, in cui si esprimeva vicinanza. Poi il ricorso al tribunale di cui, forse, potrebbe non esserci più bisogno se la fiducia alla Camera dovesse passare.

Rispetto della legge Ma il sindaco, oggi, difende il suo operato. «mi sono rifiutato di trascrivere nei registri della mia città un matrimonio gay celebrato all’estero. E sono stato attaccato con toni da crociata. Ma questo diceva la legge di allora, altri sindaci avevano deciso di forzarla. Hanno sbagliato loro». E se da domani, la legge fosse diversa? Da buon avvocato Romizi prosegue: «La legge è la legge – dice – non è che se ti piace c’è se non ti piace non c’è. La osserverei, anche se sono contrario alle fughe in avanti».

Mediazione Di suo, il sindaco, non si sbilancia. Eppure anche lui crede che le norme debbano essere adeguati ai tempi, senza correre il rischio del pensiero unico. «Se uno ha un punto di vista diverso – dice ancora – non deve essere aggredito come è successo a me». Con la speranza che la legge – «il Parlamento che è chiamato a decidere su un tema così delicato» – riesca a mediare tra le varie istanze, per Romizi «un conto sono le unioni civili, la necessità di regolare i rapporti che possono nascere dalla convivenza. Un’altra cosa sono i matrimoni tra persone dello stesso sesso».

Diritto e diritti civili Quindi, qualora la legge lo imponesse, anche il sindaco Romizi potrebbe trovarsi a celebrare un matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nessuna obiezione di coscienza, dunque, «la coscienza non c’entra. O meglio, c’entra e anche molto ma riguarda le persone che decideranno di fare questa scelta di vita. Non chi è chiamato ad applicare la legge, per conto e in nome del popolo italiano». Nessuna paura che il suo elettorato si senta tradito, anzi, perché il giovane avvocato è convinto che il rispetto della legge è un valore che riguarda tutti, senza distinzioni. Dice di non aver cambiato idea, rispetto a quando ha rifiutato la trascrizione. «Studiai la questione, la legge dell’epoca la trascrizione non la consentiva. Tutto qua. Sono stati altri che, in nome dei diritti civili e violando il diritto, hanno deciso di procedere lo stesso. E se violi la legge poi diventa difficile chiederne il rispetto ai tuoi cittadini, non crede?».

«Romizi sia liberale» A rivolgersi al primo cittadino della città sull’argomento è la consigliere comunale del Pd e responsabile politiche di genere Emanuela Mori: «Mi auguro che il giovane sindaco di Perugia Andrea Romizi, che in passato ha dimostrato di non credere molto in questa legge, non solo si adegui, come ha dichiarato oggi sul Corriere della Sera, ma che crei anche le condizioni affinché questa normativa possa essere applicata con facilità e nel miglior modo possibile all’interno del suo Comune, dimostrando di essere un sindaco liberale, aperto al progresso e sensibile alle questioni di civiltà. Legiferare è importante, ma lo è ancor di più agire sulla cultura, così che tutti possano sentirsi parte di un paese egualitario, giusto e tollerante».

Una giornata storica La Mori specifica infatti che «mercoledì per il nostro paese sarà una giornata storica, come lo fu il 1º dicembre 1970 quando fu introdotto il divorzio nell’ordinamento giuridico italiano, o la  riforma epocale del diritto di famiglia del 1975 con la quale tra l’altro si equipararono i coniugi nei diritti e nei doveri e la legge sull’aborto n. 194 del 22 maggio 1978. Ci sarà l’approvazione definitiva del Ddl Cirinnà sulle Unioni civili, che consacrerà la prima legge normativa sulle unioni tra persone anche dello stesso sesso: si tratta di un risultato storico di cui dobbiamo essere fieri, un elemento fondamentale dell’agenda di governo con un alto significato politico».

 

 

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