Politiche del lavoro, dodici milioni in arrivo

Perugia, presentate le iniziative per ‘inclusione attiva’ e welfare: un pacchetto di aiuti per Comuni, aziende pubbliche e private

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di Umberto Maiorca

Dodici milioni di euro per il sostegno alle politiche del lavoro e l’inclusione sociale. Un pacchetto di aiuti per Comuni e aziende pubbliche e private che va ad aggiungersi agli otto milioni di euro stanziati dal governo nazionale e coprirà il fabbisogno della programmazione 2016-2020.

L’atto approvato dalla giunta regionale dell’Umbria prevede una serie di misure di sostegno per l’inclusione attiva (SIA) finalizzate alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale (reddito di inclusione) ed è stato presentato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e dal vice presidente e assessore regionale al Welfare, Fabio Paparelli.

IL VICE PRESIDENTE FABIO PAPARELLI SPIEGA I CONTENUTI DELLA MISURA – IL VIDEO

Una novità Cinque milioni di euro sono finalizzati alle politiche classiche di sostegno ai disoccupati. Altri cinque milioni e 600 mila euro serviranno per le categorie svantaggiate e i nuclei familiari vulnerabili. Un milione e 400 mila euro andranno a costituire un fondo per gli sgravi a favore delle aziende che assumeranno. Una vera novità è costituita, invece, dal percorso di tirocini formativi presso le aziende previsto dall’atto di giunta come percorso verso l’autonomia personale.

Panoramica degli interventi Gli atti di indirizzo per i Comuni e le Zone sociali (essi sono i titolari della gestione del SIA e compete ad essi la predisposizione del progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento) verranno presentati in un secondo momento, ma entro il mese di luglio i cittadini avranno già una panoramica di interventi possibili e conosceranno anche gli uffici pubblici ai quali rivolgersi per attivare i percorsi. L’Inps è il soggetto attuatore e Poste italiane Spa è il soggetto erogatore del contributo della misura. I nuclei ammessi al beneficio, per i quali il soggetto attuatore ha disposto l’erogazione ricevono ogni bimestre il corrispettivo delle risorse attraverso Poste italiane.

Nuovo percorso lavorativo «Si tratta di uno dei provvedimenti centrali della nostra azione di governo in questa legislatura», hanno dichiarato Marini e Paparelli. «È la prima risposta organica, integrata, organizzata e dunque seria nella lotta alla povertà che sta affliggendo il nostro Paese e la nostra regione. I fondi che destiniamo vogliono anche cercare di fare qualche passo in avanti in più e per questo li abbiamo legati maggiormente alla formazione professionale ed al tirocinio aziendale dei soggetti che saranno coinvolti. Vogliamo insomma cogliere questa occasione – hanno concluso la presidente e il vice presidente – per consentire l’inizio di un nuovo percorso lavorativo che dia prospettive di stabilità e di autonomia alle famiglie in difficoltà. Non un mero contributo assistenziale dunque, ma un sostegno concreto e speriamo efficace per aprire il mondo del lavoro a famiglie che non riescono ad entrarci».

Contributo economico Il Sistema per l’inclusione attiva (SIA) prevede l’erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3 mila euro. Il contributo economico è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare ed erogato per 12 mesi sulla base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri.

Interventi personalizzati Per poter usufruire del sussidio economico, però, il richiedente dovrà aderire ad «un progetto di attivazione sociale e lavorativa» che persegua «una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell’autonomia». La presa in carico del nucleo familiare richiede, infatti, interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio.

Alcuni esempi Nel corso della presentazione del progetto è stato fornito anche un esempio di famiglia che potrà usufruire del beneficio. Un nucleo familiare formato da 2 componenti (un adulto e un minore), con reddito annuo di 5.310 euro, percepirà 160 euro mensili (1.920 euro in un anno); un nucleo familiare formato da 3 componenti (due adulti e un minore), con reddito annuo di 6.720 euro, percepirà 240 euro mensili (2.880 euro in un anno); un nucleo familiare formato da 4 componenti (due adulti e due minori), con reddito annuo di 7.980 euro, percepirà 320 euro mensili (3.840 euro in un anno); un nucleo familiare formato da 5 o più componenti (due adulti e tre o più minori), con reddito annuo di 8.280 euro elevabile per ogni altro figlio aggiuntivo oltre il terzo, percepirà 400 euro mensili (4.800 euro in un anno).

La stima Secondo le stime della Regione Umbria «i nuclei familiari con figli minori ed un Isee pari o inferiore a 3 mila euro nell’anno 2015 sono stati 6.363 (dati forniti dall’Inps regionale Umbria). In base agli indicatori precedentemente descritti, alla Regione Umbria, potrebbero essere assegnate per l’anno 2016 risorse pari ad 8.373.875 euro mentre, si può stimare che per l’anno 2017 le risorse aumenteranno ad 11.018.230 euro», si legge in una nota dell’Ente. «Simulando lo stesso calcolo effettuato a livello nazionale (sulle quote di risorse assegnate all’Umbria rapportate ai dati forniti dall’Inps sul numero delle famiglie eligibili alla misura SIA), si stima che con tali risorse si possano raggiungere circa 3.195 nuclei familiari, cioè il 50,2% dei nuclei familiari potenzialmente eligibili al SIA». In particolare saranno due le misure regionali di accompagnamento al SIA: la prima indirizzata al sostegno all’occupazione di disoccupati e inoccupati, dove sono previsti circa 6.400.000 euro per l’estensione del Sia; la seconda misura è indirizzata all’inclusione sociale e lotta alla povertà, dove sono previsti 5.600.000 euro.

Le misure Nel primo caso il disoccupato/inoccupato da almeno 6 mesi con un ISEE che evidenzia una condizione reddituale del nucleo familiare di basso livello, a seguito della fruizione dell’orientamento erogato dal Centro per l’impiego competente, risulterà assegnatario di una misura di tirocinio extra-curriculare di durata di 6 mesi con indennità complessiva 3.600 euro. Un’azione che dovrebbe raggiungere circa 1.500 persone. Nel secondo caso si punta ad incrementare l’occupabilità e la partecipazione al mercato del lavoro delle persone maggiormente vulnerabili attraverso la definizione di azioni di presa in carico multi professionale finalizzata all’inclusione sociale e lavorativa, per un bacino di utenza di 1.172 persone in condizione di vulnerabilità. Per queste persone saranno attivati servizi di orientamento, tutoraggio e accompagnamento al lavoro. Il percorso sarà supportato dall’attribuzione di tirocinio extra-curriculare della durata massima di 12 mesi. L’importo annuo della misura è pari nel massimo ad 4.800 euro pro-capite.

Giacomo Leonelli «L’introduzione di nuove misure di sostegno al reddito, con un impegno finanziario di oltre 10 milioni di euro più 1,4 milioni di incentivi alle assunzioni, presentata dalla giunta regionale non solo incrementa significativamente le misure già previste dal governo nella legge di stabilità, ma agisce in maniera determinante sulle politiche di contrasto alla povertà, andando nella direzione indicata dal Partito Democratico dell’Umbria», si legge in una nota del segretario regionale Pd. «Già l’intervento del governo nazionale con la creazione di un fondo e la definizione di un piano per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale ha rappresentato un fatto importante per rafforzare il percorso del Paese fuori dalla crisi». Ora la regione Umbria «aggiunge strumenti e risorse fondamentali per dare efficacia a un nuovo patto per le opportunità, che sostenga le famiglie in difficoltà non facendo ricorso a percorsi meramente assistenziali ma prevedendo progetti di attivazione sociale e lavorativa per le persone che sono uscite dal mercato del lavoro e che vogliono rientrarci. Su di loro ha deciso di scommettere la Regione». Le misure introdotte dalla giunta «rispondono pienamente, infine, alle indicazioni fornite dal Pd regionale, che sul tema si è fatto portatore di una proposta partecipata in direzione e nei circoli, con gli iscritti, e nelle piazze, con i cittadini, attraverso le centinaia di questionari della campagna ‘Stop alle povertà. L’Umbria riparte’ equa, sostenibile e innovativa, nella convinzione che dare a tutti significa dare anche a chi non ne ha bisogno e con l’obiettivo di dare un colpo alla crisi e sostenere l’occupabilità delle persone più in difficoltà in una regione, l’Umbria, dove la crisi ha colpito più forte che altrove ma dove si affacciano segnali di ripresa importanti. Quando decidemmo qualche mese fa di iniziare questa battaglia contro le povertà molti parlavano di parole al vento». Giacomo Leonelli nella nota conclude: «Oggi invece vedere che la nostra proposta ha trovato pieno recepimento non solo ci da soddisfazione ma ci stimola sempre di più come partito a discutere e progettare proposte concrete per il futuro dell’Umbria».

Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari «Occorre leggere attentamente e in controluce il documento predisposto dalla Giunta Regionale in tema di lotta alle povertà: sul reddito di cittadinanza diffidate dalle imitazioni. Anzitutto le note negative: oltre al sistema cervellotico di assegnazione delle poche risorse previste, è veramente incredibile che la Regione stanzi per il 2016 oltre 4 milioni per pagare i vitalizi dei consiglieri regionali, ma non riservi nemmeno un euro di risorse proprie per la lotta alle povertà», si legge in una nota dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle. «Chi analizzasse il documento, potrebbe partire da questo elemento per riscontrare come, differentemente da quanto sostenuto da Catiuscia Marini, la povertà non possa dirsi affatto ‘centrale’ per questa Giunta: se fosse stata ‘centrale’, la presidente di Regione avrebbe combattuto per tagliare sprechi e inefficienze, andando a prendere i soldi, decine di milioni, nella spesa improduttiva, nei contributi a pioggia legati alla formazione, nella creazione di figure professionali non richieste dal mercato, nelle partecipate fallimentari, nelle decine di posizioni dirigenziali strapagate, mentre i precari fanno la fame». E ripetono: «Se la povertà fosse stata centrale, Catiuscia Marini avrebbe investito strutturalmente risorse proprie della Regione. E invece no. Siamo pertanto alla mera esecuzione della linea di Governo cui si aggiungono poche risorse europee (2,5 milioni all’anno) per assegnare infine 80 euro al mese a persona: è dignitosa una cifra del genere, se l’interessato avesse un reddito reale pari a zero o poco più?». In Umbria «per le povertà si prevedono più fondi nel 2017 rispetto all’anno in corso. Il motivo è però esclusivamente tecnico, ma la Giunta Marini si guarda bene dal segnalarlo: parte del 2016 è già passato. Positivo è il fatto che, a furia di parlarne e di esercitare legittime pressioni, la vecchia politica abbia battuto un colpo, ma è certamente insufficiente e tardivo. La strada resta dunque lunghissima. Si deve fare molto di più se davvero si vogliono supportare i 40 mila cittadini umbri sotto la soglia di povertà e se veramente la politica intenda tornare credibile e vicina ai più deboli: per tali motivi, nei prossimi giorni e direttamente in aula, presenteremo puntuali emendamenti al bilancio. E, come che vada, assicuriamo sin d’ora e pubblicamente che, al riguardo, non molleremo mai».

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