Biondi vuole triplicare la quantità di gomme nel deposito di rifiuti che prese fuoco 2 volte

Perugia – Potrebbero diventare 130 le tonnellate di pneumatici accatastabili a Balanzano. Richiesta alla Regione per evitare la valutazione di impatto ambiente.

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di P.C.

Voi ce li mettereste dei rifiuti altamente infiammabili e tossici in un deposito già pieno, che è andato a fuoco due volte in 15 mesi e che si trova poco distante da un borgo dove vivono 20 mila persone, con una decina di scuole, parchi pubblici, una sede Usl e un percorso ciclopedonale che costeggia il muro di cinta del deposito?

Eppure c’è chi ci pensa

La domanda ovviamente è retorica, la risposta addirittura pleonastica: no. E non solo per chi vicino a quel deposito ci vive, ci manda i figli a scuola e va a correre per respirare aria buona (sic!). Ma per chiunque abbia un po’ di logica. Eppure c’è chi chiede di farlo e chi ci sta pure pensando. Chiariamoci, tutto legittimo, carte alla mano, a norma di legge. Addirittura consigliabile in nome del profitto. Ma non della logica.

La richiesta alla Regione

La pista ciclopedonale che costeggia la Biondi (foto del 2020)

Parliamo ovviamente della Biondi Recuperi di Balanzano, dove si sono verificati due incendi poco tempo fa (nel nel marzo 2019 e nel giugno 2020), che hanno preoccupato i residenti, senza che però le istituzioni riuscissero a dare risposte soddisfacenti. Dopo il sequestro, per consentire le indagini, l’attività del deposito è continuata con le solite modalità. E ora i titolari chiedono di accogliere altro materiale: pneumatici in particolare. Il legale rappresentante chiede di aumentare il ‘quantitativo istantaneo’ di pneumatici attualmente accatastabili. E non di poco: da 40 a 130 tonnellate. Oltre il 300% in più.

Cosa c’è nel deposito di Balanzano

Eppure – al di là degli eventuali addebiti penali – nel corso delle indagini, dopo il primo incendio, emerse che uno dei problemi di quel deposito era proprio l’eccessiva quantità di materiale presente all’interno del sito: nei giorni immediatamente precedenti il rogo, i rifiuti superavano i muri di recinzione. E si tratta di materiale pericoloso e di difficile gestione, in quanto ‘variegato’. Alla Biondi Recuperi, infatti, arriva un po’ di tutto. Il materiale viene (eventualmente) trattato e poi conferito presso altri impianti. È la stessa azienda che lo scrive sul proprio sito:

Presso l’impianto di via Bina vengono gestiti ferro, plastica, legno, vetro, prodotti alimentari, batterie, apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), rifiuti pericolosi e rottamazione veicoli.

Non si fa riferimento a pneumatici, che evidentemente rientrano sotto la dicitura ‘rifiuti pericolosi’. Assai pericolosi, aggiungiamo noi, considerando che le gomme bruciano facilmente e quando vanno a fuoco sono altamente tossiche, producendo diossina e altri elementi volatili cancerogeni. E in generale, negli ultimi tempi, i depositi tendono a incendiarsi con una facilità sospetta, come racconta la mappa pubblicata dalla Federazione dei Verdi.

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Triplicare la quantità di pneumatici fuori uso

Ecco come si presentava il deposito prima dell’incendio

Nella sua istanza di valutazione preliminare i titolari del deposito specificano che, in base all’Aia vigente, l’impianto è autorizzato allo stoccaggio istantaneo di 40 tonnellate di pneumatici ed a un quantitativo annuo di 2.720 tonnellate, da gestire in un’area ben definita. Ora però, per esigenze di mercato, la Biondi Recuperi Ecologia ha la necessità di aumentare il quantitativo di stoccaggio istantaneo degli pneumatici fuori uso (da 40 tonnellate a 130 tonnellate) pur mantenendo invariato il quantitativo annuo autorizzato. Solo che l’area degli pneumatici non è in grado di garantire uno stoccaggio istantaneo di 130 tonnellate. Per questo motivo, la Biondi chiede di spostare l’area degli pneumatici in un’altra porzione all’interno del deposito di via Bina; dove al momento ci sono mezzi e attrezzature. Altra modifica: gli pneumatici non saranno più in cassoni scarrabili ma in cumuli fino ad un’altezza massima di 3,5 metri, con pareti di circa 4 metri.

Decideranno Regione e Arpa

La Regione, in questa fase, ha 30 giorni di tempo per decidere se questa modifica necessita di una valutazione di impatto ambientale o può essere autorizzata senza questo passaggio. Lo rende possibile una legge di semplificazione dei procedimenti autorizzativi quando gli impianti sono già esistenti. Nel caso in cui si renda indispensabile la Via, si chiederà parere anche ai vigili del fuoco. Viceversa (senza Via), la Biondi dovrà richiedere una ulteriore valutazione nel merito. Se arriverà un altro sì, nessuno potrà più opporsi all’arrivo delle 130 tonnellate di pneumatici. Il responsabile del procedimento è Andrea Monsignori. A decidere sarà lui, ma dovrà sentire gli uffici regionali e soprattutto l’Arpa, che farà una relazione sul caso. Coincidenze: sul caso si esprimerà Michele Zappia, che ora è responsabile Arpa, ma due anni fa era capo dei vigili del fuoco e intervenne sul sito in occasione dei due incendi. Sa quindi cosa può succedere.

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Come si deciderà

La Regione dovrà valutare se l’aumento dei quantitativi richiesti può avere effetti negativi sull’ambiente. I servizi della regione che si occupano di ambiente valuteranno eventuali impatti su acqua, aria, suolo. Ma sarà dirimente soprattutto ciò che dice l’Arpa, che valuta le matrici ambientali, che possono essere compromesse. Deciderà il distretto di Perugia. Fra le varie valutazioni – fanno sapere dalla Regione – anche il rischio incendi, che sarà ‘misurato’ sulla base delle condizioni dell’impianto e di quello che c’è intorno. E magari anche dei precedenti.

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