Prese le bande dei 50 furti in mezza Umbria

Perugia – Eseguiti otto arresti: tutti soggetti di nazionalità albanese con base a San Fortunato della Collina e Sant’Enea

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Otto arresti eseguiti e tre persone – forse già all’estero – ricercate dalle forze dell’ordine: gli inquirenti – procura di Perugia e polizia di Stato – sono venuti a capo di due bande criminali che, composte da cittadini di nazionalità albanese, fra novembre del 2021 e marzo del 2022 avrebbero compiuto circa cinquanta furti e due rapine improprie in diverse zone del territorio provinciale perugino. Colpite soprattutto abitazioni private ed esercizi commerciali.

San Fortunato della Collina

Una delle due bande, composta da cinque soggetti e con ‘base’ a San Fortunato della Collina, avrebbe messo a segno diversi ‘colpi’ fra Perugia, Corciano, Collazzone e Marsciano. I malviventi avrebbero potuto contare su un ricco armamentario fatto di schede sim, ricetrasmittenti, arnesi da scasso, spray per ‘addormentare’ i cani da guardia e – soprattutto – una base operativa da cui si allontanavano all’imbrunire per fare rientro a tarda serata. Fra i ‘colpi’, non mancano quelli violenti in cui hanno aggredito – come a San Biagio della Valle e Pilonico Materno, frazioni di Perugia – o tentato di aggredire i proprietari delle abitazioni che li avevano scoperti. In un caso avevano anche asportato armi – in particolare pistole – trovate all’interno di una cassaforte.

Sant’Enea

La seconda banda, composta da sei soggetti anch’essi di nazionalità albanese, aveva il proprio punto di riferimento in un complesso abitativo nella zona di Sant’Enea. Arrivavano dalla Campania, trascorrevano lì i weekend per mettere a segno più ‘colpi’ possibili – senza badare molto allo ‘studio’ dell’azione ma preferendo soluzioni ‘facili’ – per poi rientrare verso la regione di partenza.

Ricco armamentario

Nel provvedimento di custodia cautelare il giudice ha messo in evidenza come i componenti dei due gruppi siano risultati dediti, «in forma professionale, alla reiterata e indefinita commissione di reati contro il patrimonio, avendo predisposto una struttura organizzata dotata di uomini, con ripartizione di compiti, e di mezzi materiali». Si trattava in particolare di «un’abitazione impiegata come base operativa, punto di partenza e sede di rientro al termine dei raid predatori, dalla disponibilità di apparati cellulari e schede sim cambiati in continuazione per intrattenere i contatti finalizzati alla commissione dei reati e di diverse autovetture, in massima parte prese a noleggio ed anch’esse di continuo avvicendate, usate per il trasporto dei concorrenti verso e dagli obiettivi, nonche da diversi strumenti da scasso e radio ricetrasmittenti, debitamente occultati e destinati ad un uso ripetuto».

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