di S.F.
Ventiquattro anni. Possibile che ci voglia così tanto tempo per chiudere in via definitiva una procedura espropriativa? La risposta è affermativa se si parla di Terni. E non è nemmeno di così poco conto considerando che si parla dell’occupazione dell’area utile al posizionamento della grande pressa da 12 mila tonnellate in piazza Dante, di fronte alla stazione ferroviaria: la delibera di giunta è del dicembre 1996, l’inaugurazione del 1999 e ora arriva la parola fine dell’iter nei confronti di alcuni privati con l’impegno di spesa di poco superiore ai 3 mila euro. Storia curiosa. Non l’unica del genere.
STORIE DI ESPROPRI A TERNI: IL CASO DI VIA TURATI E IL MAXI INDENNIZZO DOPO DECENNI
La procedura mai conclusa
Nel 1996 fu dato il via libera all’occupazione dell’area urbana comune ai condomini – civici 1 e 3 – di viale Curio Dentato da parte dell’amministrazione Ciaurro con il coinvolgimento di oltre dieci privati. Ai quali, come da prassi, va dato un indennizzo per l’iter di esproprio: ecco, in oltre due decenni tutto ciò non è avvenuto. Risultato? L’impegno a pagare (si va da un minimo di 130 ad un massimo di 629 euro per i soggetti in questione, nella lista appare anche la Federazione nazionale dirigenti di aziende industriali, ora Federmanager) è arrivato solo a fine 2020. In un secondo momento potrebbe poi esserci lo specifico decreto per l’acquisizione della zona a titolo originario.
Le motivazioni e l’ipoteca
Forse è la volta buona che i creditori prendano ciò che gli spetta. Particolare che ci voglia così tanto tempo per una cifra non così elevata, tutt’altro: «Si rende necessario – spiega la direzione lavori pubblici di palazzo Spada in merito – concludere la procedura espropriativa tramite la corresponsione dell’indennita; non si è ancora conclusa a causa della carenza di fondi e della mancata cancellazione dell’ipoteca gravante sulle aree occupate». Via libera inoltre anche per altre due situazioni simili riguardanti il progetto di allargamento del fosso di Schiglie in zona Gabelletta e la realizzazione del collettore di scarico del depuratore di Piediluco: in quest’ultima circostanza l’importo sfiora i 20 mila euro.