Processo Provincia: faccia a faccia in aula

Terni, tensione a distanza con le dichiarazioni di due imputati – Polli e De Guglielmo – e di uno dei principali accusatori, il dirigente Agrò

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Quasi un faccia a faccia fra ‘accusatori’ e accusati al processo legato ai presunti casi di mobbing e alle stabilizzazioni/assunzioni da parte della Provincia di Terni e, in particolare, dell’ex giunta Polli. Da un lato due dei tredici imputati – l’ex presidente Feliciano Polli e l’ex direttore generale Antonio De Guglielmo – che hanno reso spontanee dichiarazioni. Dall’altro, il dirigente Maurizio Agrò, parte offesa nel procedimento, che è stato interrogato dal pm Elisabetta Massini e dai legali delle tre parti civili.

Il processo L’indagine, avviata nel 2009, è sfociata in due filoni principali. Il primo riguardante le verticalizzazioni di personale interno nel triennio 2007-2009, l’assunzione a tempo indeterminato di un ingegnere, la stabilizzazione di diciassette precari e il conferimento di incarichi di direzione a soggetti che avevano ricoperto ruoli sindacali nell’ente. Il secondo filone è legato alle querele presentate da alcuni funzionari che avrebbero accusato problemi di salute in seguito a presunti episodi di ‘mobbing’.

Polli In apertura di udienza, di fronte al collegio giudicante presieduto da Massimo Zanetti, l’ex presidente Polli ha evidenziato come le parti offese individuate dalla procura – altrettanti dipendenti dell’ente – abbiano in realtà ricevuto «incarichi importanti e valorizzanti, con lo stesso Agrò – ha precisato Polli – che aveva lo stipendio più alto della Provincia di Terni. Le scelte operate dalla giunta fra il 2009 e il 2014 non erano affette da arbitrarietà, ma erano obbligate dalla necessità di rispettare il quadro normativo e i criteri di ‘spending review’ delineati dai vari governi. Quella di Terni – ha aggiunto Polli – è stata una delle poche province italiane che sono riuscite ad approvare il bilancio di previsione 2014 e che, nonostante la riduzione delle risorse, non ha ‘soppresso’ posti di lavoro né dequalificato i servizi».

De Guglielmo Allo stesso modo l’ex direttore generale De Guglielmo ha difeso a spada tratta il percorso che ha portato alle stabilizzazioni finite sotto la lente della procura, facendo riferimento in particolare alla circolare 5 del 2008 del Dipartimento funzione pubblica che «non era affatto vincolante per gli enti locali, mentre lo era per lo Stato. Un concetto affermato anche dal Tar del Lazio attraverso la sentenza 3899 del 18 aprile 2012».

Agrò Il dirigente Agrò – persona offesa – è stato interrogato dal pm e dalle parti civili. Nella sua deposizione, tutto il disagio di una persona che si è sentita ‘esautorata’ e isolata già all’indomani dell’insediamento della giunta Polli, nell’estate 2009. Una condotta, secondo il teste, riconducibile alla sua ‘non appartenenza’ politica – Agrò era entrato in Provincia nel 1996 a seguito di concorso – e al rifiuto alla richiesta, avanzata dall’ex presidente della Provincia, di sostenere e reperire voti al candidato sindaco Di Girolamo nel ballottaggio dello stesso anno, contro il ‘rivale’ Baldassarre. Un contrasto in seguito acuito dal parere negativo alle stabilizzazioni di personale ‘caldeggiate’ dall’esecutivo e che si sarebbe poi allargato alle persone, come la dottoressa Castellani, parte civile, più vicine al lavoro condotto dal dirigente nell’ambito dell’ente.

Rinvio I tredici imputati sono difesi, fra gli altri, dagli avvocati Attilio Biancifiori, Arnaldo Sebastiani, Roberto Spoldi, Manlio Morcella, Roberto Galeazzi e Francesca Abbati, mentre a rappresentare le parti civili ci sono gli avvocati Laura Modena, Piero Iantaffi e Alessandro Tofanelli. In tribunale ci si tornerà il prossimo 7 giugno per il controesame, da parte delle difese, del dirigente ascoltato martedì in aula.

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