Queency-Opificio, 10 anni top: ora si cambia

Terni, gestione storica ai saluti: il locale passa ad un nuovo gruppo. Alessio Barcaroli: «Restano le emozioni negli occhi della gente»

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Dieci anni sono un pezzo di vita importante. Per tutti. Specie per chi, rimboccandosi le maniche, ha fatto divertire e offerto un’occasione di svago (sì anche di business per sé, anche se i sacrifici e le responsabilità vanno messi sul piatto della bilancia) a tanti giovani ternani e non. Ma è giunta l’ora di voltare pagina per l’Opificio – già Queency – uno dei locali storici della movida di Terni. E proprio in questi giorni si è concretizzato il passaggio di mano fra la gestione che l’ha condotto per due lustri e il gruppo di soci che intende intraprendere una nuova avventura. Sempre all’insegna del divertimento.

Una traccia nella memoria

Alessio e Emanuele Barcaroli, Riccardo Proietti: sono loro a lasciare, dopo dieci anni intensi salutati sui social con tanto affetto e anche un po’ di commozione. Ma l’inizio dell’avventura risale al 2009 e lì il team era composto, oltre che dai citati, anche da Luca Zappelli, Massimo Celi e Roberto Buccheri. Squadra vincente non si cambia? I fatti nel tempo, dietro la spinta delle scelte e degli impegni personali, hanno detto il contrario e per l’Opificio – il ‘nuovo’ nome assunto dal 2015 con il nuovo layout interno – sono state stagioni importanti. Per sé ma soprattutto per ciò che resta negli occhi di chi le ha vissute.

«Il tesoro più prezioso»

«Cosa resta? Il bello di aver creato emozioni positive negli altri attraverso il proprio lavoro e la tanta passione che ci abbiamo messo», dice Alessio Barcaroli. «Ora mi tornano in mente le emozioni negli occhi di chi in questi anni ha frequentato locale. E credo che questa traccia, questa memoria, questi ricordi che resteranno, sono il patrimonio più prezioso che ci porteremo dentro». Concetti che Alessio aveva già avuto modo di esprimere via social in un saluto che rimanda a certe estati lunghe, lunghissime estati che prima o poi dovevano finire. È tempo di tornare a casa. E di costruire qualcos’altro di importante.

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