Non si sono fatte attendere, le prese di posizione sull’aggressione subita a scuola da una giovane studentessa ternana, ad opera di un suo coetaneo di origini senegalesi, per il solo fatto che la ragazzina indossava una collanina con un crocifisso.
Giorgia Meloni (FdI-An) «Sono questi gli episodi che ci fanno comprendere quanto odio venga trasmesso anche ai più piccoli. A casa nostra neanche i nostri figli sono più al sicuro rispetto all’intolleranza di chi pensa di venire in Italia e imporci la propria ideologia. Non ti piace il crocifisso? Vai a vivere da un’altra parte»
Matteo Salvini (Lega Nord) «A Terni una ragazzina di 12 anni è stata aggredita da un coetaneo all’uscita della scuola, 20 giorni di prognosi per la bimba.L’aggressore è un ragazzino africano (non imputabile perché troppo giovane) che da giorni insultava e minacciava la coetanea, perché portava al collo una collanina con il crocifisso. Il ragazzino, e i suoi parenti, vengano rispediti al loro paese! Che bella integrazione…».
Raffaele Nevi (Fi) «Esprimo sconcerto per la notizia dell’aggressione di una ragazzina di 12 anni, aggredita da un compagno di classe africano perché aveva una collanina con un crocifisso al collo. Questo atto di inaudita gravità e violenza, spero non sia ancora una volta sottovalutato e banalizzato perché è indicativo di una cultura di violenza e intolleranza che probabilmente si respira in certe famiglie di immigrati che arrivano nel nostro territorio e non vogliono accettare le nostre tradizioni, la nostra cultura e la nostra religione. Su questo non ci può essere nessuna tolleranza e mi auguro che le istituzioni non tacciano, ma facciano sentire la loro voce contro questo grave episodio».
Eleonora Pace (FdI-An) «Un episodio grave che mostra purtroppo un segnale inequivocabile su una certa cultura di intolleranza che si continua colpevolmente a voler minimizzare. La vicenda, sulla quale mi auguro si faccia presto chiarezza-riprende- è anche lo specchio di una cultura identitaria debole che più volte, anche nel recente passato qualcuno ha pensato di mettere in discussione rimuovendo i simboli della cristianità come il crocifisso dai luoghi pubblici per una forma assurda di rispetto nei confronti degli altri. Un interpretazione subdola e rovesciata del rispetto di tutte le confessioni-conclude Eleonora Pace- con l’unico scopo di rimuovere il cardine di un riferimento culturale che va al di là delle convinzioni religiose e mandando nel contempo segnali di cedimento della nostra società e della nostra identità che generano anche questi episodi»
Il vescovo Giuseppe Piemontese «Prima di ogni giudizio è necessario capire come realmente sia avvenuto il fatto, le dinamiche e il contesto in cui si è verificato. Un gesto certamente grave da stigmatizzare che non va però né ingigantito né minimizzato, e tanto meno strumentalizzato. Riteniamo che, più opportunamente il fatto vada inquadrato nelle relazioni educative adolescenziali, nelle dinamiche che avvengono tra i ragazzi che hanno mondi propri e che sono in una delicata fase di crescita e formazione. Dinamiche adolescenziali che non di rado fanno proprio leva sulla diversità di razza, religione, appartenenza o altro e che a volte sfociano in gesti anche violenti come questo. Siamo vicini alla ragazza, le manifestiamo amicizia e preghiamo perché superi questo difficile momento per la violenza di cui è stata vittima. Ci auguriamo che “l’aggressore” possa comprendere la gravità del proprio gesto. Invitiamo e incoraggiamo la scuola a fare la sua parte educativa, tesa a promuovere il rispetto verso gli altri e a formare i ragazzi all’accoglienza e alla fraternità.Pensiamo che le famiglie, la comunità civile ed ogni realtà sociale abbiano molto da fare per formare giovani e adulti pacifici e rispettosi del prossimo».