Reati ambientali: «Maglie più larghe»

Terni: il comandante della polizia provinciale dice la sua sulla nuova legge 68 che disciplina gli ‘ecoreati’

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di F.T.

Un buona legge o uno strumento che, nonostante alcuni passi avanti, finisce di fatto per semplificare la vita di chi commette reati ambientali? Il dibattito sulla nuova legge 68 del 22 maggio 2015 – quella sui cosiddetti ‘ecoreati’ – è aperto. I dubbi sulla reale efficacia del nuovo strumento non mancano e a dirlo è anche il comandante della polizia provinciale di Terni, uno dei Corpi più impegnati direttamente nel contrasto alla criminalità ambientale.

I due fronti La nuova legge apporta modifiche significative sia sul fronte dei ‘delitti’ – ovvero i reati più gravi contro l’ambiente – che su quello degli illeciti penali ‘contravvenzionali’, che non hanno cioè causato ‘danno o pericolo concreto alle risorse ambientali, urbanistiche o paesaggistiche’.

Nuovi reati Rispetto ai reati più significativi, la legge 68 introduce nuove fattispecie che vanno dall’inquinamento al disastro ambientale, con quest’ultima che prevede la reclusione da 5 a 15 anni. Reati che, a differenza di ciò che molti pensano, non esistevano prima nel codice. Un inasprimento accolto con favore da più parti, in particolare da partiti e movimenti da sempre sensibili alle tematiche ambientali.

«Abusivamente» Come ogni legge, però, sono l’interpretazione e la concreta applicazione a fare la differenza. E secondo il capitano Mario Borghi della polizia provinciale di Terni, i dubbi su questo fronte sono legati soprattutto ad un avverbio – «abusivamente» – che compare negli articoli relativi all’inquinamento e al disastro ambientale: «Chiunque cagiona abusivamente un deterioramento di acque, aria, suolo, sottosuolo […] – Chiunque abusivamente cagiona un disastro ambientale […]».

La domanda «Questo termine – afferma il comandante della polizia provinciale – rende tutto molto vago dal punto di vista applicativo. Cosa comporta la parola ‘abusivamente’? Che se hai le autorizzazioni in ordine, sei in qualche modo autorizzato ad inquinare? È vero che la legge introduce nuovi delitti, ma l’impressione è che nel concreto possano essere applicati molto raramente e con diverse difficoltà interpretative».

Depenalizzazione Ma la legge 68 dice anche altro e apporta modifiche significative alla parte di Testo unico sull’ambiente che disciplina i reati penali ‘contravvenzionali’. Se prima il procedimento penale era automatico per tutta una serie di reati (dallo smaltimento al trasporto illecito di rifiuti, dalle immissioni in atmosfera non autorizzate allo scarico industriale non autorizzato), ora non è più così. E anzi si può limitare il tutto ad una semplice sanzione amministrativa, non diversa – concettualmente – da una banale multa per divieto di sosta.

Scappatoia Cosa deve fare il cittadino/imprenditore che viola la legge, per evitare processi e altri guai? Semplicemente deve rispettare entro un certo termine le prescrizioni imposte dalla polizia giudiziaria e pagare una multa pari a un quarto del massimo previsto. In pratica tutta la responsabilità del procedimento passa alla polizia giudiziaria che deve sì informare la procura che però, a sua volta, si limita a prendere atto della cosa e interviene in un secondo momento – diverso tempo dopo il concretizzarsi del reato – solo se il percorso non viene rispettato.

Rischio-prescrizione «Violazioni che prima facevano scattare automaticamente il procedimento penale – spiega il capitano Borghi -, ora possono essere ‘risolte’ rispettando le prescrizioni degli organi di polizia e pagando la sanzione prevista. Questo implica che la polizia giudiziaria possieda competenze di settore, relative ad esempio agli impianti ed alle possibili situazioni di inquinamento, tali da poter fornire indicazioni precise sulle cose da fare. E il timore è che, nel caso le indicazioni non vengano rispettate, il nuovo procedimento possa essere utilizzato da chi punta ad allungare i tempi».

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