Regione, tutti contro Umbria Mobilità

Perugia, guerra sulle ‘partecipate’: Claudio Ricci presenta un’interrogazione, Carbonari si rivolge direttamente alla magistratura

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Continua la battaglia dell’opposizione, in Regione, contro le partecipate pubbliche. Già definite carrozzoni in perdita, società spesso inutili, dopo il Consorzio Tns e Crescendo ora è la volta di Umbria Mobilità, l’azienda di trasporto pubblico locale umbra, dal 2014 di proprietà del gruppo Busitalia – Sita Nord, che detiene anche un terzo di Roma TPL, partecipazione ereditata da Apm, una delle sette aziende che si erano fuse creando Umbria Mobilità.

Bilancio 2014 Già il consigliere Claudio Ricci si era mosso lo scorso novembre. Martedì, in consiglio regionale, tornerà sulla questione per chiedere come mai la società partecipata Umbria Tpl e Mobilità spa, per il 28% di proprietà della Regione, non ha consegnato entro 10 giorni dalla richiesta il bilancio 2014. Un’interrogazione cui la giunta dovrà fornire risposta immediata nella prossima riunione dell’assemblea legislativa dopo la pausa per le vacanze natalizie.«La situazione delle società partecipate dalla Regione Umbria è preoccupante. – afferma Ricci – La Corte dei Conti ha rilevato che emergono perdite e inefficienze, con la Regione che deve ripianare 28 milioni di euro per sopperire alle perdite delle partecipate. E la stessa Corte ha evidenziato che occorrono interventi immediati, anche in vista del bilancio 2016».

Debiti e perdite Un sistema molto vicino al declino, secondo Ricci, «immerso fra debiti delle società partecipate e bilanci regionali sempre più complessi, un sistema dei rifiuti oggetto di indagini antimafia e che produce crescenti costi per i cittadini. Incombono inoltre situazioni con ombre anche per rischio riciclaggio, attraverso sistemi finanziari e acquisto/gestione di immobili e attività. Auspico – conclude – che le Commissioni regionali sui rifiuti e antimafia, una attivata e l’altra prevista, possano portare a risultati apprezzabili per fare chiarezza sui fatti».

L’esposto A leggere i bilanci c’è invece riuscita Maria Grazia Carbonari, consigliera del Movimento 5 Stelle. Che, dopo averli letti attentamente, ha deciso di inviare un terzo esposto alla magistratura. Un bilancio chiuso in ritardo, quello di Umbria mobilità, che farebbe evincere «un ammontare complessivo di garanzie prestate a favore di terzi pari a circa 208 milioni di euro rispetto al quale – si legge nella nota – gli amministratori non ritengono opportuno fornire né dati analitici né tantomeno considerazioni sui rischi di escussione e sulle presumibili conseguenze in campo a Umbria Mobilità».

Roma TPL Un campanello d’allarme, per la consigliera, che troverebbe riscontro nell’impossibilità per il revisore contabile di esprimere un giudizio sul bilancio 2014. «I problemi rilevati dall’organo di controllo – ricorda la Carbonari – sono molti: i notevoli crediti che la società ha nei confronti di Roma TPL, l’escussione delle citate garanzie e, non ultima, la vicenda del contenzioso ex FCU gli oneri del quale, nel caso la Regione Umbria fondatamente eccepisca la validità della lettera di manleva che glieli attribuisce, rimarrebbero in capo a Umbria Mobilità».

Fideiussioni Una situazione molto grave, denuncia la Carbonari, «che si aggrava ancor di più considerando il bilancio della società Roma TPL, della quale Umbria Mobilità deteneva un terzo del capitale ed aveva garantito con fideiussioni un numero importante di operazioni». Anche sul bilancio di Roma TPL secondo la Carbonari, il collegio sindacale ritiene impossibile esprimere un giudizio dopo aver rilevato nella propria relazione una lunga serie di eccezioni.«Alla luce di quanto emerso dall’analisi di tutto ciò – conclude la consigliera M5S – ho quindi ritenuto opportuno presentare un circostanziato esposto alle autorità perché vengano accertate pienamente le responsabilità in capo ad amministratori o sindaci che nel tempo si sono succeduti in Umbria Mobilità e di procedere con la massima premura a tali accertamenti, giacché la situazione potrebbe sfuggire di mano e la Regione Umbria, ossia tutti noi cittadini, trovarsi nella situazione, già vissuta altre volte, di dover tappare qualche buco».

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