Sangemini, i sindacati tornano a farsi sentire

Terni, confermate le anticipazioni di umbriaOn: 100 milioni di bottiglie in meno rispetto alle promesse. Niente soldi del concordato ai lavoratori

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Palare di tensione è certamente esagerato, visti i precedenti vissuti dalla Sangemini, ma qualche strappetto, nella coltre di silenzio che negli ultimi mesi ha coperto tutto quello che stava succedendo – o non stava succedendo – dentro quei capannoni e dentro le segrete stanze della finanza che stabilisce come debba comportarsi una delle aziende storiche italiane nella produzione di acque minerali.

acqua-mineraleLe nubi Un mesetto fa umbriaOn lo aveva sommessamente scritto: a dispetto degli impegni presi da Norda – che aveva garantito di rilanciare i marchi Sangemini, Grazia, Amerino e Fabia, arrivando a produrre 180 milioni di ‘pezzi’ (le bottiglie nei vari formati) nel 2o14, 240 milioni nel 2015 e 280 milioni nel 2016 – i volumi sono clamorosamente più bassi. A fine 2016, infatti, la produzione rimarrà abbondantemente sotto quella prevista. Ma non quella prevista per quest’anno: addirittura sotto quei 180 milioni di pezzi previsti per il 2014. Si potrebbe attestare, infatti, intorno ai 110-120 milioni di pezzi.

Massimo Pessina

Massimo Pessina

L’accordo E siccome nell’accordo che venne firmato il 1 marzo del 2014 e che sancì l’ingresso della Sangemini nell’impero della famiglia Pessina si legge che «in relazione ai rapporti di lavoro, solo il raggiungimento dell’obiettivo di 250 milioni di bottiglie fornirà le basi economiche della definitiva stabilizzazione dei medesimi rapporti», qualche brividino lungo la schiena sta passando.

Meno 100 milioni Secondo la Rsu di Sangemini il bilancio dell’anno che va verso la conclusione non è dei migliori, «Chiuderemo l’anno intorno ai 130 milioni di pezzi rispetto alle previsioni di vendita che si attestavano a circa 250 milioni di pezzi, ora vi chiediamo come pensate di affrontare il 2017 visto che all’appello mancano circa 100 milioni di bottiglie da vendere? I contratti con la grande distribuzione sono stati rinnovati? Che fine ha fatto la rete vendite dedicata ai nostri marchi? Il mercato del sud per i nostri prodotti è sempre chiuso? C’è sempre il monopolio del signor Robustelli? (forse si fa riferimento a Carmine Robustelli, direttore vendite del gruppo Norda-Gaudianello, Sangemini; ndr). Vi ricordiamo che i clienti storici di Fabia erano proprio al sud», ma non basta.

Il Giubileo Sponsorizzare ed investire sul Giubileo «e non trovare una sola bottiglia di acqua Fabia nei bar di Roma – insiste la Rsu – sembra quasi un’assurdità. La nuova bottiglia Sangemini non ha portato grandi risultati, apprezziamo e prendiamo atto degli sforzi per i passaggi pubblicitari in tv, anche se era più logico farli prima. Il continuo cambio dei irettori industriali non ha mai portato grossi benefici, la rottamazione non paga, servono soltanto idee chiare, serie e prospettive di crescita, no minestre riscaldate. All’ultimo incontro si era stabilito di creare un tavolo tecnico per monitorare gli step riguardanti gli investimenti mirati ad abbassare il costo della bottiglia, a che punto siamo? Ci auguriamo che prima possibile venga installata una linea vetro per servire il canale ristorazione».

I lavoratori della Fruit

I lavoratori della Fruit

Il concordato Senza dimenticare che ai lavoratori della Sangemini – sia i 96 rimasti al lavoro che tutti quelli usciti dalla produzione, primi tra tutti quelli della Fruit, ormai dimenticata – non sarebbe mai arrivato nemmeno uno dei circa 250-300 mila euro che si sarebbero dovuti dividere in base a quanto previsto nella procedura di concordato a cui avevano dato l’assenso. La giustificazione sarebbe legata al fatto che quella procedura non sarebbe di fatto mai partita per ia di un ricorso presentato dalla vetreria Piegarese – creditrice della vecchia Sangemini – che avrebbe inceppato tutto.

 

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