Sangemini, depositata domanda concordato

Martedì le carte al tribunale, l’azienda rassicura: «Capacità produttiva non è pregiudicata, piano in fase di avvio»

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di F.L.

Massimo Pessina

Dell’ipotesi si vociferava da tempo e nel tardo pomeriggio di lunedì è arrivata la conferma ufficiale direttamente dalla voce dell’azienda: Acque Minerali d’Italia ha comunicato alle segreterie nazionali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil l’apertura del concordato in continuità per il gruppo e quindi per la Sangemini. Notizia arrivata dalla conference call tanto attesa dai lavoratori, dalla mattinata in presidio davanti lo stabilimento, la cui produzione è stata bloccata per due giorni per mancanza di materie prime. Mercoledì, ha anche detto la proprietà, l’attività riprenderà, anche se alla domanda con quali materiali non avrebbe fornito risposte chiare; Ami – che martedì ha presentato le carte per il concordato al tribunale di Milano – ha confermato di non voler né chiudere né cedere pezzi del gruppo.

IL PRESIDIO DI LUNEDÌ DAVANTI GLI STABILIMENTI

Un piano entro 120 giorni

Nella giornata di martedì le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila hanno inviato una nota alle loro strutture regionali e territoriali in cui spiegano più nel dettaglio quanto riferito dall’azienda nel corso dell’incontro telefonico. A partire dal fatto che la procedura di concordato in bianco verrà aperta «per consentire la continuità aziendale e la continuità occupazionale». Il ricorso a questo strumento è infatti necessario, nell’ottica della proprietà, per permettere «la ristrutturazione del debito e la conseguente ripartenza, con la presentazione di un piano di rilancio nei successivi 120 giorni». «La proprietà – scrivono i sindacati – ha ribadito che nessuno stabilimento verrà chiuso, che non si procederà a riduzioni di personale e che l’obiettivo è quello di ritornare a regime nelle prossime due settimane. La scelta di ricorrere a procedure concorsuali da parte della proprietà è, infatti, dovuta a scelte sbagliate che rischiano di disperdere il valore dei marchi, dei siti e di incidere in ogni caso negativamente sulle prospettive occupazionali».

Mercoledì assemblea in fabbrica

Le tre segreterie nazionali inoltre spiegano di aver espresso «la preoccupazione dello stato del gruppo» ed evidenziato «le difficoltà in cui versano tutti i siti, a seguito della mancanza di materie prime». «Non possiamo più permetterci passi falsi – continuano – e abbiamo richiamato la proprietà ad un percorso fatto di trasparenza e di confronto continuo e di merito. C’è la necessità di confrontarci su un piano industriale credibile per la salvaguardia dell’occupazione e dei siti produttivi. Abbiamo bisogno di certezze e non di annunci per potere tutelare le lavoratrici e lavoratori coinvolti nel gruppo». Assume dunque particolare importanza l’incontro previsto il 12 marzo al Mise per il quale, nonostante le misure restrittive dovute alla emergenza coronavirus, le organizzazioni sindacali si stanno attivando «per un pieno coinvolgimento del coordinamento nazionale». Mercoledì, dalle 13 alle 15, è intanto prevista un’assemblea in fabbrica, dove dovrebbe riprendere la produzione dopo i due giorni di stop di inizio settimana.

La nota dell’azienda

Nel tardo pomeriggio di martedì la nota dell’azienda che ufficializza il deposito presso il tribunale di Milano, nella stessa giornata, della domanda di ammissisione alla procedura. «In esito all’istruttoria realizzata con l’ausilio dei propri advisor legali e finanziari» coordinati dal dottor Domenico Livio Trombone e dal professor avvocato Andrea Zoppini, il management di Ami «ha ritenuto che – nell’attuale frangente – l’accesso al concordato rappresenti il percorso più efficace per ristrutturare la società, garantire la regolare prosecuzione delle attività produttive, riacquisire competitività sul piano industriale e tutelare, in tal modo, tutti i portatori di interessi». La decisione di depositare la domanda di ammissione al concordato preventivo in bianco, sottolinea l’azienda, «è stata comunicata preventivamente alle segreterie nazionali dei sindacati competenti, in un’ottica di piena trasparenza e di coinvolgimento nel percorso futuro tra le parti e che prevederà a breve incontri mirati con gli stessi». «L’accesso alla procedura di concordato – rassicura il gruppo Ami – non pregiudicherà in alcun modo la capacità produttiva della società, che non prevede alcuna chiusura degli stabilimenti di sua proprietà. Il piano concordatario è in fase di avvio di elaborazione e necessita di ulteriore tempo per essere finalizzato e formalizzato. Acque Minerali d’Italia provvederà a comunicare prontamente agli stakeholder rilevanti ogni aggiornamento in merito a tale procedura».

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