Sanitopoli, Brugnetta scagionato: «Finalmente la verità»

Terni – Soddisfatto l’avvocato Spoldi, difensore dell’ex direttore amministrativo del ‘Santa Maria’: «Accuse davvero insussistenti»

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In seguito all’udienza preliminare di martedì sulla maxi indagine ‘Sanitopoli’ che nei mesi scorsi ha sconvolto sanità e politica umbra, il gup di Perugia Angela Avila non ha solo rinviato a giudizio 32 persone, ma ha anche avallato tre patteggiamenti, emesso sentenza per due posizioni che avevano chiesto il rito abbreviatoe prosciolto da ogni accusa altri due indagati, la funzionaria dell’azienda ospedaliera di Perugia e l’ex direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera di Terni, Riccardo Brugnetta.

La contestazione

Brugnetta, difeso dall’avvocato Roberto Spoldi del foro di Terni, era stato indagato dalla procura di Perugia per il reato di ‘abuso d’ufficio’, per aver fatto parte della commissione che si era occupata della procedura di selezione – riservata a personale della Regione – per l’incarico di dirigente del servizio di programmazione economico/finanziaria, investimenti e controllo di gestione delle aziende sanitarie, nell’ambito della direzione welfare della Regione Umbria. Un concorso che era stato vinto da un’altra indagata, Milena Tomassini, ritenuta ‘vicina’ al manager sanitario Emilio Duca. Brugnetta aveva operato nel contesto di quella commissione, presieduta da un soggetto mai indagato e composta da un altro membro – una donna – finita invece nell’inchiesta.

L’avvocato Roberto Spoldi

Soddisfazione

A Brugnetta veniva, al pari di altri, contestato di aver agito per favorire la Tomassini, attraverso una ‘forzatura’ nel merito ma anche nella tempistica del concorso, tale da garantire alla stessa candidata la continuità nel ruolo, che già occupava pro tempore, poi assegato ufficialmente in seguito alla procedura concorsuale. Da qui l’ipotesi di abuso d’ufficio per Brugnetta, che il gup di Perugia ha invece inteso archiviare, con sentenza di assoluzione in fase di udienza preliminare. Soddisfatto, e non potrebbe essere altrimenti, l’avvocato Spoldi: «Eravamo fiduciosi fin dall’inizio perché il fatto ‘storico’ non c’era ed abbiamo sempre ritenuto l’accusa manifestamente infondata. Riccardo Brugnetta e la commissione hanno operato correttamente, seguendo tutte le procedure previste e rispettandone il contenuto. Questa sentenza rende verità al mio assistito restituisce dignità al suo operato personale e professionale. Fra l’altro – aggiunge Spoldi – a seguito delle modifiche legislative intercorse nel 2020 e relative al reato di ‘abuso d’ufficio’, era parso ancora più evidente come, non essendo mai stata contestata Brugnetta la ‘rivelazione del segreto d’ufficio’, gli elementi a suo carico fossero ancor più carenti e insussistenti».

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