Senzatetto perugino muore in un centro di detenzione per migranti in Giappone

Gianluca Stafisso aveva 56 anni. La prima ipotesi è il suicidio

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Giovedì mattina, poco dopo le 7, lo hanno trovato disteso sul pavimento della propria stanza, privo di sensi. Soccorso e trasportato in ospedale, è morto circa due ore dopo. Tragica scomparsa in Giappone per l’umbro Gianluca Stafisso, 56enne originario di Castelnuovo di Assisi, da anni residente nel paese del Sol Levante e dal 25 ottobre ristretto in un centro di detenzione per immigrati a Shinagawa, perché non più in regola con le condizioni di soggiorno. A chiarire definitivamente le cause del decesso – la prima ipotesi è quella del suicidio – sarà l’autopsia che verrà eseguita sulla salma del 56enne.

Nei video postati su Vimeo, Gianluca Stafisso – che aveva lavorato nell’ambito grafico e fotografico – racconta di essere un ‘senzatetto’ dall’11 settembre del 2020, ovvero da quando la polizia lo aveva allontanato dalla sua casa di Tokyo in quanto non più in regola con le leggi sull’immigrazione. Da lì il 56enne umbro aveva iniziato a vivere sotto un ponte – il Mutsumi Bridge a Fussa City, Tokyo – in condizioni dure e segnate da miseria e solitudine.

Il suo decesso all’interno del centro di detenzione in cui era finito, è stato confermato all’Ansa dal ministero degli Esteri che ha anche fatto visita al fotografo 56enne attraverso personale del consolato italiano. L’obiettivo era fornire quella assistenza legale necessaria per riportarlo in patria, dopo le vicissitudini – legate anche al rapporto con la moglie – che lo avevano portato a vivere sotto quel ponte. Tutto inutile, visto il tragico epilogo che – secondo le informazioni diffuse dai media giapponesi e dall’Ansa – sarebbe legato alla volontà di farla finita. L’ipotesi suicidio dovrà però passare al vaglio dell’autopsia.

 

Gianluca Stafisso

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