Sequestro UM: «Soldi bloccati alla Regione»

Con una nota, Umbria Mobilità chiarisce che i 6 milioni di euro oggetto dell’operazione disposta della Procura della Repubblica non erano suoi

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Interviene direttamente Umbria Tpl e Mobilità spa, con una nota, circa «il presunto sequestro di somme – si legge nel documento diramato dall’azienda – che sarebbe stato operato su richiesta della procura di Perugia».

Sequestro preventivo «Risulta un decreto di sequestro per l’importo di 5.996.858,24 euro, come quota parte di una più ampia assegnazione a valere sul Fondo nazionale trasporti, ma operata sul conto di tesoreria della Regione Umbria, che è infatti l’Ente assegnatario di tale Fondo. Si ricorda che Umbria Mobilita SpA – societa’ interamente pubblica – ha da oltre 2 anni cessato di gestire servizi di trasporto locale e non risulta quindi neanche indirettamente interessata dal sequestro di cui sopra».

Regione Ribadendo l’assoluta correttezza dell’operato dell’azienda, «si richiama come il sequestro a carico della Regione confermi quanto già dichiarato agli inizi della vicenda giudiziaria e cioè che le verifiche dell’Osservatorio nazionale sul trasporto pubblico locale hanno effetti sui rapporti finanziari tra Ministero e Regione e non ricadono dunque sui gestori dei servizi di trasporto, che vengono remunerati per l’attività svolta in base ad appositi contratti di servizio».

Corte dei conti Sarebbe quindi tutto in capo all’ente di governo della regione che, circa i rapporti con le partecipate, era stata già ampiamente bacchettata dalla Corte dei conti, nella relazione del presidente Salvatore Sfrecola sul giudizio di parificazione. Riguardo ai rapporti con Umbria Mobilità, la magistratura contabile segnalava «i crediti di 13 milioni di euro riferiti al residuo dell’anticipazione erogata alla società Umbria Tpl e Mobilità S.p.A. nel corso del 2013 per 17 milioni di euro, crediti invariati rispetto alla situazione al 31/12/2014 atteso che nel corso dell’anno la Regione, per effetto delle numerose moratorie concesse, non ha incassato alcuna delle quote di rimborso previste per il 2015, né quelle residue del 2014».

Mancanza atti Nella relazione della giunta sul rendiconto 2015, come in quelle precedenti, sottolinea la Corte, non è fatta alcuna menzione di tale anticipazione e della connessa restituzione, «con conseguente mancanza di chiarezza e trasparenza nei confronti dei destinatari del rendiconto, in particolare dell’assemblea legislativa». Sempre in riferimento all’azienda, poi, i giudici contabili sottolineano l’assenza di documenti di bilancio in relazione agli esercizi del 2015 che «non consente di esprimere alcuna valutazione sullo stato attuale della situazione finanziaria della società».

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