Servizi socio sanitari, Cgil: «Occorre cautela»

Per il segretario di Terni, Attilio Romanelli, occorre «un regolamento che promuova forme di integrazione legate ai bisogni reali delle persone». E rilancia Civiter

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Attilio Romanelli

Attilio Romanelli

di Attilio Romanelli
Segretario generale della Cgil di Terni

Nel dibattito umbro relativo al riordino istituzionale, vengono avanzate proposte che tendono a superare le specificità territoriali.

Ragionare intorno al sistema dei servizi socio-sanitari e non tenere conto del piano regionale vigente, della sua organizzazione e delle caratteristiche territoriali, della domanda e dei bisogni, è una operazione pericolosa e sicuramente depauperante per tutti.

Parlare e chiedere attenzione per la specificità territoriale, non significa chiudersi in una visione angusta del tanto deprecato provincialismo.

Da anni discutiamo sulla ottimizzazione delle strutture sanitarie dell’Umbria del Sud, come CGIL con coerenza sosteniamo la necessità di interventi strutturali a partire dalla realizzazione di una sede ospedaliera per l’area Narnese-Amerina.

Una struttura dedicata alla riabilitazione, con alcuni servizi di pronto intervento, integrati territorialmente con l’Azienda Ospedaliera Ternana.

Continuiamo a pensare utile la presenza delle due USL, con l’idea di area vasta ad esse connesse. L’antica discussione sui livelli istituzionali non è funzionale all’idea di Sanità Regionale integrata tra presidi ospedalieri e Servizi territoriali.

Non interessa al Sindacato l’ipotesi di un’unica azienda perché questa non risponde ai livelli dei servizi nel territorio.

Le restrizioni già avvenute non hanno portato maggiori benefici alle persone che noi rappresentiamo. Invece la riflessione in essere, avrebbe dovuto integrare le aziende ospedaliere di alta specialità con i servizi di sanità territoriale sociale anche attraverso l’istituzione della Casa della Salute con una maggiore relazione con i medici di base.

Questo modello di sanità largamente disatteso, è la scommessa che la Regione deve compiere rispetto ai bisogni che la crisi economica degli ultimi anni ha evidenziato e aumentato a livello esponenziale.

L’invecchiamento della popolazione è l’altro elemento da valutare in un sistema di maggiore integrazione per evitare l’ospedalizzazione delle persone anziane.

Vogliamo partire da questo per ripensare un nuovo regolamento che veda e promuova forme di integrazione legate ai bisogni reali delle persone.

Il confronto e la costruzione di nuove politiche per il welfare, aggreganti e garantite non potranno mai scindersi da quello che sono gli interessi delle tante comunità di cittadini che fanno dell’Umbria una regione di confine ma anche di unione come sostenuto nel progetto CIVITER.

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