Sicurezza sul lavoro: «Il modello Umbria»

Terni, presentati i risultati del progetto ‘Cantiere complesso’ – che ha coinvolto anche Perugia – e che si qualifica come best practice nel settore dell’edilizia

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di Fra.Tor.

Costruire e validare un modello innovativo di gestione di cantiere destinato alle imprese del settore delle costruzioni, finalizzato all’adozione di politiche volontarie di responsabilità sociale e di valorizzazione delle buone prassi esistenti in materia di sicurezza e legalità. Questi gli obiettivi del progetto ‘Cantiere complesso’ che ha visto il coinvolgimento di Inail Umbria, Cesf (Centro edile per la sicurezza e formazione di Perugia) e Tesef (Terni edilizia sicurezza e formazione) di Terni.

Il cantiere alla Cascata delle Marmore

Gli obiettivi Il progetto rientra nell’ambito del ‘Piano regionale della prevenzione 2014-2018’ elaborato dalla Regione Umbria attraverso una progettazione partecipata che ha visto il coinvolgimento delle istituzioni, delle parti sociali e di molti rappresentanti della società civile. L’obiettivo è quello di coinvolgere i datori di lavoro e i lavoratori in un percorso formativo-motivazionale per l’acquisizione di una metodologia di osservazione dei comportamenti messi in atto nel cantiere, con la finalità di modificare la loro percezione del rischio e di innescare nelle imprese un meccanismo virtuoso che favorisca l’adozione e il mantenimento dei comportamenti sicuri, nella logica del miglioramento continuo. Tutto ciò con lo scopo di evitare gli infortuni sul lavoro, in particolare quelli legati ad errati comportamenti e ad una adeguata organizzazione del lavoro, che sono stati misurati attraverso indicatori ad hoc.

Esperienza positiva Per la presidente del Cesf Perugia, Bernardetta Radicchi, e il presidente di Tesef Terni, Paolo Meriziola, questa è stata «un’esperienza molto positiva in cui sono state coinvolte diverse aziende del territorio e alla fine la sicurezza è stata attuata a 360 gradi. La sicurezza non deve essere solo sulla carta ma nelle varie problematiche che possono emergere nel cantiere. Ovviamente, tutto quello che è sicurezze deve essere collegato alle asseverazioni, come scuola di formazione stiamo spingendo a far sì che le aziende siano certificate anche per ciò che riguarda la sicurezza, perché sono percorsi importanti per le aziende, per i lavoratori, ma sopratutto per i lavoratori perché rappresentano garanzia di qualità».

LE INTERVISTE A BERNADETTA RADICCHI (CESF) E PAOLO MERIZIOLA (TESEF) – IL VIDEO

I progetti in cifre

Il laboratorio Due i ‘cantieri complessi’ che hanno fatto da laboratorio di sperimentazione del progetto: l’opera di ricostruzione post sisma del 2009 di Marsciano-Spina (Perugia) e il cantiere con interventi di consolidamento presso la Cascata delle Marmore. Per il primo sono stati investiti 10 milioni di euro e nel corso dei lavori (svolti al 70% da personale italiano) sono stati monitorati 1.650 tipi di comportamento, l’83% dei quali è risultato sicuro. Per il secondo, invece, l’investimento è stato di un milione di euro e i lavori, svolti al 45% da personale italiano, sono stati monitorati in 593 occasioni, con una percentuale di riscontri positivi per la sicurezza pari all’72%. Ora si punta ad esportare queste esperienze a cominciare dai cantieri umbri che presto saranno avviati nei territori colpiti dal sisma del 2016.

GLI INTERVENTI ALLA CASCATA DELLE MARMORE – IL VIDEO

Fattore umano «L’analisi delle dinamiche di insorgenza degli infortuni sul lavoro – è stato spiegato – ha ampiamente dimostrato che il fattore umano è il determinante più frequentemente correlato all’evento lesivo: ben oltre la metà degli infortuni nei luoghi di lavoro è determinata da comportamenti insicuri piuttosto che da condizioni strutturali e da strumentazione tecnica inadeguata». Il sistema di analisi della dinamica e delle cause di infortunio ‘INFORMO’ «dimostra che oltre la metà degli infortuni mortali e gravi sono legati ad aspetti di processo o procedurali. L’elemento in comune che viene messo in luce è che il ‘problema sicurezza’ maggiormente riscontrato è ‘l’errore di procedura’, a sua volta legato ad una pratica scorretta o alla carente formazione, informazione o addestramento dei lavoratori». Fra i fattori che spiegano la non adeguata gestione dei rischi lavorativi «vi è la tendenza sia da parte dei lavoratori che del datore di lavoro a sottovalutare il rischio, la mancanza di una formazione e di un addestramento che orienti in concreto i comportamenti, istruzione e procedure spesso difficili da comprendere soprattutto per lavoratori con basso livello di istruzione o di altre nazionalità».

Gli infortuni

Infortuni in calo Nel corso della giornata di studio sono stati anche presi in esame i dati disponibili e relativi agli infortuni sul lavoro: «tra il 2016, quando sono stati registrati 11.123 casi di infortunio e il 2012, quando furono 13.186, il calo è stato drastico: -16%, un risultato migliore rispetto a quello nazionale, dove la diminuzione dei casi è stata pari al 15%. Decisamente più incoraggianti i dati relativo ai primi otto mesi del 2017: in Umbria ci sono stati 6.887 casi con una diminuzione del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre nel resto del Paese la tendenza è all’aumento (+1,3%)».

PARLA ALESSANDRA LIGI (DIRETTRICE DELL’INAIL UMBRIA) – L’INTERVISTA 

Sicurezza sul lavoro Diffondere la cultura della sicurezza, «significa fare riferimento al mondo in cui i lavoratori svolgono le proprie mansioni per evitare infortuni a se stessi e/o ad altri e quindi al loro comportamento all’interno del luogo di lavoro». Un’impresa che desidera realizzare un’efficace cultura della sicurezza, è emerso nel corso del convegno, «deve definire con chiarezza l’obiettivo che vuole raggiungere, precisando ai lavoratori come dovranno lavorare e fissando il processo da attuare per ottenere il risultato». L’impresa «provvederà ad istituire al suo interno un gruppo di lavoro incaricato di implementare il processo per gestire la sicurezza sul lavoro, in modo da aumentare la partecipazione attiva di tutti i lavoratori nelle proprie aree di competenza, delineare una procedura di osservazione della sicurezza nella prospettiva del miglioramento continuo del sistema di prevenzione. A tal fine, costituiscono oggetto della presente procedura le attività di osservazione, feed-back, studio, analisi e i programmi di rinforzo positivo e negativo dei comportamenti, tutte finalizzate a migliorare la gestione della sicurezza nell’impresa favorendo l’adozione di comportamenti sicuri da parte dei lavoratori e del datore di lavoro».

La sfida L’assessore regionale Giuseppe Chianella spiega che «con il progetto del ‘cantiere complesso’ abbiamo voluto applicare metodi mai sperimentati prima per affrontare il problema della sicurezza nei cantieri edili, coinvolgendo datori di lavoro e lavoratori: i positivi risultati confermano la validità del modello per la sicurezza, la prevenzione e la promozione della salute e pertanto auspichiamo che possa essere adottato nei cantieri umbri, a cominciare da quelli che saranno avviati nei territori colpiti dagli eventi sismici del 2016. La sfida che ci poniamo è quella di prevenire ed evitare gli infortuni sul lavoro in un settore, quale quello delle costruzioni, che è ad alto rischio». Per il sindaco di Terni, Leopoldo di Girolamo, «le relazioni di oggi ci mostrano come il lavoro fatto in questi due cantieri sia una buona pratica. I risultati ci segnalano che quando si persegue un progetto con i lavorati che sono soggetti attivi nella tutela della propria salute, con l’investimento e l’informazione continua, cambia la modalità e si ottengono risultati importanti».

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