Spoleto, 9 luglio 2018
Gli applausi del Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi sono tutti per Franco Branciaroli e Marina Occhionero, in scena in questo secondo weekend di Festival di Spoleto con ‘Lettere a Nour’ di Rachid Benzine, islamologo e filosofo francese di origine marocchina, esponente di spicco di quella nuova generazione di intellettuali dediti allo studio del Corano in un’ottica di dialogo con le altre culture e religioni occidentali.
La scena è spoglia, uno ‘spazio dell’anima’ come lo definisce il regista Giorgio Sangati: una stanza con due porte – dalle quali entra ed esce la giovane Nour – e una poltrona al centro del palco – su cui siede il padre, senza mai alzarsi se non alla fine, accasciandosi sempre di più man mano che l’azione narrativa avanza. Sul palco, i musicisti del Trio Mothra scandiscono, con le loro note, i momenti salienti della narrazione.
Il pubblico assiste a un dramma epistolare, una storia d’amore fra un padre e una figlia, che inizia con la lettera di Nour che annuncia la sua decisione di partire per l’Iraq per ricongiungersi a un musulmano integralista di cui si è innamorata. Dall’entusiasmo iniziale – una volta resasi conto di non poter convincere il padre a unirsi alla causa jihadista alla quale è sempre più vicina – i toni si fanno sempre più accesi, si passa a un vero e proprio scontro culturale e ideologico fra il padre, un intellettuale musulmano praticante che guarda all’Occidente e osserva la sua religione come messaggio di pace e amore, e la figlia, ormai totalmente assorbita dal fanatismo jihadista.Lo scontro fra padre e figlia sembra irrisolvibile. È nel finale che la figlia si ravvede, ma ormai è troppo tardi per salvarsi.
Lo spettatore, grazie alla bravura degli attori in scena, viene totalmente coinvolto dalla vicenda tanto che, mentre usciamo dal teatro al termine dello spettacolo, ci accorgiamo che più di una persona ha ceduto a lacrime di commozione.