Una causa civile intentata alla Usl Umbria 2 di fronte al tribunale di Spoleto che, a distanza di un anno e mezzo dal ricorso, non ha ancora visto celebrata la prima udienza e che, fra un rimpallo e l’altro, non è ancora stata assegnata definitivamente ad un giudice. È quella promossa da una 52enne spoletina, attraverso l’avvocato Fabio Lancia del foro di Terni, in ragione dei presunti danni scaturiti da un intervento chirurgico routinario all’apparato uro genitale, avvenuto nel 2015 presso l’ospedale di Spoleto. Intervento a cui ha fatto seguito una vera e propria odissea fatta di ulteriori ricoveri, interventi – anche fuori regione – e problematiche rappresentate da una inabilità temporanea parziale del 50% e da una invalidità permanente – sotto forma di danno biologico – del 14%. Questo almeno secondo il consulente di parte che ha analizzato il caso, in attesa che il tribunale – cosa che, viste le premesse, ancora non è avvenuta – nomini una Ctu per chiarire la natura dei fatti. Oltre a criticità nel modulo del consenso al trattamento sanitario fatto sottoscrivere dalla paziente – ritenuto generico e quindi non adeguato a chiarire la consapevolezza dei rischi connessi all’intervento -, la 52enne avrebbe riportato due distinte complicazioni: una fistola vescico vaginale e la rottura dell’uretere sinistro. Da qui la necessità di numerosi altri ricoveri ed interventi chirurgici. Ora si è in attesa che la giustizia faccia il proprio corso – il tempo previsto dal legislatore per definire tali vicende è di sei mesi – e che il procedimento possa finalmente essere preso in esame nel merito.