Terni, concussione: poliziotto destituito

Nel 2000, in qualità di sovrintendente della Polstrada, aveva costretto un automobilista a versare 200 mila lire per evitare una multa

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Nel 2000, durante un controllo nei pressi del casello autostradale di Orte, aveva indotto il conducente di un autocarro a pagare ‘sottobanco’ 200 mila lire per evitare una multa, evidentemente più onerosa. L’uomo è un 56enne ternano, ex sovrintendente della Polstrada di Terni, in servizio fino all’ottobre del 2011.

Condannato Il reato contestato – concussione – gli è costato una condanna in primo grado a due anni e otto mesi di reclusione, poi ridotta in appello a due anni e due mesi e confermata nel maggio del 2011 dalla Cassazione. Oltre a ciò l’ex agente nel 2014 è stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire con 5.500 euro il ministero dell’Interno per i danni di immagine e di disservizio legati alla sua condotta.

Destituito Ma le ‘grane’ per lui non sono finite lì: il seguente procedimento disciplinare avviato dal ministero, ha portato alla destituzione dell’agente dai ruoli dell’amministrazione della pubblica sicurezza. Un provvedimento deliberato nell’ottobre del 2011 dal consiglio di disciplina della questura di Terni e seguìto, un mese dopo, dalla ‘cessazione del servizio per destituzione’ disposta dal Capo della polizia. Contro quella decisione il 56enne si è opposto di fronte al Tar dell’Umbria, chiedendone l’annullamento. Il procedimento è stato discusso lo scorso 10 febbraio e il tribunale amministrativo ha deciso per il rigetto del ricorso.

Motivazioni «Considerato il particolare rigore con cui tali condotte vanno valutate quando si è in presenza di simili funzionari dello Stato – si legge nella sentenza del collegio composto dai giudici Potenza, Fantini e Santini – deve ritenersi che, nella specie, l’amministrazione si sia sufficientemente attenuta ai principi di logicità e proporzionalità dell’azione amministrativa nel valutare una condotta che, per il suo obiettivo ed estremo disvalore sociale, senz’altro ha determinato la violazione dei doveri assunti con il giuramento: con ciò rivelando mancanza del senso dell’onore e della morale e arrecando, al tempo stesso, grave nocumento al prestigio ed all’immagine della pubblica amministrazione. A nulla potendo rilevare, in senso contrario, la presenza di attestazioni favorevoli di colleghi nonché la mancanza di altre infrazioni disciplinari». Probabile che l’ex agente ricorra ora al Consiglio di Stato.

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