Terni, congresso Pd: «Basta essere passivi»

Alessandro Pardini e il documento politico a sostegno della sua candidatura a segretario comunale: «Sogno città gentile e accogliente»

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‘Pensare l’impossibile facendo tutto il possibile’: è il titolo della mozione con cui il cardiochirurgo Alessandro Pardini si candida alla segreteria comunale del Partito Democratico di Terni. Il documento è stato diffuso dallo stesso Pardini, ovviamente primo firmatario, e richiama alcuni concetti – a partire dal contrasto ai ‘populismi’ ed alla necessità di ‘dialogo e confronto’ – che sembrano accomunare un po’ tutte le candidature in questa fase. Ma per le differenze politiche fra i contendenti, e ve ne sono, c’è tempo.

PARDINI: «PD IN RIANIMAZIONE»

Le premesse Dalla sfida Dem «ancora incompiuta» alla «demonizzazione della forma-partito», dal Pd che anche a Terni è troppo spesso «luogo della gestione dei poteri, dell’amministrazione non sempre efficace, oppure di soli meri momenti di scontro e troppo poco di confronto e di proposte». In sostanza, secondo il documento politico a sostegno della candidatura di Pardini, «il confronto con i nuovi populismi sempre più aggressivi ed arroganti, obbliga tutti a praticare una politica rinnovata, con partiti che rappresentino effettivamente uno strumento di partecipazione aperta, di discussione, di elaborazione di idee e proposte».

IL TESTO DEL DOCUMENTO DI ALESSANDRO PARDINI

Competenze contro populismi Alla base di un percorso del genere ci sono «le competenze. Dobbiamo sapere opporre – si legge – la complessità delle analisi, la solidità di soluzioni articolate alla pochezza culturale dello slogan. Problemi complessi richiedono soluzioni complesse, non riassumibili né in uno slogan né in un tweet».

«Pd senza coraggio» Poi si passa a Terni e al Pd che, secondo Pardini, troppo spesso è rimasto passivo di fronte ai cambiamenti sociali e politici della comunità: «Negli ultimi 15 anni si è assistito ad un lento declino della città, il forte ridimensionamento della presenza industriale, con la conseguente crisi dell’occupazione, il rapporto difficile e mai completamente risolto con l’università, il degrado ambientale. Questi, come altri momenti della vita cittadina, hanno visto un Pd troppo spesso difensivo, non proiettato verso un approfondito tentativo di analisi, di comprensione, tanto meno di elaborazione di soluzioni alternative che necessitano di coraggio e determinazione. Siamo stati, invece, spesso ripiegati in una gestione del giorno per giorno, anche se, ne siamo pienamente consapevoli, gli ultimi otto anni, per chi governa le città, sono stati i peggiori che abbiamo conosciuto a causa della drammatica crisi economica, sociale e della finanza pubblica».

«Un città gentile» «Abbiamo assistito a processi di trasformazione del sistema produttivo ternano, ad un ridimensionamento di asset industriali tradizionali, come quello che ha investito la siderurgia con le più recenti evoluzioni dell’assetto proprietario di Ast, e a grandi e profonde trasformazioni come quelle che, in termini qualitativi, hanno interessato la chimica ternana, facendone oggi un punto avanzato della chimica innovativa e della chimica verde. Siamo dentro un’evoluzione che non possiamo solo guardare inermi. Di pari passo va un ripensamento della città come luogo dell’abitare in termini di rigenerazione urbana: una città gentile, sorridente e accogliente, che, anche attraverso una gestione moderna del ciclo dei rifiuti, un diverso e più consapevole utilizzo del suolo, una umanizzazione del convivere, una reale integrazione condivisa e partecipata del fenomeno migratorio, sappia ritrovare in fin dei conti la propria ragion d’essere.

Terni vs. Perugia «Va inoltre una volta per tutte anche ripreso il tema del rapporto tra Terni e Perugia, senza il timore (sic) di rispolverare antichi ed anacronistici campanilismi, ma nella consapevolezza che al territorio ternano competono finalmente quelle attenzioni che non sempre la Regione ha rivolto a questa parte dell’Umbria. Un esempio su tutti: l’ospedale di Terni è il più vecchio di tutta la Regione, c’è qualcuno che seriamente pensa che tra 10 anni quella struttura potrà essere ancora utilizzata?». E poi, in conclusione osserva il documento politico, «alternative non ne esistono. La sola vera alternativa è lasciare spazio al qualunquismo sloganistico a tutto danno della città».

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