Terni e disabilità: «Gravi passi indietro»

Angelo Fortunati dell’Afad attacca l’amministrazione sui tagli alle attività extra territoriali e sul nuovo centro di via San Lucio

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di Angelo Fortunati
Afad – Associazione famiglie disabili Terni

Il Comune di Terni, da diverso tempo, risponde ai bisogni dei disabili solo con tagli economici e con scelte che vanno in senso contrario rispetto alle nuove politiche sulla disabilità che stanno maturando a livello nazionale. L’ultimo taglio riguarda le attività estive extraterritoriali per disabili: per il 2016 il Comune di Terni ha cancellato completamente la compartecipazione.

Le attività extraterritoriali consistono nel verificare i progressi fatti dai disabili rispetto al lavoro svolto su di essi, monitorando in contesti estrani al vissuto quotidiano e famigliare le autonomie raggiunte. E’ possibile inoltre, attraverso tali attività, verificare la capacità di attivare strategie risolutorie rispetto al contesto protettivo-familiare e rispetto ad eventuali imprevisti personali o di gruppo, a livello gestionale e motorio.

Questa attività, fondamentale per verificare se gli obiettivi progettuali sono stati raggiunti oppure occorre apportare delle modifiche, sono passate dai 15 giorni del 1998 ai 4 giorni del 2015. Mentre prima il disabile pagava il soggiorno per se stesso, oggi deve sobbarcarsi anche il soggiorno dell’operatore e il viaggio. Tutto questo pur avendo diminuito i giorni di verifica extraterritoriale.

L’altra operazione inaccettabile è quelle di aver comunicato ai ragazzi frequentanti i Centri Diurni che si andava al mare o in montagna, mettendo le famiglie in condizione di dovere accettare al di là della spesa, altrimenti sarebbero sorti problemi in ambito familiare. E’ singolare che enti come Comune e Usl organizzino e facciano delle scelte senza condividerle con le associazioni, mettendo le famiglie in difficoltà di gestione.

Sul nostro territorio, i servizi per i disabili stanno tornando a indietro di 30 anni: stanno infatti ricostruendo gli istituti dove concentrare un numero significativo di disabili (oltre sessanta) con decine di patologie e gravità diverse, il tutto ritenendo di risparmiare anche se così non è. La non integrazione, la non inclusione, il non riconoscimento del diritto di cittadinanza porta ad una crescente esigenza di assistenza in termini di ore e soldi.

Il ghetto che stanno creando a San Valentino ha comportato una spesa di circa due milioni di euro per risanare i locali di due palazzine. Tutto ciò è avvenuto nel più assoluto silenzio, senza sentire le associazioni o le famiglie (se non a cose oramai fatte). Sembra che agli operatori sia stato detto o fatto capire di non commentare la scelta, visto che nessun posto di lavoro è stato tagliato, quindi di non esprimere opinioni nel merito.

Questa è l’amministrazione comunale che abbiamo, con cui non si parla, che non ascolta e non agisce per realizzare risparmi significativi anche dove si potrebbe. Sarebbe interessante capire il perché. Chiediamo ancora un incontro all’assessore e al sindaco per verificare tali questioni e chiedere perché la discussione, anche sui progetti individuali, si sia arenata. Auspichiamo che si possa dialogare per trovare le soluzioni più idonee, cosa difficile, quasi impossibile, ma noi siamo abbastanza testardi per l’affermazione dei diritti di tante ragazze e ragazzi più sfortunati che chiedono una vita dignitosa.

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