L’unicità di Terni per cura cancro gastrico

L’equipe di Amilcare Parisi attiva nell’intervento con la nuova procedura rivoluzionaria, la ‘navigation surgery’. In Italia, per ora, è possibile solo al ‘Santa Maria’

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Si chiama ‘navigation surgery’ ed è considerata una nuova procedura rivoluzionaria in grado di aprire frontiere per la cura dei tumori legati all’apparato digerente. Garantisce infatti interventi di chirurgia oncologica radicale con rimozione completa delle masse tumorali e delle stazioni linfonodali finalmente identificabili subito e con la massima precisione: ad eseguirlo con successo è stata l’equipe del ‘Santa Maria’ di Terni guidata dal dottor Amilcare Parisi.

Parisi al Gastric cancer congress

L’innovazione. L’unicità di Terni

Parisi ha eseguito l’intervento attraverso una telecamera robotica e la guida di immagini prodotte grazie ad un particolare tracciante fluorescente: consente di individuare e rimuovere con la massima precisione anche tutti i linfonodi che rappresentano le possibili vie di diffusione tumorale. In tal modo viene garantita la minima invasività e la massima radicalità del trattamento chirurgico. «Si tratta di una procedura – specificano dall’ospedale – chirurgica ad alta tecnologia che viene considerata rivoluzionaria e che e annuncia l’inizio di una nuova era della chirurgia oncologica. Al momento in Italia può essere effettuata solo a Terni e nell’ambito di uno specifico protocollo di ricerca sperimentale che vede la collaborazione dei due maggiori centri oncologici cinesi, il Peking University & Cancer Center di Pechino e il Fujian University. Pochissimi altri centri al mondo hanno sviluppato ricerche simili in questo ambito. Gli interventi oncologici sullo stomaco per essere considerati radicali necessitano della rimozione contestuale dei linfonodi, che formano una specie di rete attraverso canali collegati, avvolgono gli organi e decorrono lungo i vasi del sangue, rappresentando anche una via di diffusione di cellule maligne da aree tumorali. Per questo motivo, gli interventi oncologici devono garantire non soltanto l’asportazione di tutto o parte dell’organo coinvolto dal tumore, ma anche una completa rimozione di queste stazioni linfonodali (linfoadenectomia), secondo schemi prestabiliti da linee guida internazionali. Da un punto di vista tecnico, però, le cose non sono così facili e scontate perché la presenza dei linfonodi, per lo più è solo intuibile alla normale visione umana e infatti i risultati di questa fase dell’intervento sono noti solo al momento dell’analisi istologica definitiva». In Italia ogni anno si stimano circa 14 mila 500 nuovi casi di carcinoma gastrico e circa 10 mila decessi, con una notevole variazione geografica in incidenza: L’Umbria è fra le aree a più alta incidenza con 26 casi su 100 mila abitanti negli uomini e 13 casi su 100 mila nelle donne. La sopravvivenza a cinque anni (35% globale) è notevolmente influenzata dalla precocità della diagnosi.

Amilcare Parisi

La spiegazione tecnica

Sono due gli interventi effettuati al ‘Santa Maria‘ e altri sono già in programma: «Il protocollo sperimentale adottato – le parole di Parisi, direttore della struttura di chirurgia digestiva e d’urgenza e del Dipartimento di emergenza-accettazione dell’azienda ospedaliera di Terni – comporta l’esecuzione, il giorno prima dell’intervento, di una gastroscopia durante la quale viene iniettato intorno al tumore un colorante speciale capace di emettere una visione fluorescente. Abbiamo dato il tempo al colorante di diffondersi lungo il sistema linfatico e dopo circa 24 ore abbiamo effettuato l’intervento chirurgico con tecnica robotica mininvasiva, attraverso quattro piccole incisioni da 8 millimetri. La telecamera di cui è dotato il nostro sistema robotico Da Vinci Xi è in grado di passare dalla normale visione alla visione a fluorescenza, rendendo visualizzabili immagini nello spettro del vicino infrarosso, normalmente non visibili all’occhio umano. Questa integrazione di immagini ci ha permesso di individuare la rete del sistema di drenaggio dall’area tumorale e le stazioni linfonodali con una precisione straordinaria. L’intervento si è quindi svolto sulla guida del tracciante fluorescente andando a rimuovere tutte le aree in cui risultava la sua diffusione, anche quelle che non sarebbero state individuate nel corso di una normale dissezione chirurgica. Grazie al sistema robotico e allo strumentario microchirurgico utilizzato, abbiamo aggiunto alla radicalità di questa procedura una minima invasività che ha garantito una rapida ripresa post-operatoria del paziente».

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