Terni, estorsione ed usura: condannato imprenditore 65enne

L’accusa ne aveva chiesto l’assoluzione ma il tribunale ha deciso diversamente in relazione ad episodi avvenuti fra il 2007 e il 2011

Condividi questo articolo su

Cinque anni e due mesi di reclusione per i reati di estorsione, oltre all’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e 1.500 euro di multa. Questa la sentenza emessa martedì sera dal tribunale di Terni in composizione collegiale (presidente Rosanna Ianniello, giudici Dorita Fratini e Marco Di Tullio) nei confronti dell’imprenditore 65enne Gianni Rossi. Lo stesso è stato assolto (il fatto non sussiste) in relazione alle ipotesi di truffa e a quelle di estorsione, relative ad altri due capi di imputazione. Dichiarata la prescrizione, invece, per l’accusa di aver emesso fatture per operazioni inesistenti per diverse centinaia di migliaia di euro.

Rosanna Ianniello

L’indagine

Il processo trae origine dall’indagine condotta dalla squadra Mobile di Terni e dal pm Elisabetta Massini che, nell’agosto del 2011, aveva portato all’arresto del Rossi e di un altro imprenditore ternano (poi assolto dal gup nel giugno del 2016). Fra le accuse, quella relativa all’istigazione al suicidio nei confronti del commercialista ternano Gianluca Boninsegni, morto il 28 luglio del 2011 dopo essersi gettato dal Ponte d’Augusto a Narni. Per quest’ultima ipotesi lo stesso Rossi, poco meno di dieci anni fa, aveva patteggiato una pena di due anni e otto mesi di reclusione.

L’avvocato Marco Gabriele

La sentenza

I fatti su cui a suo tempo si era concentrata l’autorità giudiziaria, sono relativi al periodo 2007-2011. In particolare l’imprenditore 65enne, attraverso il proprio ruolo di agente per una ditta che riforniva di caffè alcuni bar e ristoranti del ternano, avrebbe avvicinato i titolari – alle prese con difficoltà economiche – offrendo un sostegno economico che, nel tempo, si sarebbe trasformato in ben altro. Con una sostanziale gestione dei destini delle società e somme di denaro incassate per i ‘servizi’ resi. Punto di vista, questo, da sempre contestato dalla difesa del Rossi, rappresentata dall’avvocato Roberto Migno: scontato l’appello. La stessa accusa – presente in aula il pm Barbara Mazzullo – ha chiesto l’assoluzione dell’imputato ma il tribunale ha deciso diversamente, condannandolo anche a risarcire in separata sede tre parti civili rappresentate dagli avvocati Marco Gabriele, Francesca Carcascio e Luigi Fiocchi.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli