Se prima non era lecito parlare di rappresaglia, adesso a maggior ragione nessuno parli di ricatto. Quello che viene proposto ai lavoratori della Faurecia – che nel referendum avevano bocciato l’ipotesi di accordo siglata tra azienda e sindacati – è meglio definirlo un baratto.
La proposta Nel tardo pomeriggio di mercoledì, in Confindustria, tra azienda e sindacati è stato firmato un verbale di riunione in cui, informa la Fim Cisl, «la direzione di Faurecia riconferma i contenuti dell’ipotesi di accordo del 22 luglio (quello che i lavoratori avevano rifiutato; ndr), dichiarandosi disponibile ad inviare le lettere di licenziamento non prima del 31 agosto, data entro la quale le organizzazioni sindacali faranno conoscere l’eventuale adesione dei lavoratori all’ipotesi di accordo». Tutto ciò, dice il sindacato, «sarà oggetto delle assemblee», che si svolgeranno giovedì, ma che «non saranno più in sciopero (era stata proclamata un’astensione dal lavoro di due ore per ogni turno di lavoro; ndr) ma retribuite».
Il baratto Il senso, in poche parole, è questo: Faurecia si mostra magnanima e offre una seconda possibilità ai lavoratori, dopo che alla bocciatura dell’accordo aveva risposto duramente, annunciando di voler procedere unilateralmente alla ristrutturazione aziendale. Adesso ai lavoratori viene detto, sempre in poche parole: prendere o lasciare. Una volta per tutte.
La proposta L’accordo che viene riproposto prevede una riduzione del 3% del salario per il 2016, del 2% per il 2017 e dell’1% per il 2018 a fronte dell’impegno di Faurecia a investire 10 milioni di euro nel triennio. L’azienda e i sindacati avevano anche concordato che la pausa – attualmente di 30 minuti per ogni turno – sarebbe divisa in due tranches (da 15 minuti l’una o in una da 20 minuti e una da 10). Un dettaglio non da poco, poi, era rappresentato dal fatto che per le 30 unità (su 220) che andrebbero in mobilità sarebbero scelte sulla base della volontarietà dei lavoratori.
Faurecia L’azienda francese è uno dei maggiori produttori di componentistica per automobili del mondo. La sede è a Nanterre e tra i suoi clientici sono il gruppo Volkswagen, Psa (Peugeot e Citroën), Renault, Nissan, Ford, General Motors, Bmw, Daimler, gruppo Fiat, Toyota e Hyundai-Kia. Il gruppo Psa è l’azionista principale e controllante, detenendo circa il 57,4% delle azioni.