Terni Festival 2017: «Alchimia vincente»

Per il direttore artistico Linda Di Pietro «la strada segnata è quella giusta. La città ha voglia di questo e qui dobbiamo investire»

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di Fra.Tor.

«Cinque giornate, 2000 biglietti ‘staccati’ per gli spettacoli a pagamento, circa 1500 presenze ai concerti gratuiti e circa 3000 a ‘The museum of the moon’ e ‘Garden state’». Terni Festival traccia un bilancio dell’edizione 2017 frutto, spiega Linda Di Pietro, direttore artistico del Festival, «di un triennio in cui il Festival ha cambiato pelle e di un progetto nato quest’anno in condivisione con 4 artisti, Michele Di Stefano, Leonardo Delogu, Veridiana Zurita e Friso Wiersum, che abbiamo ospitato nel 2016 in un periodo di residenza e ricerca all’interno di abitazioni temporanee sugli alberi e che hanno attivato un processo di ripensamento del formato del Festival, del suo spazio e del suo tempo».

‘Come close’ Il titolo di questa edizione del Festival era ‘Come close’, ovvero ‘vieni vicino’. L’obiettivo per Linda Di Pietro era quello di «chiamare a raccolta, invitare a collaborare tutta la cittadinanza. Sempre di più il festival si è andato ad allineare ad una serie di pratiche di collaborazione, noi cerchiamo di produrre operazioni artistiche di altissimo livello grazie alla collaborazione di tutti i partecipanti: artisti, cittadini, istituzioni culturali e governo della città. Per ridisegnare il territorio usiamo l’arte e la cultura».

Alto rischio Linda Di Pietro sottolinea, poi, come «il Festival abbia spostato lo sguardo tra il normale e l’eccezionale, tornando a dialogare sui legami più profondi delle persone. Manteniamo alto il livello della provocazione, mettendo in piedi un evento che abbia la sua precisa tipologia e che non si vuole sostituire ad altri. Anche quest’anno è stato alto il livello di rischio, un rischio sano che con i due paesaggi principali – il ‘Garden state’, una foresta addomesticata che ha ricomposto la geografia della città, e ‘The museum of the moon’, la gigantesca luna che è ‘atterrata’ al Caos – ha messo in piedi anche una forma di marketing territoriale grazie alle foto pubblicate dagli spettatori sui social e che hanno fatto il giro del mondo».

Volto nuovo A Leonardo Delogu preme sottolineare che il Festival «è il frutto di un lavoro molto complesso, i 5 giorni sono solo una piccola parte di tutto il lavoro che c’è dietro. Quest’anno, come ha sottolineato Linda, l’atto di coraggio del Festival è stato quello di dare un volto nuovo e di cercare di analizzare le sfaccettature di una città in difficoltà. Dopo 12 anni era inevitabile il cambiamento e credo che abbia avuto successo».

L’alchimia Per Linda Di Pietro «il Caos è un luogo su cui il Comune di Terni ha deciso di investire e investe nel tempo. Senza il Caos e senza l’alchimia tra il Festival e il Teatro Stabile, la fondazione Carit e i cittadini, credo che tutto questo non sarebbe possibile». Per l’assessore alla cultura del Comune di Terni, Tiziana De Angelis, «la politica quest’anno si è ritrovata nel Terni Festival. Le istituzioni hanno il ruolo di dar voce alla città e di farla uscire dall’isolamento e in questo il Festival si rispecchia molto».

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