Terni, Fiom Cgil: «Ast, due anni di annunci. E il tempo è scaduto»

Intervista al segretario Alessandro Rampiconi. «Piano nazionale siderurgia in stallo per Taranto e Piombino. Terni rischia di essere penalizzata»

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«È ora che la politica e le istituzioni escano dagli annunci e comincino a preoccuparsi dei problemi dei lavoratori. Vedo pericoli e preoccupanti esitazioni. Anche per il Piano nazionale della siderurgia, che sembra essere legato alle novità attese da Piombino e Taranto, mentre Ast-Arvedi, pur nella totale solidarietà che caratterizza l’operato sindacale, non vivendo alcuna crisi, potrebbe agevolmente discutere del proprio futuro. Invece questo non sta avvenendo, come molto altro». Per il segretario della Fiom di Terni, Alessandro Rampiconi, «il tempo «è scaduto per tutta una serie di partite ed è ormai – da un po’ a onore del vero – il momento dei fatti». Si parte dall’Accordo di programma.

Alessandro Rampiconi

«Esattamente un anno fa, era il febbraio del 2023 – afferma Rampiconi – la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, aveva dichiarato che pochi giorni dopo, a marzo, sarebbe stato siglato l’Accordo di programma. Identiche dichiarazioni, con l’aggiunta della convocazione di un tavolo sul punto, sono state rilasciate dalla stessa Tesei pochi giorni fa. Questo dà la misura dell’inadeguatezza delle istituzioni che, sul tema, stanno andando avanti da mesi a suon di annunci e nuovi orizzonti temporali per la firma, puntualmente disattesi e spostati in avanti. Peraltro l’Accordo di programma lo si vuole far passare come un ‘fatto privato’ fra Governo e azienda, quando invece le istituzioni dovrebbero essere direttamente coinvolte. Penso ai Comuni di Terni e Narni che si trovano di fronte a partite fondamentali per la sostenibilità e l’ambiente e che, ci risulta, ad oggi non siano stati minimamente informati dei contenuti dell’intesa».

Per il segretario dei metalmeccanici Cgil, insomma, «le istituzioni locali non sono nella partita. A breve intendiamo confrontarci sul punto con il sindaco Bandecchi, che ha sempre detto che non avrebbe firmato l’Accordo senza conoscerne i contenuti. Gli incontri fissati finora con l’amministrazione comunale di Terni sono saltati, in un caso per le dimissioni del primo cittadino, che se confermate avrebbero portato allo scioglimento di consiglio e giunta, in un secondo caso perché la data (era l’8 marzo, ndR) vedeva i sindacati confederali impegnati, come ogni anno, in tutta una serie di iniziative locali e nazionali. Ma confido che il confronto possa avvenire a breve».

Il dibattito in corso – nella fattispecie le dure prese di posizione del Comune – sui temi ambientali, lascia perplesso il segretario della Fiom di Terni: «Perché l’amministrazione deve dire indicare le proprie richieste, la contropartita in termini di interventi ambientali. Magari nel contesto dell’Accordo di programma. Perché altrimenti vige la logica della piena coesistenza, proseguita per 140 anni, fra esigenze produttive, lavorative e ambientali. Serve unità di intenti e concretezza, altrimenti si rischia lo stallo. Il tema ambientale non va banalizzato ma affrontato con un approccio pragmatico. Ad esempio per la discarica di Valle, Ast ha predisposto uno studio di fattibilità affermando che si farà carico dell’intervento. Vorremmo allora capire se e quali criticità ambientali comporta, se questa operazione rientra nell’Accordo di programma. Insomma, bisogna badare alla sostanza evitando posizioni preconcette». Rampiconi ‘punge’ poi l’ex collega della Cgil, oggi assessore con Bandecchi, Sergio Cardinali: «Ci ha invitati all’iniziativa programmatica che ha organizzato nei giorni scorsi in Bct ma, stante l’assenza di confronto, abbiamo declinato. E abbiamo fatto bene visti poi i toni elettorali con cui si è concluso l’evento, a sostegno del candidato di AP alla presidenza della Regione».

In generale per la Fiom ternana e il suo segretario «continua a regnare un clima di incertezza che non agevola nessuno. E ciò nonostante Ast non sia affatto in crisi, visto che parliamo del piano industriale di un’azienda che è in fase di sviluppo, che in due anni ha stabilizzato 130 lavoratori interinali, che ne assumerà 20, e poi fino a 32, dell’ex Tct grazie all’impegno assunto in prima persona dal cavalier Giovani Arvedi dopo le manifestazioni dei lavoratori del febbraio 2023. E i tempi legati a tagli e chiusure, dal magnetico all’epoca Morselli, ce li ricordiamo tutti. Anche per questo è doveroso affrontare i contenuti del piano. Sì, abbiamo ancora circa 25 lavoratori somministrati che attendono di essere stabilizzati e un indotto che in due anni, anche per le internalizzazioni e le razionalizzazioni decise da Ast, ha perso fra i 250 e i 300 posti di lavoro, oltre a scontare incertezze contrattuali di settore che non ci sfuggono. Però discutere è doveroso e Terni, ma l’Umbria direi, non può più aspettare oltre».

Uno dei timori di Rampiconi è che alla fine «Accordo di programma e piano industriale finiscano ‘schiacciati’ fra due campagne elettorali, quella per le europee/amministrative e quella per le elezioni regionali. Quest’ultima è stata di fatto avviata dalla premier Giorgia Meloni con la sua visita di sabato scorso in Umbria. Certo, la presidente del Consiglio in quella sede nulla ha detto su Ast e, se la firma del’Accordo è davvero così imminente, ci sembra un’occasione persa se non proprio una contraddizione. Ha parlato di Pentima, e ci ha fatto piacere, ma la dimensione della partita siderurgica ci sembra comunque superiore e decisiva».

L’ultima riflessione è per il territorio: «Continua a scontare una crisi che parte da lontano e che ha finito, fra Covid e guerra, per indebolire un tessuto socio-economico già fragile. Segnaliamo con amarezza che abbiamo perso anche una realtà imprenditoriale come la Savit, nata per essere il polo unico regionale delle manutenzioni dei mezzi di trasporto pubblici e non solo. Un’azienda la cui ‘base’ era Terni, così come Perugia lo è per l’azienda regionale del trasporto pubblico. Invece la Savit ha spostato la propria sede legale a Roma in seguito alla decisione della Regione di suddividere in quattro lotti l’appalto del Tpl. A fronte delle incertezze, questa realtà imprenditoriale ormai affermata ha fatto le proprie scelte per colpa di una politica lontana dai bisogni reali delle persone e, soprattutto, dalle esigenze di sviluppo economico del territorio». Infine un’altra incertezza: «CI sono partite e filiere, come quella del tubo e delle marmitte, che a Terni interessano oltre mille persone. Con le nuove norme attese per il 2035, relative ai motori elettrici, questi posti di lavoro sono tutti in ballo. Finora abbiamo saputo di incontri ristretti fra Regione e Confindustria, senza la voce sindacale».

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