Terni: «Il day hospital oncologico ‘scoppia’»

Una nuova richiesta d’aiuto da parte di un paziente dell’ospedale Santa Maria: «Persone che soffrono ogni giorno ammassate in un corridoio»

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«Si dice che la prima cura ad una malattia parta dal cervello. Ma come si può rimanere lucidi e trovare la forza di affrontare una patologia seria come può essere un tumore, se ci si ritrova ammassati in un corridoio d’ospedale?». Un nuovo appello, una richiesta d’aiuto, arriva dal day hospital oncologico dell’ospedale di Terni.

L’attesa

«Venerdì mattina mi trovavo nel reparto di oncologia del Santa Maria – racconta un paziente – per una delle solite visite di controllo. Seduti, in attesa, davanti ad un televisore eravamo circa 60 pazienti. Molti altri erano in piedi accanto a noi o in giro per il corridoio. L’ambiente, c’è da dire, era rinfrescato dai condizionatori, cosa che purtroppo non avviene in oncoematologia, ma ciò non basta. Ore e ore lì in attesa, di cosa possiamo parlare secondo voi? Ognuno col suo male viene bombardato dai racconti del male dell’altro. Ma dove è finito il diritto alla privacy e aun po’ di tranquillità?».

I malati, purtroppo, aumenteranno

Il paziente sottolinea poi che «ovviamente è così tutti i giorni in quel reparto e purtroppo sarà sempre peggio. È il caso che ci rendiamo conto che stiamo aumentando. La cosa più triste di tutte è che i malati oncologici aumentano di giorno in giorno in questa città. E dall’altra parte diminuisce il personale, sempre pronto con una parola di conforto, ma sempre di più in affanno rimbalzato da una parte all’altra del reparto. Dove sono finite tutte le promesse dell’azienda ospedaliera?».

Solo promesse

Si parlava, racconta infine il paziente, «di un progetto finanziato dalla fondazione Carit per il reparto di oncologia. Che fine ha fatto? Belle le dichiarazioni dell’azienda e della Regione Umbria che definiscono l’ospedale un’eccellenza, ma si dimenticano purtroppo che ci sono persone che soffrono ogni giorno e che lottano per la propria vita ammassate in un corridoio d’ospedale. Siamo stanchi di promesse, vogliamo rispetto e risposte concrete».

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