Terni, il PD si divide sulle ‘quote rosa’

Il dibattito, dopo un’assemblea provinciale controversa, si è spostato sui social e sono emerse le divisioni che – più che tra i sessi – sono tra le idee

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Il post su Facebook era ‘per quelli che sanno’. Roberta Isidori, portavoce delle donne del Partito Democratico di Terni, dopo un controverso dibattito in assemblea provinciale sul riequilibrio di genere all’interno degli organismi di partito (alla fine passato a maggioranza), aveva sibillinamente scritto che «Un partito che fa opposizione politica con i tecnicismi delle regole ed ignora i suoi valori fondanti non ha davvero più niente da dire». Ed ha scatenato un piccolo putiferio.

Le posizioni Nel dibattito – quasi tutto al femminile – che ha fatto seguito al ‘post’, sono emerse posizioni ben distinte: «Posso capire la tua amarezza, ma quello che non riesco a capire – scrive una ‘dem’ – è poi l’evoluzione della discussione. Ho sempre pensato che alla base di ogni comunità ci fosse il confronto aperto e leale sui contenuti dove ogniuno può educatamente esprimere la propria opinione. L’aver sollevato da parte di alcuni dubbi sui criteri di questa azione credo sia lecito. I delegati che compongono l’assemblea sono espressione degli iscritti che hanno votato nei congressi e rappresentano gli stessi. Credo sia questo il motivo per il quale il riequilibrio non sia previsto e regolamentato nello statuto. Poi per tutto il resto ci sono poche spiegazioni».

L’ostruzionismo Ma un’altra la pensa in modo diverso: «Per tutto il resto invece c’è una spiegazione. Il tecnicismo che diventa ostruzionismo solo per dare fastidio su un tema come la parità di genere si commenta da solo. Per tutto il resto c’è solo pena e vergogna per quello che avete fatto. Vedo però che chi si sente il padrone non si fa nessuna autocritica. Il mio pensiero l’ho espresso in poche parole. La democrazia quando diventa arroganza diventa altro».

La polemica E qui è scattata la bagarre: «Concordo – è stata la replica – prendendo solo l’ultima frase fotografia fedele di alcuni atteggiamenti “La democrazia quando diventa arroganza diventa altro”. Proprio così pari pari». Con la controreplica: «Eh già, peccato che siete stati voi a bloccare una discussione politica dichiarandovi contrari al riequilibrio di genere, un valore fondante del Pd e della democrazia. Non io. Forse hai uno specchio rotto ma se ci guardi bene ancora qualcosa vedi». E si è andati avanti: «Il mio specchio ha visto che c’era una piccola minoranza dei presenti e dei componenti di tutta l’assemblea che ha semplicemente espresso perplessità e contrarietà su una proposta. Mi sembra di aver sentito interventi sui criteri e non sul riequilibrio in sé, perché non essendo regamentato dallo statuto, in un congresso non unitario sarebbe difficile regolamentarlo. Tutto il resto è “democrazia che diventa arroganza e diventa altro” proprio come hai scritto. Il confronto rispettoso deve rimanere parte fondamentale della vita politica di una comunità», dicendo un richiamo formale: «C’è una delibera della commissione elettorale provinciale del congresso, ma non importa, in politica tutto si paga, come nella vita, tempo al tempo».

Il riequilibrio Con l’autrice del post ordinario che ha voluto specificare che chi ha espresso contrarietà lo ha fatto «proprio sul riequilibrio in sé invece perché i criteri etano ancora da decidere, insieme se mai. E credo che ci fosse poco di contenuti nelle posizioni espresse. Comunque rimango convinta delle mie idee e credo che la scelta fosse propriamente politica. Accetto sempre il confronto ma sono contenta di state dalla parte di chi il riequilibrio l’ha proposto e votato». Ma anche qui le posizioni divergono: «Credo che in quella sede tutti noi sappiamo che ogni genere di scelta sia politica, anche perché credo sia proprio quella la sua naturale sede», ha spiegato la non concorde, incassando un commento al vetriolo: «No, la scelta di contestare il riequilibrio di genere non ha nulla a che fare con la politica, ma con la morale l’etica e i valori che ci contraddistinguono. Forse non ti è chiaro che il vostro comportamento è ingiustificabile. La forma non cambia la sostanza di come vengono espressi i concetti».

La ‘scivolata’ Poi nel dibattito c’è stata pure una scivolata: «Beh c’è pure chi in un intervento ha detto e mi vergogno a ripeterlo, perché detto nel mio partito, di dare una quota ai gay. Mi chiedo dove stiamo andando e lo dico con rammarico profondo», incassando una risata ed un commento sdrammatizzante: «Sai benissimo che il nostro partito sa fare di meglio! C’è da dire però che questo governo in tema di diritti civili ha portato a casa moltissimo». Senza grandi risultati: «Per tutti tranne che per le donne», è stato un altro lapidario intervento. Mentre c’è stato chi ha anche ricordato che «battersi per il principio dell’equilibrio di genere e per l’equità è stata l’azione che ha portato alla doppia preferenza e quindi alla presenza, all’interno delle amministrazioni, di un numero maggiore di donne. Per questo anche io sono contenta di stare dalla parte di chi il riequilibrio l’ha proposto e l’ha votato!».

L’uomo Nel dibattito è intervenuto anche il sindaco di San gemini, Leonardo Grimani: «Poiché il tema è stato sollevato dal sottoscritto (Grimani si era detto contrario all’idea, incassando il sostegno, tra gli altri, sella segretaria comunale Giovannelli; ndr) ci tengo a sottolineare che la motivazione per cui ho votato contro il riequilibrio di genere, scrivendo lettere di dissenso nei giorni precedenti sia alla presidente dell’assemblea e alla commissione di garanzia, sta nel fatto che nessuna norma regolamentare ne statutaria prevede il riequilibrio di genere. La composizione dell’assemblea è strettamente legata all’esito del congresso (sede in cui l’alternanza di genere è tassativamente richiesta a pena di non ammissibilità delle liste). Tutto qui». Con relative reazioni: «Sapremo aspettare il momento. Quale momento? Quello in cui ogni mano alzata vale uno. Ogni voto vale uno tanto per capirci» e ancora: «Da non renziana dico che il nostro governo è stato il più importante in tema di diritti civili. Solo a Terni si trova nell’ottocento. Applausi».

Le posizioni E qui il dibattito ha – solo sfiorato – quello che pare essere il tema vero: «Il lavoro che è stato fatto ha contribuito ad ottenere alcuni obbiettivi e spero che continuerà proprio perché c’è tanto ancora da fare a monte di passaggi che poi portano a riequilibrare. Continuo a leggere l’obiezione fatta ripeto solo come rivolta allo statuto e ai criteri respingendo chiunque ritenga che sia invece dettata da un disinteresse al tema delle donne. Ciò sarebbe decisamente contro la scelta di averne sostenuta una come segretario comunale. Il bello del confronto è quelli di poter esprimere le proprie opinioni, i numeri poi decideranno«. Con le repliche ‘appassionate’: «Tante cose decideranno la vita di questo Pd a partire dalle politiche», come quella di Grimani: «Aspetto la campagna elettorale per vedere tutta questa difesa e tutto questo sostegno al segretario nazionale» a cui è stati replicato che «in campagna elettorale si vota il partito non il segretario nazionale che verrà votato nel suo collegio, sperando che non scarichi da Roma candidati non umbri». E si è andati avanti, con il sindaco di Sangemini che ha chiosato: «Peccato che tutta questa unità verso il partito non l’abbia vista negli ultimi mesi. Forse mi sono distratto. Aspetto», con nuova replica non accomodante: «Unità? Nessuno parla di unità….quando un congresso si fa con più mozioni…l’unità è solo nella mente di pochi..a ognuno la sua parte in un confronto democratico».

La sintesi Con Ivana Bouché, che a San Gemini è vice sindaco dopo il recente rimpasto deciso da Grimani, che ha forse sintetizzato al meglio la faccenda: «Io non sono certo una persona che ignora i valori fondanti, tra i quali deve esserci in primo piano la parità di genere. Tuttavia ci vorrebbe coerenza, rispetto a questi valori. Mi domando: perché non si sono trovati meccanismi attraverso i quali a priori si affermasse la parità di genere? Perché, a fronte di una rivendicazione di parità di genere, questa non si è riscontrata nella scelta dei membri della segreteria (sarei contenta se mi si dimostrasse il contrario)? Mi sono astenuta perché non volevo votare contro una norma che affermava, almeno a parole, la parità di genere, ma che rischiava di apparire come utilizzo strumentale di tali valori per fini diversi. So di dire cose non popolari, ma purtroppo questo è un mio vizio». Insomma, il Partito Democratico ha scoperto di avere un problema in più da affrontare.

Giovannelli precisa La segretaria comunale del PD, però, vuole precisare che «nel mio intervento in assemblea provinciale, nel prendere atto di un vuoto normativo in relazione alla possibilità di un riequilibrio di genere nella composizione della assemblea provinciale, non ho espresso una contrarietà a priori al riequilibrio stesso, ma piuttosto, ho sostenuto di operare tale scelta attraverso un riequilibrio territoriale che tenesse conto della rappresentatività dei singoli territori all’interno dell’assemblea. Per tale motivo ho chiesto di studiare e valutare un criterio territoriale condiviso a tal fine».

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