Terni, il racconto di Pramod: «L’esplosione e mi ritrovo nel fuoco»

Parla l’operaio 33enne gravemente ustionato nell’incidente del 15 maggio a Porto Marghera: «Convivo con dolore e farmaci»

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«Io ho visto la morte in faccia. Mi sono svegliato dal coma dopo due settimane. Da quando ho riaperto gli occhi è passato un mese. Sono alle prese con dolori, antibiotici, flebo, un lento recupero in cui mi danno la forza mia moglia, mia figlia, gli amici, i tanti che mi hanno aiutato e mi aiutano. Ma se sono vivo è per un miracolo».

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Il dramma

A parlare, dal suo letto d’ospedale nel centro grandi ustionati di Verona, è Pramod Saw, il 33enne di origine indiana – ormai ternano d’adozione – rimasto gravemente ustionato lo scorso 15 maggio in seguito all’esplosione nell’impianto della 3V Sigma di Porto Marghera (Venezia) dove stava lavorando per conto di una ditta di Terni. Con la fatica data dalle ferite e da un mese e mezzo di ospedale, Pramod racconta cosa è successo quel giorno che ha cambiato per sempre la sua vita.

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Pramod Saw

Il racconto

«Il 14 maggio, il giorno prima dell’incidente – spiega – due colleghi avrebbero dovuto eseguire la sostituzione di un tubo vecchio con un altro nuovo, da due pollici circa, in cui non ricordo cosa passasse dentro. Quel giorno però l’intervento non è stato eseguito perché non era stata effettuata la bonifica del tubo in questione. Il giorno seguente io ed un saldatore, dopo che l’altro mio collega era sceso a Terni, siamo andati presso l’impianto per eseguire proprio quel lavoro e, al posto dell’ingegnere che ogni mattina ci forniva indicazioni sul da farsi, abbiamo trovato il capoturno. Quest’ultimo ci ha assicurato che il tubo era stato bonificato e abbiamo firmato, come ogni mattina, i documenti relativi alla sicurezza, Poi siamo andati nel nostro container a prendere le cinture di sicurezza, saldatrici, elettrodi, maschera, mola, insomma tutto quello che serviva. E abbiamo preso anche le tavole per poggiare i tubi».

«Un uomo ha spento il mio corpo che bruciava»

«Dopo aver tagliato il vecchio e installato il nuovo, abbiamo dovuto mettere un punto di saldatura per creare una sorta di ‘tappo’. Ma appena abbiamo attivato la saldatrice, è esploso tutto. Io ho preso fuoco e avevo la cintura di sicurezza agganciata. Per un attimo non ho capito nulla, mi sono sganciato e sono precipitato per una decina di metri. Poi ricordo di essere andato in giro per il reparto in cerca di qualcuno che spegnesse le fiamme che mi stavano uccidendo. All’inizio non ho trovato nessuno poi una persona, con una manichetta di quelle dei pompieri che stava cercando di domare le prime fiamme, ha letteralmente spento il mio corpo che bruciava e mi sono accasciato a terra. Ricordo l’arrivo dell’ambulanza poi più nulla. Mi sono svegliato dal coma quattordici giorni dopo e ora eccomi qui, in ospedale».

«Ne uscirò»

Pramod Saw, per lungo tempo in bilico fra la vita e la morte, è progressivamente migliorato anche se non può dirsi ancora fuori pericolo: «Mi hanno sottoposto ad un primo intervento di chirurgia plastica in cui mi hanno asportato la pelle della pancia, unica parte del corpo non ustionata insieme a petto e fianchi, per trapiantarla su gambe e braccia. La schiena guarirà da sola, così come il viso. Ora sono medicazioni continue e speriamo di rivedere la luce, prima o poi. Fra giovedì e venerdì il medico mi dirà se le cose stanno andando bene». Il fatto che abbia la forza per parlare al telefono, la dice comunque lunga sui progressi fatti finora, dietro la spinta dell’amore che in tanti gli hanno dimostrato: «Sono stato assistito in ospedale da mia sorella, poi da mia moglie. Hanno preso una casa in affitto a Verona e i costi, certo, non sono bassi. Ora c’è Shweta (la moglie, ndR) con me, insieme a mia figlia. Cosa mi sento di dire? Nulla di più, forse che quando deve andare male, ci va. Ma ora voglio rinascere e poter riabbracciare la mia piccola. Le responsabilità? Le stabilirà chi di dovere. Il mio è un calvario iniziato all’improvviso, per una scintilla».

Solidarietà

Prosegue intanto la raccolta di fondi in favore del 33enne e dei suoi familiari, per sostenere i costi sanitari: per aiutare Pramod è possibile effettuare un versamento tramite Iban IT09R0306914499000000081611 oppure sulla piattaforma GoFundMe al seguente link.

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