Terni, crisi Comune: tutto rinviato

Manca il numero legale: almeno altre 24 ore per il voto sul dissesto e la decisione sul futuro dell’amministrazione. Di Girolamo punta ad andare avanti

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(foto Mirimao)

Non ha raggiunto il numero legale la seduta del consiglio comunale di Terni, convocata giovedì pomeriggio per votare la delibera sul dissesto dei conti di palazzo Spada e ascoltare le comunicazioni del sindaco in merito al futuro dell’amministrazione. Alle assenze targate Pd – Fabio Narciso, Michele Pennoni, Gianfranco Teofrasti, Alessandra Pantella e Renato Bartolini – si sono aggiunte quelle dei consiglieri Silvano Ricci (Psi) e Luigi Bencivenga (Progetto Terni) e di alcuni esponenti della minoranza che, staccando il badge, hanno fatto emergere una volta di più il momento di difficoltà del centrosinistra in consiglio comunale. Tutto rinviato a venerdì o, in caso di ulteriore ‘nulla di fatto’, a sabato pomeriggio.

(foto Mirimao)

Il colpo di scena Frenetiche, dal punto di vista politico, le ore precedenti la seduta consiliare di giovedì, poi saltata. Il sindaco Leopoldo Di Girolamo avrebbe infatti deciso di ritirare le proprie dimissioni, anche e soprattutto dietro la spinta del partito e della maggioranza. ‘Forte’ del documento politico che, una volta messo a punto, il centrosinistra – diciannove le firme potenziali comprese quelle del primo cittadino, di Giuseppe Mascio (Progetto Terni) e di Sandro Piermatti (Gruppo misto) – sarebbe pronto a sottoscrivere.

La ‘conta’ Agenda urbana, piano periferie, firma del protocollo sull’area di crisi complessa e completamento delle opere pubbliche: questi i quattro punti-chiave del documento politico che i rappresentati della maggioranza a palazzo Spada potrebbero siglare nelle prossime ore, necessario per garantire la prosecuzione della consiliatura per il tempo che resta – un anno – e la formazione di una nuova giunta che, nel caso, sarà accompagnata dai tre commissari ministeriali legati al dissesto delle casse comunali.

(foto Mirimao)

Prova di forza Attorno al documento potrebbe così ricompattarsi la ‘vecchia’ maggioranza, ad eccezione – al momento – di Bencivenga e Ricci, dando il via libera ad una nuova giunta – l’attuale vede fra l’altro la perenne assenza di Emilio Giacchetti, di cui si sono perse le tracce – figlia delle intese che in queste ore l’avrebbero ‘blindata’, in primis con l’area ‘breghiana’ del Pd e quindi dell’assemblea comunale.

Lo scoglio Prima, però, c’è da votare la delibera sul dissesto: per approvarla è sufficiente la maggioranza semplice dei consiglieri comunali. Il punto è che senza numero legale – come giovedì – tutto rischia di saltare. Per questo i ‘pontieri’ sono già al lavoro per limare il documento e superare l’ennesimo psicodramma riconducibile a tensioni tutte interne al Pd che, questa volta, sembrano valicare i confini della Conca. Nel giro di 24 ore, forse, sarà tutto più chiaro.

(foto Mirimao)

Eros Brega (consigliere regionale Pd) non vuole però sentir parlare di consiglieri ‘breghiani’. E dice molto altro: «Premesso che i consiglieri comunali hanno una propria testa e libertà di pensiero, come dimostrato fino ad oggi – afferma – come dirigente di questo partito che non si è mai sottratto alle proprie responsabilità, ricordo a me stesso e a tutti, come fatto già nelle sedi del Pd, che il sottoscritto nel 2016 è stato cacciato dalla maggioranza del governo di questa città con scelte chiare e precise, dietro cui ci sono nomi e cognomi, dentro ad un chiaro progetto politico che non sfugge a nessuno. Oggi trovo veramente imbarazzante che chi è stato l’artefice di quel progetto, pensi di rifarsi una ‘verginità’. Non mi sono mai sottratto dalle mie responsabilità ma vorrei che qualcuno di questi autorevolissimi vertici istituzionali regionali ci dica se il progetto sulla città di Terni è finito o esiste ancora. Perché se esiste ancora – conclude Eros Brega – sono disponibilissimo a valutarlo e sostenerlo, altrimenti, di conseguenza, ciascuno farà le proprie scelte».

L’invito del Pd regionale Attraverso una nota del responsabile enti locali del partito, Andrea Pensi, il Pd umbro ‘invita’ i consiglieri comunali ternani a votare il dissesto e, quindi, a proseguire il proprio mandato. Il Pd dell’Umbria si legge – «esprimendo piena condivisione della linea assunta dalla direzione comunale di Terni all’indomani delle dimissioni del sindaco Di Girolamo, auspica che il consiglio comunale approvi il dissesto dell’ente e contestualmente sappia portare a termine una discussione costruttiva sul futuro della città, nell’interesse di Terni stessa e dei ternani. Il Pd a tutti i livelli ha in più riprese messo in cima alle priorità il superiore interesse della città e, tenendo sempre presente questo obiettivo, si chiede al consiglio comunale, a partire dai gruppi di maggioranza, di ricercare una sintonia con le migliori energie ed aspettative di Terni, rilanciando soluzioni e strumenti che garantiscano la continuazione e l’attuazione di importanti progetti avviati dalla giunta in carica quali, su tutti, la conclusione dell’iter per l’area di crisi complessa e l’attuazione del piano di riconversione e riqualificazione industriale. A chi tra i banchi dell’opposizione pensa che si possa affrontare questa fase con urla ed offese – conclude la nota – noi rispondiamo, invece, che la nostra piena assunzione di responsabilità sta nel dare concretezza alle aspettative dei cittadini ternani».

Melasecche Per il consigliere di IlT «quest’oggi si è celebrato l’ennesimo atto di una commedia ormai  stantia. Solo il sindaco e la sua residua maggioranza non vogliono rendersene conto continuando ad impersonare la parte di un film muto in bianco e nero. Disinteressati completamente dei problemi che vivono i ternani, continuano a litigare su quali posti in giunta possono spartirsi e sulle responsabilità in merito a quanto accaduto negli ultimi mesi quando ormai il default era già ampiamente conclamato. Il professor Pardini aveva parlato di dignità ma qui hanno ampiamente superato tutti i limiti della decenza. Venerdì altra puntata. I cittadini stanchi hanno applaudito irridendoli lanciando epiteti irriferibili. Qualcuno – conclude – pensa ancora di attribuire ai cittadini il  mancato rispetto delle regole di monsignor Della Casa?».

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