Terni, indagine Spada: sequestro in bilico

Spetterà alle Sezioni Unite della Cassazione decidere se il provvedimento sul computer di uno degli indagati sia legittimo o meno

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Un dettaglio dell’indagine Spada, che vede indagate diciassette persone in merito all’affidamento e alla gestione di alcuni appalti da parte del Comune di Terni, è destinato a fare giurisprudenza. Si tratta del sequestro di un computer di uno degli indagati, difeso dall’avvocato Massimo Proietti. Provvedimento che il legale ha impugnato di fronte al tribunale del Riesame e quindi in Cassazione e che ora è finito all’attenzione delle Sezioni Unite della Suprema Corte.

Il fatto Il pm Raffaele Iannella aveva disposto l’acquisizione – da parte di tecnici incaricati – di tutta una serie di dati presenti all’interno del personal computer in questione, utilizzato dall’indagato sia per fini personali che per lavoro. All’atto dell’esecuzione, la polizia giudiziaria ha invece materialmente sequestrato il supporto informatico. Una misura in linea con la giurisprudenza esistente ma che ora viene messa in discussione, visto che qualsiasi determinazione della Suprema Corte, in un senso o nell’altro, è destinata a fare ‘scuola’.

Il ricorso Il legale aveva impugnato il sequestro, sostenendo come nel caso di specie – un computer usato per scopi privati e lavorativi – potessero acquisiti soltanto i dati indicati dall’autorità giudiziaria, senza alcuna rimozione dell’elaboratore. Il Riesame aveva respinto l’istanza mentre la 6° sezione della Cassazione ha rinviato la decisione alle Sezioni Unite, la componente più autorevole della Suprema Corte, con udienza da fissare. La questione interessa centinaia di provvedimenti analoghi emessi ogni anno dalle procure di tutta Italia ed ora è destinata ad essere chiarita, definitivamente.

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