Terni: infortunio sul lavoro a Cesi. Operaio 65enne ricoverato in terapia intensiva

Il fatto è accaduto mercoledì mattina in via Contelori

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Insieme ai colleghi, nella prima mattinata di mercoledì stava eseguendo un intervento di ristrutturazione su un edificio privato in via Felice Contelori, nel borgo di Cesi, ed aveva iniziato da poco il lavoro. Si trovava sopra ad un’impalcatura quando ha perso l’equilibrio ed è precipitato per alcuni metri, finendo su un tavolato. L’operaio, un 65enne di origini albanesi, è stato subito soccorso e gli operatori del 118 intervenuti nel cuore della frazione ternana, lo hanno immobilizzato e poi trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni. L’operaio edile, rimasto sempre cosciente, dopo le prime cure e diagnosi, è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva del nosocomio, con riserva di prognosi. Sul posto, per ricostruire l’accaduto, si sono portati gli agenti della squadra Volante e quindi gli addetti della Usl Umbria 2 – in particolare il personale del servizio prevenzione e sicurezza luoghi di lavoro – ed i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Terni per gli accertamenti e le indagini del caso, destinate a finire all’attenzione dell’autorità giudiziaria di Terni. Sotto la lente, le condizioni di sicurezza presenti e applicate in relazione allo svolgimento della mansione lavorativa, oltre che una generale ricognizione su tutti gli aspetti relativi al cantiere e al personale impiegato. Quello di Cesi è l’ennesimo infortunio sul lavoro di una certa gravità che avviene nel Ternano. Il precedente, in ordine di tempo, risale all’inizio di gennaio quando in via Narni a Terni, presso il deposito di un’azienda dolciaria, un operaio 33enne era rimasto ferito mentre era impegnato nella chiusura a mano di un cancello scorrevole che, durante l’operazione, gli era caduto addosso. Anche in quel caso si era reso necessario, in prima battuta, il ricovero in rianimazione in ragione delle lesioni riportate dal giovane addetto.

Sciopero e presidi

Presidio anche a Terni, mercoledì pomeriggio sotto la sede della prefettura, da parte dei sindacati Cgil e Uil e delle rispettive categorie dei metalmeccanici (Fiom, Uilm) e lavoratori edili (Fillea, Feneal), per dire basta alle morti e agli infortuni sul lavoro e chiedere un impegno di tutte le istituzioni in favore della sicurezza. Oltre un centinaio i partecipanti, con alcuni rappresentanti sindacali che sono stati ricevuti dal capo di Gabinetto della prefettura di Terni, Luca Iervolino, per esternare il disagio di tanti lavoratori e delle stesse sigle di fronte allo stillicidio di episodi gravi che hanno portato, mercoledì, ad uno sciopero di due ore alla fine di ogni turno di lavoro. Sullo sfondo, la strage di Firenze ma anche quanto accade «con drammatica cadenza anche in Umbria. Proprio oggi a Terni – hanno detto i sindacati invocando la massima attenzione sulla problematica – si è verificato un altro grave incidente sul lavoro. Le istituzioni tutte devono attivarsi perché il silenzio che spesso segue questi fatti, ci porta solo ad una lenta inesorabile erosione di diritti e certezze».

«Rompiamo il silenzio»

Sull’incidente interviene il responsabile della Cisl di Terni, Riccardo Marcelli: «Rompiamo il silenzio. Come sindacato dobbiamo rafforzarci per promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, perseguendo la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti. Dobbiamo proteggere il diritto al lavoro e promuovere un ambiente lavorativo sano e sicuro per tutti i lavoratori, inclusi i migranti, le donne e i precari. In Umbria è necessario prevedere un coordinamento istituzionale permanente guidato dalla Regione Umbria, composto da tutti gli attori. A livello nazionale serve un Patto di responsabilità che impegni governo, istituzioni, enti preposti e parti sociali ad una strategia di prevenzione sul tema della salute e della sicurezza sul lavoro. Da una parte è necessario qualificare e valorizzare le imprese, dall’altra formare i lavoratori, promuovendo la salute e la sicurezza a partire dalle scuole. Come sindacato – conclude – dobbiamo farci promotori dello sviluppo di un processo culturale di prevenzione in coloro che costituiscono il futuro della nostra società».

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