Terni, le Acciaierie nelle foto di Becchetti

Sabato al Caos è stata inaugurata la mostra ‘L’inganno del vero’ dell’artista scomparso nel 2013 a Lugnano in Teverina

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di Fra.Tor.

«Intorno ad ogni foto ciascuno può costruire la propria menzogna. Perché questa per me è stata la fotografia: la menzogna, una componente essenziale della verità. Le mie macchine fotografiche contenevano – per me, intendo dire – tutte le immagini possibili, ma come le platoniche ombre contenevano anche il loro contrario». È stata inaugurata sabato al Caos la mostra ‘L’inganno del vero’ nella quale, a quattro anni dalla sua scomparsa, si ripercorrono e si celebrano i temi principali della poetica fotografica di Sandro Becchetti.

‘Indomabile’ «Domatore di cavalli, vignettista, scrittore, falegname, oratore, studioso di arte e di storia, viaggiatore instancabile nelle pieghe del tempo e dei suoi abitanti, fumatore accanito: fotografo per natura. La fotografia di Sandro Becchetti – spiega una delle curatrici della mostra Valentina Gregori – possiede una proprietà che si potrebbe definire ‘indomabile’: l’unico modo per contenere questa sua forza in una possibilità di racconto è lasciare che sia proprio il suo autore a condurre il gioco della parola. Il tempo, la parola e l’immagine: ogni elemento è legato all’altro e dell’altro si nutre; la modalità in cui questo avviene è ciò che caratterizza l’arte di Becchetti ed è proprio lui, come una voce fuori campo, a scandire il ritmo dell’intero per-corso».

La mostra Oltre agli scatti già noti, come i ritratti dei principali protagonisti della cultura del XX secolo (Alfred Hitchcock, Andy Wahrol, Pier Paolo Pasolini, François Truffaut, Federico Fellini), le periferie della Roma ‘pasoliniana’ e i paesaggi umbri, sono esposte dieci fotografie che Becchetti realizza alle Acciaierie di Terni negli anni settanta, di cui alcune inedite. Queste ultime sono riunite in uno spazio a sé che, ai fini del percorso espositivo, intende mettere in luce gli aspetti più intimi e incisivi del lavoro di Becchetti.

La ‘Project room’ Si tratta della ‘Project room’, intitolata per l’occasione ‘La caduta degli dei’. Un luogo dove diversi piani di lettura si incrociano generando, allo stesso momento, una riflessione personale e collettiva: al centro un tavolo sul quale sono raccolti gli oggetti più significativi della vita del fotografo e alle pareti le dieci fotografie ternane. «Nel 1980 Becchetti decide di tagliare ogni rapporto con la fotografia – spiega ancora Valentina Gregori – e tornare alle passioni di sempre: l’arte del legno, la pittura e la scrittura. Tornerà ufficialmente a fotografare, senza più fermarsi, solo nel 1995. È forse qui, nella pausa durata quindici anni, che le radici umbre di Becchetti si muovono nel tentativo di mettersi a fuoco in un’identità rigenerata. Sul tavolo, insieme alle macchine fotografiche, ci sono alcuni degli oggetti in legno che Becchetti scolpisce in quegli anni, ci sono gli scritti, i piatti decorati e la rassegna stampa del suo lavoro. C’è, insomma, tutto quel mondo che partecipa e prepara lo sguardo di un fotografo alla visione rettangolare: la fotografia. Un tavolo disseminato di tracce, tutte provenienti da quell’immenso e vivo archivio Becchetti che chiede di essere interrogato e nel quale è possibile trovare esempi di foto giornalismo di disarmante attualità».

Le Acciaierie di Terni Da qui provengono le foto scattate alle Acciaierie di Terni negli anni ’70 del ‘900. «Gli uomini ritratti in queste foto, i loro volti, fanno balzare alla mente una sensazione familiare e allo stesso tempo perduta. Un’identità operaia che, vista attraverso uno sguardo contemporaneo, appare quasi mitica ed eroica. Un eroismo che sembra calarsi nella vita di ogni giorno e, in questa, trovare il suo nutrimento: nell’orgoglio di un lavoro, nella libertà dì un saper fare. Ma la luce delle fotografie di Becchetti sa anche sollecitare quell’inganno del vero, portando l’occhio a identificare quei corpi di uomini a lavoro alle macchine che manovrano, come fossero un tutt’uno nel paesaggio della fabbrica».

Sandro Becchetti nasce a Roma nel 1935. Inizia la sua attività di fotografo nella seconda metà degli anni sessanta, documentando la realtà sociale, politica e culturale del nostro Paese. Collabora con testate italiane, uffici stampa di partiti e sindacati, giornali stranieri e televisioni. La collaborazione con ‘Il Messaggero’ lo porta a diventare uno dei più apprezzati ritrattisti italiani. Nel 1980 decide di interrompere l’attività di fotografo. Da allora, per quindici anni, si occupa prevalentemente dell’arte del legno. Sporadicamente scrive per la televisione soggetti di fiction. Riprende a fotografare nel 1995, con una ricerca sulla Spagna e il Portogallo. Negli anni successivi rinnova il suo interesse per la vita di Roma, che lo porta ad arricchire il suo già vastissimo archivio dedicato alla Capitale. Numerosissime le gallerie pubbliche e private che hanno esposto le sue foto in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Nel 2007 si trasferisce in Umbria, terra d’origine della sua famiglia. Muore nel 2013 a Lugnano in Teverina, pochi giorni prima dell’inaugurazione di una sua mostra personale alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.

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