Terni, morta di tumore a 40 anni: «Diagnosi tardiva». I familiari fanno causa

Il prossimo 28 giugno prima udienza di fronte al tribunale civile per la scomparsa di V.F.

Condividi questo articolo su

La morte risale al 3 agosto del 2020, il primo esame – con la diagnosi che era stata di ‘malattia emorroidaria’ – al 28 agosto del 2017. In mezzo, diverse altre visite, accertamenti, esami specialistici – solo fra giugno e luglio del 2019 era emersa la gravità del quadro – e anche terapie aggressive per provare a scongiurare il peggio. Ma per la 40enne ternana V.F. non c’era stato nulla da fare, uccisa da un adenocarcinoma diagnosticato quando era ormai al quarto stadio. Con il passare dei mesi, i familiari – sulla base dei pareri medici acquisiti – hanno chiesto un risarcimento all’azienda ospedaliera di Terni, che non è andato buon fine, basato su presunte omissioni e ritardi nella diagnosi. Dopo quel passo, attraverso l’avvocato Fabio Lancia ed un’altra collega, hanno intentato una causa civile al ‘Santa Maria’ per un danno complessivamente stimato in circa un milione di euro. La prima udienza di fronte al giudice Manuela Olivieri è stata fissata per il prossimo 28 giugno e in quella sede il tribunale di Terni dovrebbe nominare un collegio di periti in grado di dire la loro sulla vicenda. Come detto, la prima visita medica risale al 28 agosto del 2017, quando la donna si era recata in ospedale perchè affetta da ‘rettorragia’, ovvero la perdita di sangue dall’ano. In quell’occasione, così come il 26 febbraio del 2018 quando era tornata a farsi visitare, le era stata diagnosticata una malattia emorroidaria con conseguente terapia. Nulla di serio insomma. Purtroppo però i sintomi, anziché migliorare, con il passare del tempo erano andati peggiorando, con ulteriori visite nel maggio e nel giugno del 2019. La gravità del quadro era emersa solo in quella fase, attraverso la rettocolonscopia e gli accertamenti presso l’ambulatorio gastroenterologico dell’azienda ospedaliera ternana. La Pet/Tac successiva aveva dato la dimensione della malattia tumorale, ad uno stadio purtroppo avanzato. Da quel momento in poi, cicli di chemioterapia, radioterapia, anche una colostomia ad inizio 2020 e poi cure palliative e domiciliari. Fino alla morte sopraggiunta per cachessia neoplastica. I legali che assistono i familiari della donna deceduta hanno acquisito il parere medico legale del dottor Sergio Scalise Pantuso, secondo il quale ci sono stati errori: su tutti, le diagnosi dell’agosto 2017 e soprattutto del febbraio 2018. In quel momento i professionisti – secondo il medico legale nominato dai familiari – avrebbero dovuto sospettare qualcosa di più importante delle ‘semplici’ emorroidi e disporre esami più approfonditi dell’anascopia. La neoplasia era stata rilevata quando era ormai a circa 5 centimetri dall’ano: diagnosi più tempestive avrebbero consentito alla paziente guadagnare tempo sulla ‘corsa’ del tumore, dando maggiori chance di sopravvivenza. Così non è stato e ora la vicenda medica è al vaglio del giudice.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli