Terni, ‘no’ di Telecom: bilancio a rischio

Il Comune chiede oltre 5 milioni di Tosap ma l’azienda si oppone. M5S: «Incassi sempre più virtuali. Che fa l’amministrazione?»

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Che l’iter per incassare la somma – fra carte bollate, ricorsi e possibili future transazioni – non fosse così lineare, in Comune lo sapevano bene. Ma palazzo Spada, per far quadrare il bilancio di previsione 2015, aveva inserito ugualmente l’importo delle sei cartelle di accertamento Tosap inviate tramite l’ICA a Telecom Italia, per un totale di 5 milioni e 630 mila euro. Una partita in cui l’ente chiede il pagamento dell’occupazione del suolo pubblico per un’infrastruttura Telecom di 35 chilometri che il consiglio di Stato, attraverso una sentenza, ha imposto di smantellare.

Il ricorso Ora, c’era da aspettarselo, Telecom Italia si è opposta alla richiesta attraverso un ricorso alla commissione tributaria provinciale di Terni: a renderlo noto è il Movimento 5 Stelle di Terni. «In sede di chiusura del bilancio preventivo – spiegano dal M5S – il Comune aveva inserito una previsione di entrata da gettito Tosap pari a 6,9 milioni, di cui 4,7 da riscuotere da Telecom Italia SpA per lavori di cablatura che hanno richiesto l’occupazione di suolo pubblico. Già il collegio dei revisori – ricordano i ‘grillini’ – aveva suggerito all’ente di non considerare quei soldi prima di averli incassati, vista l’incertezza del credito, vincolando una quota di spesa all’effettivo incasso del tributo».

«L’avevamo detto» A luglio i consiglieri 5 Stelle avevano anche presentato un emendamento al bilancio preventivo 2015 che accoglieva il suggerimento dei revisori, trasferendo l’importo di 4.761.212 euro al ‘fondo crediti di dubbia e difficile esazione’: «Emendamento poi respinto – denuncia il M5S -, tanta era la disperazione che stava portando l’amministrazione a raschiare il barile per chiudere un bilancio che poi si è dimostrato del tutto astratto e virtuale». Contestualmente al ricorso, la Telecom ha infatti presentato un’istanza di sospensione della riscossione.

Telecom alza il muro L’oggetto del contendere sta principalmente nel metodo di calcolo della tariffa: «Secondo la Telecom – spiegano i 5 Stelle – andrebbero applicate le prescrizioni di legge con il criterio utenti, attraverso il quale la società ha determinato che l’importo esatto dell’accertamento sarebbe di 166.729 euro, quota che sarebbe già stata versata nelle casse del Comune di Terni». Secondo Telecom, il Comune avrebbe notificato un importo «calcolato con un criterio di tassazione totalmente avulso da quanto previsto dalle prescrizioni di legge».

Criteri discutibili Nelle 31 pagine in cui si articola il ricorso, vengono rilevati diversi altri motivi di illegittimità. «Nel calcolare l’accertamento – affermano dal M5S – il Comune di Terni non avrebbe neppure rispettato il proprio regolamento comunale della Tosap che all’articolo 17 dichiara che per le occupazioni temporanee ed eccedenti il limite dei 1.000 metri quadrati, la tassa è calcolata in ragione del 10%». Nel corposo ricorso si dà conto anche di un precedente contenzioso che si è concluso con l’annullamento degli accertamenti con sentenza passata in giudicato per mancata impugnazione sia dell’ICA che da parte del Comune di Terni: quest’ultimo aveva avanzato una pretesa di 4,8 milioni, relativa al periodo 2004-2008, con un metodo di calcolo speculare a quello usato oggi.

Rischio ‘crac’ «Appare ovvio – conclude il Movimento 5 Stelle – che se l’impianto del ricorso sarà giudicato valido, il Comune dovrà pagarsi anche le spese di giudizio. A questo punto l’amministrazione come intende gestire le risorse che ben difficilmente saranno esatte nel 2015, se mai lo saranno in un lontano futuro? I nodi stanno venendo al pettine, non solo la stucchevole e patetica querelle ICA-Telecom, ma anche la messa in liquidazione dell’USI, che a breve comporterà ulteriori esborsi di denaro da parte del Comune. Per non parlare della mancata dismissione della ex foresteria alla Fondazione Carit, inserita a forza nel bilancio non avendo nemmeno una lettera d’intenti da parte del presunto acquirente. Sommate insieme, queste vicende potrebbero compromettere una cifra che si avvicina ai 10 milioni ed è necessario che l’amministrazione chiarisca al più presto come intende muoversi su questi fronti».

 

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