Terni, omicidio Livi: definitivi i 18 anni

La Cassazione ha respinto il ricorso dei legali del 69enne Franco Sorgenti che nell’ottobre del 2014 uccise a coltellate la giovane moglie

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La procura generale presso la Corte Suprema di Cassazione, martedì mattina, aveva chiesto il rigetto del ricorso della difesa – e quindi la conferma della sentenza di appello – per il caso giudiziario di Franco Sorgenti, l’operaio 69enne di Terni condannato a 18 anni di reclusione per l’omicidio volontario aggravato della giovane moglie Laura Livi (36), uccisa a coltellate nell’appartamento di via Gramsci dove la coppia viveva insieme alle due figlie minori. Il grave fatto di sangue risale alla notte fra il 28 e il 29 ottobre 2014.

Condanna definitiva La sentenza è arrivata nel pomeriggio ed è stata in linea con la richiesta della pubblica accusa, visto che la prima sezione della Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dai legali difensori dell’omicida la cui condanna a 18 anni di reclusione è diventata, ora, definitiva. A stabilirla per primo era stato il tribunale di Terni il 22 luglio del 2015, con le modalità del giudizio abbreviato. Una sentenza poi confermata dalla corte d’assise d’appello di Perugia nell’aprile del 2016.

Gli avvocati Presenti in udienza i legali dell’omicida, gli avvocati Enrico De Luca e Manlio Morcella, il legale che rappresenta i familiari della vittima, Roberto Spoldi, e l’avvocato Valeriano Tascini in rappresentanza delle associazioni ‘Libera…Mente Donna’ e ‘Donne Terni’, parti civili nel contesto del procedimento.

Il commento «Siamo soddisfatti – afferma l’avvocato Spoldi – se si può parlare di soddisfazione a fronte di ciò che è accaduto. L’impianto accusatorio ha retto in ciascun grado di giudizio. La pena era stata già ampiamente, e legittimamente, ridotta in primo grado a seguito del rito abbreviato. Valutato ciò, riteniamo sia congrua anche se ovviamente, niente e nessuno potrà restituire Laura all’affetto dei propri cari e delle sue bimbe».

Franco Sorgenti dopo il delitto era andato in carcere a costituirsi e lì era stato arrestato dai carabinieri. Attualmente si trova detenuto nella casa circondariale di vocabolo Sabbione. Due le coltellate fatali che avevano raggiunto Laura Livi al fegato, tali da causare uno shock emorragico che non le aveva lasciato scampo. Dopo la brutale esecuzione, il 69enne aveva chiuso a chiave la porta della camera dove le due figlie stavano dormendo, per evitare che potessero imbattersi in tanta atrocità. Le successive indagini erano state curate dal pm Camilla Coraggio e dai carabinieri di Terni.

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