Terni post-pandemia: «Ripartire dal dialogo»

Un manifesto in 5 punti sottoscritto da oltre 50 personalità ternane presentato all’opinione pubblica e alle istituzioni per affrontare le sfide future

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di Fra.Tor.

«Una pagina nuova nella nostra storia È nei momenti critici che bisogna interrogarsi sul futuro e cominciare a costruirlo». Oltre 50 personalità ternane, esponenti del mondo economico, delle professioni, della cultura e dell’associazionismo, hanno sottoscritto un manifesto: ‘Terni. Saremo diversi, possiamo ancora scegliere come’. In esso si presenta all’opinione pubblica e alle istituzioni un’agenda in 5 punti per affrontare una delle prove più difficili nella storia della città.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Gli effetti economici della pandemia

«Il declino, che negli ultimi decenni ha segnato l’area ternana, con gli effetti economici della pandemia in corso può trasformarsi in crollo», ha evidenziato Luca Diotallevi, presidente di Azione cattolica Terni, tra i firmatari del manifesto. «Questi stessi effetti rendono impossibile continuare lungo la strada vecchia. Comunque dovremo prenderne una nuova. Sbagliare questa scelta potrebbe essere fatale per tutta la nostra comunità cittadina. Per restare una città dobbiamo puntare da subito sulla crescita economica. La crescita è condizione non sufficiente, ma necessaria per ampliare le possibilità per tutti e le libertà per ciascuno. Per questo, è necessario riattivare a Terni una sana competizione tra persone, gruppi, idee ed interessi. Non serve essere tutti d’accordo su tutto. Serve al contrario che le nostre diversità cooperino e competano applicando ogni loro energia ai singoli punti di una agenda comune, breve e strategica. L’adeguatezza dell’agenda di cui abbiamo bisogno dipenderà innanzitutto dalla scala alla quale sarà pensata».

La crescita da subito, per restare città: cinque punti per un’agenda

1 – Le opportunità di cui siamo ricchi. Livelli di istruzione, risorse paesaggistiche, sicurezza, sistema sanitario, qualità urbana, imprese multinazionali, cultura manageriale della grande impresa e il saper fare manifatturiero di un vivace tessuto di micro e piccole imprese, sono beni che nell’area ternana hanno una concentrazione superiore alla media dell’Italia centrale e meridionale. Anche la quantità, lo stato ed i costi del patrimonio abitativo inutilizzato ci avvantaggiano rispetto alla stessa porzione di paese. Il contributo alla crescita che viene da questi tipi di beni è evidente. Queste opportunità possono anche favorire l’attrazione di nuovi residenti, arginare il nostro declino demografico, far fronte alle nuove sfide dell’organizzazione e della produzione, dalla manifattura digitale allo smartworking ed ai servizi avanzati. Il tutto va messo a sistema per far crescere una città nella quale sia anche piacevole vivere e lavorare.

2 – Gli attori primari. Nelle condizioni presenti, ogni singola impresa capace di mercato con radici a Terni è il bene più importante. Le multinazionali che ancora si addensano nel tessuto economico ternano non sono né ospiti indesiderati né strumenti di assistenza. Non importa che facciano anche altro altrove, importa invece che per loro sia importante e conveniente quanto fanno qui. A Terni è innanzitutto il pubblico dei governi nazionale, regionale e locale che spesso ha fallito, non il privato delle imprese. Se, da un lato, si sono riversate risorse pubbliche nelle imprese con la speranza di ricadute occupazionali positive, dall’altro non si è adeguatamente investito per le imprese, valorizzando il territorio e trasformandolo in terreno fertile per il lavoro e l’intrapresa economica (si pensi alla sorte della piastra logistica, allo stato dei collegamenti infrastrutturali, ecc.).

3 – Una massa adeguata anche per la amministrazione locale. Terni a Terni non basta. Per avere la forza di imporsi, ad ogni suo elemento servono dimensioni maggiori: quelle del suo sistema locale del lavoro, tra 150 mila e 180 mial abitanti, almeno una decina di comuni. La regola della massa critica vale per ogni tipo di attore sociale e vale per l’amministrazione pubblica. Del resto, qualcosa come una grande area ternana non è un sogno, ma esiste già. A farne una realtà sono i movimenti quotidiani per studio e lavoro di decine di migliaia di persone. Semmai è la piccola Terni che non esiste più: quella della nostalgia e delle mappe amministrative. Anche gli strumenti per dare all’amministrazione locale queste nuove e più adeguate dimensioni esistono già: dalla costituzione di agenzie per funzioni specializzate tra i comuni, a partire da Terni e Narni, alla creazione di un unico comune in cui resteranno ambiti di autonomia per i singoli centri, perseguendo anche obiettivi di alleggerimento e di forte semplificazione delle procedure burocratiche. Un’amministrazione di questo peso non dovrà delegare, ma potrà trattare da pari a pari – come vuole la Costituzione italiana – con altre amministrazioni e con altri attori pubblici e privati, università, governi regionali, città medie, aree metropolitane, imprese, disponendo del peso per promuovere alleanze strategiche.

4 – Il nodo delle connessioni. Ogni forma di connessione va rafforzata, la chiusura strutturale come quella identitaria della città sono l’anticamera della sua marginalizzazione. Dalle infrastrutture logistiche, come il corridoio Civitavecchia-Ancona ed il corridoio nord dell’area metropolitana romana, a quelle digitali, dalle reti della cultura a quelle dell’istruzione e della formazione. È urgentissimo e possibile dare maggiore velocità alle infrastrutture Roma-Ancona ed alla E45. Occorre mettere all’opera il valore strategico di Terni e dell’Umbria Flaminia: Orte-NarniTerni-Spoleto-Foligno. È urgentissimo e possibile realizzare interventi risolutivi sulla mobilità urbana, tenendo finalmente conto della pianificazione integrata dell’area ternana e implementando azioni ispirate alle migliori pratiche europee.

5 – La varietà indispensabile. Sui banchi delle nostre scuole ogni giorno la varietà culturale ed etnica riscrive le graduatorie dei rendimenti scolastici. A Terni molti primi della classe sono figli e figlie di famiglie immigrate dalle quali dovremmo cominciare a prendere esempio. Questa positiva sovversione potrebbe allargarsi ad altri ambiti sociali e potrebbe ripetere quanto si verificò oltre un secolo fa, quando a formare nuove e più dinamiche élites locali furono anche neo-ternani provenienti allora dal resto della penisola. Capace di ripresa è solo una città nella quale il merito viene prima, una città che riconosce nella diversità culturale un valore aggiunto.

Perché questo manifesto?

«Quest’agenda – è stato sottolineato da alcuni dei firmatari intervenuti all’incontro online di giovedì – non nasce per ridurre le differenze tra noi, ma per metterle all’opera, per farle fruttare attraverso la cooperazione. A Terni scarseggiano le relazioni civiche probabilmente a causa della poca fiducia. Quello che stiamo cercando di creare è una rete di rapporti che facciano girare la città e la sua economia. La fiducia è un ingrediente fondamentale per il funzionamento di una comunità cittadina e senza questa non si può rispondere alle sfide che Terni ha davanti a se». Altra parola chiave, evidenziata dagli intervenuti all’incontro, è «il dialogo che diventa uno strumento operativo per dare continuità alle parole scritte nel manifesto. A Terni si soffriva l’isolamento già prima della pandemia, quello che ci auguriamo è che possano nascere luoghi di dialogo e reti relazionali su cui costruire progetti. Tutti i cittadini possono scrivere almeno una riga di questo manifesto». Ulteriori adesioni, infatti, possono essere indirizzate a [email protected].

Pagine bianche per il futuro

«La narrazione della vecchia Terni è stata bruscamente interrotta. Le ultime pagine sono state strappate con violenza dalla pandemia in corso. Di fronte abbiamo pagine bianche. Cosa ci vogliamo scrivere? Chi sarà a scrivere? Un gruppo di naufraghi sopravvissuti e stremati? La vecchia e fallita coalizione dei ‘conservatori’? La speranza è che possa finalmente farlo una coalizione di ‘innovatori’. Una coalizione che per le giovani generazioni sia motivo di speranza e provocazione alla responsabilità. La speranza non è un sentimento attendista – ha concluso Diotallevi – ma la condizione entro la quale solamente possono maturare un’agenda nuova e nuovi progetti. La speranza non la nostalgia è l’orizzonte e la condizione entro cui possiamo scegliere il futuro di Terni e dell’area ternana».

Terni Valley: «Un documento interessante»

«Il manifesto presentato da Luca Diotallevi e sottoscritto da 50 cittadini ternani è un documento interessante che dimostra, ancora una volta, che Terni è una comunità consapevole e viva, che possiede tante idee e tante energie per ripensare se stessa e capire come ripartire», scrive il presidente di Terni Valley, Michele Martini. «I temi che indica meritano di essere approfonditi e sono certo provocheranno un confronto di cui la città non potrà che beneficiare. Noi abbiamo già iniziato a confrontarci al nostro interno come associazione. Il passaggio che più mi ha colpito del manifesto, in ogni caso, è quello in cui i sottoscrittori dichiarano di prefiggersi di essere ‘motivo di speranza e provocazione alla responsabilità per le giovani generazioni’. È questo l’impegno principale di Terni Valley da ormai 4 anni. Sono tanti i giovani ternani impegnati in prima linea per la città, nei movimenti, nelle associazioni e nel volontariato. Lo vediamo ogni giorno nella nostra realtà associativa e in quelle con cui collaboriamo. Ce ne sono tanti altri che sono ancora un tesoro nascosto. Riuscire a farli venire allo scoperto, perché prendano in mano loro la città, è la sfida primaria e il senso ultimo anche del nostro impegno. Non posso quindi – conclude Martini – che augurare buon lavoro al nuovo gruppo di cittadini che si è messo in movimento».

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