Terni, prelievi-truffa: «Poste Italiane paghi»

Il giudice di pace ha condannato l’azienda a risarcire un’utente a cui ignoti avevano sottratto quasi mille euro: «Sistema di sicurezza non adeguato»

Condividi questo articolo su

Di punto in bianco si era ritrovata con 988 euro in meno sulla sua carta prepagata PostePay, versati – non si sa come – ad un noto sito di scommesse. Che fosse una truffa le era parso subito evidente: oltre alla denuncia, la donna – una ternana di 33 anni – aveva fatto causa anche a Poste Italiane, chiedendo il rimborso della somma sottratta, oltre agli interessi. Alla fine il giudice di pace di Terni, Manuela Prudani, le ha dato ragione, condannando l’azienda sulla base del fatto che «il sistema di sicurezza posto in essere da Poste Italiane Spa non risulta adeguato per contrastare le truffe informatiche esistenti».

La causa civile La sentenza è stata emessa nei giorni scorsi: la giovane, assistita dall’avvocato Luca Leonardi del foro di Terni, si era rivolta al tribunale per riottenere indietro i soldi spariti dalla carta prepagata, attraverso due distinti prelievi effettuati nel luglio del 2014, rispettivamente di 500 e 488 euro. Successivamente all’azione legale intrapresa dalla vittima, Poste Italiane le aveva restituito la somma in via extra giudiziale, ma senza trovare un accordo circa gli interessi e le spese.

‘Colpa’ di Poste Italiane Alla fine il giudice di pace le ha dato ragione, condannando l’azienda a versare anche le ‘spese di lite’, quantificate in circa 350 euro. Nella sentenza è scritto che «dal rapporto contrattuale scaturiva l’obbligo per Poste Italiane di adottare tutte le misure tecniche idonee a garantire un adeguato livello di sicurezza per il soggetto che effettua i pagamenti, onde impedire l’accesso al sistema da parte di soggetti non abilitati. Ciò, evidentemente, non è riuscito a Poste Italiane». Secondo il giudice Prudani, «l’attrice, pur avendo seguito scrupolosamente tutte le prescrizioni, utilizzando la carta PostePay solo su siti certificati e con protocolli di sicurezza garantiti, si è vista sottrarre la somma con due diverse operazioni. Evidentemente il sistema di sicurezza posto in essere da Poste Italiane – conclude il giudice – non risulta adeguato per contrastare le truffe informatiche esistenti».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli