Terni, progetto Socrate Un milione da Telecom

Dopo la sentenza del Tar per la rete mai ultimata, c’è l’approvazione del canone concessorio non ricognitorio: c’è il progetto di riutilizzo per Fiber to the home

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di S.F.

Si tira una riga. Quantomeno ci si prova a ventitré anni – era l’11 luglio del 1997 – da quel protocollo d’intesa per la realizzazione della rete a larga banda sulla base del noto ‘Progetto Socrate’, firmato dal Comune di Terni e da Telecom Italia. Dopo la sentenza del Tar Umbria a favore di palazzo Spada c’è un nuovo passaggio sulla tortuosa vicenda che prosegue da oltre due decenni: stabilito un canone concessorio non ricognitorio per l’estensione dei cinque cavidotti interrati all’epoca, pari a 1 milione e 5 mila euro. Si procede verso il riutilizzo della rete per Fiber to the home senza alcuna rimozione. Esborso in arrivo per la società di telecomunicazione.

LITE E RICORSI SUL PROGETTO SOCRATE: LA SENTENZA DEL TAR, TELECOM KO. LA STORIA

Il nuovo step: progetto Ftth e manutenzione

Non si demolirà nulla – si parla di cavidotti da 39,1 chilometri complessivi, oltre 10 occupati da cavi – delle opere posizionate. L’esecuzione in danno ha un costo troppo elevato e quindi la risoluzione è diversa: l’infrastruttura sarà utilizzata per lo sviluppo del progetto Ftth (dal 2020 al 2025) come richiesto dalla stessa Telecom. Non prima però di aver ottenuto il possesso qualificato del sottosuolo demaniale tramite una specifica concessione del Comune. Non solo: la società ha trasmesso un rapporto sulla situazione attuale degli appartati fuori terra (50 sono rotti alla base, 10 mancano e 15 necessitano interventi) della rete Socrate e il programma di messa in sicurezza entro il 31 luglio.

L’uso legittimo

Cosa cambia dunque? In sostanza Telecom potrà usare in forma legittima le infrastrutture realizzate a fine anni ’90 per il ‘progetto Socrate’ dopo il provvedimento concessorio di palazzo Spada: opere di urbanizzazione per il quale sarà richiesta in futuro solo la Tosap. Ciò consente «la piena esenzione per il pagamento del canone per le reti di comunicazione elettronica, mentre si ritiene che vada applicato per il periodo pregresso (massimo di 5 anni) relativamente all’occupazione non qualificata». Pari a 28,70 chilometri di rete. In definitiva si procederà alla regolarizzazione amministrative dell’uso del sottosuolo. A seguire la vicenda è il Responsabile unico del procedimento, Federico Nannurelli.

La motivazione per la tariffa

A livello tecnico viene messo in evidenza che nel suddetto periodo «Telecom non ha ottenuto alcun vantaggio economico per l’esercizio della concessione riferita ai 28,7 chilometri lineari di infrastruttura e al contempo l’utente non ne ha ricavato alcun vantaggio, se non subire il potenziale rischio conseguente alla mancata rimozione delle opere disposta nel 2004. Mentre per i 10,4 chilometri utilizzati, gli stessi di fatto sono stati funzionali allo svolgimento di un servizio di pubblica utilità. Per tale ragione, si ritiene di dovere applicare un canone concessorio non ricognitorio, che tiene conto della effettiva soggezione (i cinque cavidotti)». Capitolo urbanistico ed edilizio: «L’infrastruttura – si legge nel documento – risulta compatibile ed è suscettibile dei futuri interventi volti a sviluppare il progetto Ftth, andando ad introdurre così gli elementi competitivi sul territorio che sotto il profilo tecnologico consentono di sviluppare il piano finalizzato a portare in maniera più capillare nel tessuto cittadino la fibra finoalle unità immobiliari, abilitando al contempo un rete Ultra broadband a disposizione degli operatori di Tlc. Riutilizzando così le infrastrutture esistenti permettendo di ridurre al minimo il futuro impatto dei cantieri di lavoro sulle strade». Quindi niente demolizione e ripristino dello stato dei luoghi: «Avrebbe un costo sociale enore in termini di impatto sulla circolazione stradale, sull’economia del territorio e sull’ambiente». Tentativo di ripartenza.

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