Terremoto: «Le casette non basteranno»

Il Movimento 5 Stelle contro la gestione del post-terremoto in Valnerina: «L’emergenza non è finita ed è stata gestita male, ancora edifici da ricostruire dopo sisma del ’97»

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di L.P.

Una proposta concreta quella, cioè, di mettere in campo una vera e propria proposta di reddito per la Valnerina perché «bisogna aiutare chi da solo non ce la fa, chi è rimasto più indietro».

I deputati e consiglieri del M5S

I deputati e consiglieri del M5S

La conferenza Si schierano tutti i rappresentanti del Movimento 5 stelle, dai consiglieri comunali di Foligno, Valentina Ferrari e Fausto Savino; Moretti di Trevi, i consiglieri regionali Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari; fino ai parlamentari umbri, Tiziana Ciprini, Stefano Lucidi e Filippo Gallinella, per fare il punto sulla situazione della Valnerina a tre mesi e mezzo dal terremoto che l’ha devastata.

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Si montano le casette

Emergenza «Una situazione drammatica, se non catastrofica in alcune zone – afferma Andrea Liberati aprendo i lavori – mentre la priorità dovrebbe essere quella di restituire dignità e una qualità della vita decente agli sfollati». Mentre da giovedì è iniziata a Norcia l’installazione delle prime casette – il giorno prima erano arrivati i container collettivi – predisposte già dopo il sisma del 24 agosto, secondo il Movimento 5 stelle la fase dell’emergenza non si è ancora conclusa e ci sono ancora molti aspetti lacunosi nella gestione. «Ancora ci portiamo gli strascichi della ricostruzione post sisma del 1997 che siamo di nuovo in una fase d’emergenza, con casette che basteranno appena per pochi e tutti gli altri cittadini che saranno costretti a vivere nei container per anni».

norcia-terremoto-3-novembre-2016-2Casette «E’ mancata una regia, è mancata una chiara indicazione di quale dovesse essere la strada da percorrere e, soprattutto, è mancata la comunicazione coi cittadini. Se per le casette degli allevatori è stato possibile organizzare la realizzazione in appena 30 giorni, perché sia la Regione che il governo hanno avallato i sette mesi necessari per i moduli ad uso abitativo?». Se ci sono ancora 10 mila edifici del sisma che nel ’97 ha colpito l’Umbria che devono essere completati o avviati – numeri forniti dal capo della Protezione civile umbra, l’architetto Moretti – la preoccupazione ora è per tutti quei cittadini che «trascorreranno anni dentro ai container, dal momento che le casette basteranno appena per i danneggiati di tipo E, quelli cioè che non hanno più la casa».

terremoto2Classificazioni E tutti gli altri? «Saranno costretti a vivere per anni all’interno dei container – ribadisce Liberati – tutti quelli che vivono in edifici classificati come danneggiati di tipo C e D, secondo le categorie della protezione civile, non avranno diritto alle casette e finiranno in queste costruzioni di 15 metri quadrati, a differenza dei container del ’97 che arrivano fino a 50 metri quadrati, in cui dormiranno tre persone». L’ipotesi, per il M5S, è sempre la stessa e cioè che fino alle scosse di fine ottobre si sia perso tempo per cercare di sottacere la reale situazione e far vedere ai turisti che tutto andava bene, mentre in realtà si doveva progettare una cabina di regia che prevedesse sin da subito più moduli abitativi e in tempi più veloci.

Il censimento Manca, secondo il M5S, «un censimento delle persone ospiti nelle tende, nessuno sa quanta gente mangi alla mensa. Chi aveva i soldi si è trovato una sistemazione da solo, chi invece soldi non ne ha è stato abbandonato a sé stesso». Su 116 richieste, solo due tunnel-stalle sono state elargite e le risposte concrete alle esigenze, secondo i consiglieri, non sono state all’altezza. Se a metà ottobre la regione ha dimostrato che è possibile avere sistemazioni in appena 30 giorni, come le richieste fatte per le casette degli allevatori, «perché si deve aspettare tanto per tutti gli altri? Per fare gli interessi di qualcuno? Non possiamo abbandonare questa gente al loro destino», ha concluso Liberati ricordando come ancora sia incompleta la ricostruzione post terremoto del ’97. «Bisogna fare delle riflessioni su questo – ha detto – come bisogna riflettere su come si intenderà fare la ricostruzione senza un piano sociale e politico adeguato a supporto, altrimenti le città diventeranno presepi vuoti».

terremotoRicostruzione Per il senatore Stefano Lucidi «è sbagliato dire che si ricostruirà tutto pietra su pietra dov’era e com’era ed è necessario uscire da questo modello di ricostruzione perché altrimenti tra vent’anni ci ritroveremo di nuovo qui a parlare delle stesse cose». Così anche la deputata Ciprini, secondo la quale è pericoloso il modo in cui, per la ricostruzione, si è venuto a creare il «solito intreccio tra mondo politico, cooperative e malaffare». Per sostenere una ricostruzione che, oltre a rimettere in piedi le case e gli edifici, tenga anche conto delle esigenze delle persone nasce la proposta di un ‘Reddito per la Valnerina’ «per evitare lo spopolamento delle aree terremotate e perché la ricostruzione sarà lunga e perché gli aiuti economici non sono ancora arrivati a tutti. Bisogna sostenere la ripartenza e aiutare chi è più indietro e non è in grado di farcela da solo» ha affermato Maria Grazia Carbonari.

Trevi e Foligno Intanto, però, anche da altri territori provengono numerose richieste di nuovi sopralluoghi, come a Foligno dove ci sono ancora da smaltire oltre duemila richieste di verifiche e dove su 37 plessi scolastici undici presentano certificati di vulnerabilità e 13 non sono mai stati certificati. Mentre a Trevi, dove ancora risultano aperte 22 delle 58 unità minime di intervento ancora lì dopo il sisma del ’97, ci sono da smaltire quasi seicento richieste di agibilità, con quindici edifici privati inagibili e quattordici agibili solo parzialmente. In più, poi, ci sono le ricadute sul sistema turistico ed economico, non solo della zona ma di tutta l’Umbria, con gli alberghi di Assisi e di Perugia che ne hanno risentito in maniera pesante. «Su tutto questo dobbiamo essere pronti a intervenire – hanno concluso – in maniera organica ed efficace, per dare risposte ai cittadini».

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