ThyssenKrupp, tanti dubbi dopo la sentenza

Mentre i condannati italiani sono già in carcere, i tedeschi no. Le incertezze sulle possibili conseguenze industriali legate alle reazioni della multinazionale

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Se alcune certezze la sentenza della Corte di cassazione sul processo per il rogo alla ThyssenKrupp di Torino nel 2007 le ha date, restano molti interrogativi e altrettanti dubbi su quelle che saranno le conseguenze. Per i diretti interessati sul piano personale e non solo.

Moroni e Pucci (a sx) arrivano in questura

Moroni e Pucci (a sx) arrivano in questura

Italia-Germania Intanto succede che i quatto dirigenti italiani condannati (i ternani Marco Pucci – che ha voluto esternare il proprio stato d’animo – e Daniele Moroni; i torinesi Antonio Cafueri e Raffaele Salerno) sono già in carcere, essendosi subito presentati alle autorità: mentre Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, che sono in Germania, no. Visto che deve essere predisposto un mandato di cattura europeo e la cosa potrebbe non essere breve. Ma c’è dell’altro.

Le pene Harald Espenhahn dovrebbe scontare 9 anni e 8 mesi, mentre a Gerald Priegnitz sono stati inflitti gli stessi 6 anni e 10 mesi di Marco Pucci. Ma la legge tedesca per il reato per il quale sono stati condannati prevede una pena massima di cinque anni e questo è un altro elemento non di poco conto per la valutazione complessiva della vicenda. Le altre pene: Daniele Moroni (7 anni e 6 mesi); Raffaele Salerno (7 anni e 2 mesi); Cosimo Cafueri (6 anni e 8 mesi).

Le ipotesi Tutti i legali dei quattro italiani condannati stanno già predisponendo le documentazioni per chiedere di tramutare la detenzione in carcere negli arresti domiciliari, ma poi saranno i giudici a decidere, In Italia, poi, secondo le norme in vigore, si può chiedere di essere ‘affidati in prova’ ai servizi sociali quando mancano quatto anni al termine della pena, mentre per ogni anno trascorso in carcere è previsto uno conto di 90 giorni. Anche questo è un tema sul quale si discuterà.

Le ricadute Poi ci sono altri aspetti, di altro e più generale interesse, che dalla sentenza potrebbero derivare: non sfugge a nessuno, infatti, che le condanne, soprattutto di Espenhahn e Priegnitz (della cosa si parlò molto quando arrivarono le prime sentenze) potrebbero indurre ThyssenKrupp a rivedere drasticamente – più di quanto già non stia facendo – la propria posizione riguardo alla presenza in Italia. E siccome il polo Ast di Terni è sempre in bilico tra il rilancio e la vendita, le preoccupazioni sono riservate proprio alle acciaierie di viale Brin. E il fatto che i supremi giudici abbiano deciso di ‘non fare sconti’, da qualcuno viene letto come un segnale politico importante: in Germania alcune decsioni importanti potrebbero già essere state prese e nessuna indulgenza le avrebbe fatte cambiare.

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