Tragedia di Ferentillo, si tenta di capire

Il giorno dopo la morte di Bianca Panzarino ci si interroga sulle cause della caduta fatale

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di F.T.

Una passione smisurata per la natura e la montagna. Aveva esperienza da vendere Bianca Panzarino, la 41enne di Terni morta venerdì sera dopo una caduta fatale – stimata in circa venti metri – alle falesie di Ferentillo. Una ragazza benvoluta e apprezzata da tutti quelli che la conoscevano e che, con lei, condividevano l’amore per la speleologia nell’ambito del Cai, prima, e quindi per l’arrampicata sportiva.

LE IMMAGINI DEI SOCCORSI

Il ricordo «Era bravissima, non solo nel far ciò che amava di più – racconta un amico -. Era una ragazza educata, buona e soprattutto vera. Quello che è successo ci lascia davvero senza parole, anche perché conosceva tutti i segreti di queste rocce. Aveva un fisico slanciato e allenato e un’attitudine naturale per l’arrampicata. Ripeto, pensare che tutto ciò è successo proprio a lei, ci sembra quasi incredibile. Ma purtroppo non lo è».

L’ARRIVO DELL’ELICOTTERO DEL 118

I soccorsi Spetterà alla procura di Terni ed al pm Tullio Cicoria, che sulla vicenda ha aperto un fascicolo d’indagine, chiarire l’esatta dinamica dei fatti e tutte le circostanze che hanno portato alla caduta di Bianca dal costone roccioso di Ferentillo. Per lunghi minuti si è sperato che le operazioni di soccorso – condotte con coraggio dai vigili del fuoco di Terni, dal soccorso alpino dell’Umbria e dal 118 attraverso manovre, anche in elicottero, estremamente complesse – potessero servire a salvare la vita della donna. Ma le ferite, soprattutto alla testa, causate dall’impatto con il suolo, sono apparse subito troppo gravi.

La ricostruzione A poche ore dalla tragedia, si tenta così di ricostruire ciò che è accaduto venerdì pomeriggio durante quella che sembrava una delle tante arrampicate, lungo una via già battuta altre volte, collaudata e sicura. Ad accompagnare Bianca nell’uscita c’era un’altra donna, anche lei espertissima di sport e montagna.

L’inizio L’arrampicata presentava le condizioni migliori – due sportive allenate e un percorso già conosciuto – per poter dire che i rischi erano davvero al minimo. Da una prima ricostruzione, sembra che Bianca Panzarino sia salita senza problemi, fissando tutti i ‘rinvii’, ovvero strumenti che nell’ascesa consentono di ancorare la propria corda a dei punti di sicurezza.

Passaggio fatale Prossima alla cima, la donna avrebbe però deciso di modificare il percorso previsto, forse per evitare alcune rocce rese più viscide dall’umidità. Un fatto che le avrebbe impedito di vedere il termine rappresentato dalla catena di ‘fine via’, ultimo punto dove far passare la corda prima di iniziare la discesa controllata da chi è a terra. Così Bianca Panzarino, anziché fermarsi e fissarla, avrebbe continuato a salire lasciandosi alle spalle il dispositivo di sicurezza.

Il rischio Altri metri, diversi a quanto pare, fuori dalla verticale del percorso e senza punti dove poter ancorare la propria corda. Nonostante gli inviti di chi era a terra a fare attenzione e a scendere. Bianca, sicura di sè ma forse stanca, avrebbe raggiunto un piccolo arbusto, quello che lei stessa aveva probabilmente scelto come arrivo per la sua arrampicata. A quel punto la donna avrebbe dato due giri di corda attorno alla pianta, decidendo forse di fermarsi lì. L’alberello non avrebbe però retto al peso del suo corpo e, ormai troppo distante dall’ultimo ‘rinvio’ di sicurezza dove aveva fissato la corda, è precipitata per diversi metri fino all’impatto fatale con il terreno.

Le indagini Spetterà al magistrato titolare dell’indagine, riscontrare quelle che appaiono al momento come prime ricostruzioni. Verifiche doverose, di fronte ad una tragedia che ha colpito non solo gli sportivi che frequentano le strutture di Ferentillo, ma anche un’intera comunità e i tanti amici che oggi piangono la scomparsa di una ragazza «vera, buona e sincera».

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