Treofan: l’indagine questa volta è per truffa sulla ricerca. Sequestro e indagati

La società, ora in liquidazione, avrebbe indebitamente percepito oltre 200 mila euro di fondi Fesr falsificando le spese sostenute

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Un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Milano, su richiesta della Procura Europea, dell’importo di 230 mila euro: la misura è stata applicata nei confronti della Jindal che, durante la conduzione delle attività della Treofan, avrebbe percepito la somma in questione come fondi strutturali Fesr destinati al sito di Battipaglia (Salerno), pur non avendone diritto. L’ipotesi di reato contestata è truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea e dello Stato: coinvolti apicali della multinazionale, non i liquidatori succedutisi nel tempo. Non si tratta della prima indagine delle Fiamme Gialle su Treofan/Jindal, visto che nel marzo del 2021 era emerso il lavoro condotto dagli inquirenti – coordinati dalla procura di Terni – sulla gestione della cassa integrazione legata all’emergenza Covid.

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L’indagine

Le indagini sono state condotte dagli uffici della Procura Europea di Roma e Milano e dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Terni. Secondo gli inquirenti, la Treofan – ora in liquidazione – avrebbe beneficiato indebitamente di provvidenze comunitarie erogate nell’ambito del Programma operativo nazionale (Pon) a carico del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), concesse dal ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur).

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«Documentazione falsificata»

«La società ternana – spiega una nota delle Fiamme Gialle -, con la fittizia attestazione e dichiarazione di presenze di personale dipendente impiegato nello svolgimento delle attività finanziate (ricerca e sviluppo), avrebbe falsificato la documentazione di spesa di un progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale denominato ‘applicazione e riciclo di nuovo poliolefine termoplastiche’ (la cui parte amministrativa sarebbe stata condotta dall’azienda nel sito di Battipaglia, ndR), inducendo in errore l’ente erogatore dei finanziamenti comunitari e nazionali circa l’entità delle spese sostenute per la sua regolare conclusione, percependo in maniera indebita contributi pubblici».

Indagati

«Sulla base del materiale testimoniale raccolto attraverso l’escussione di quanti hanno partecipato, anche solo figurativamente, alle attività di ricerca industriale – prosegue la Finanza -, la società avrebbe rendicontato l’impiego di un numero di dipendenti e di ore lavorate maggiori di quelli effettivi. Alla luce degli elementi acquisiti al procedimento penale, sono stati deferiti alla Procura Europea gli amministratori pro tempore della società e contestata la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche».

Il sequestro

I militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Terni, su delega del procuratore europeo delegato, hanno sottoposto a sequestro il profitto del reato, congelando la somma equivalente presente sui conti correnti in uso alla società, così come disposto dal gip di Milano. Un’azione che non avrebbe conseguenze per i lavoratori in cassa, già provati da una situazione pesante, che si trascina da tempo e su cui, anche di recente, hanno nuovamente acceso i riflettori con una protesta in Comune a Terni.

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