La denuncia è forte e il tema, terribile, «perché è quello degli infortuni mortali sul lavoro che – dicono Vasco Cajarelli e Franca Gasparri della Cgil Umbria, che analizzano i dati dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering – da troppo tempo è stato escluso dal dibattito pubblico, ma gli ultimi dati disponibili ci dicono al contrario che il trend è in aumento e che l’Umbria è purtroppo ancora una volta in cima alle classifiche nazionali per l’incidenza di questo drammatico fenomeno».
I numeri Il caso più recente è quello di Jacopo Fioramonti, il giovane operaio che ha perso la vita a Nera Montoro, ma nei primi quattro mesi del 2015 a livello nazionale «le morti sul lavoro, senza considerare quelle in itinere, sono state 223, contro le 196 dello stesso periodo del 2014. In Umbria le vittime sono 8, in media 2 al mese, dato che pone la regione al primo posto in Italia per incidenza sul numero di occupati (22,3 infortuni mortali ogni milione di occupati, contro una media nazionale di 9,9)».
Il commento Si tratta di «un primato inquietante – commentano Cajarelli e Gasparri – di fronte al quale non si può restare in silenzio. È evidente che la crisi, pesantissima nella nostra regione, continua a produrre effetti drammatici sulle condizioni di lavoro delle persone, sempre più precarie e sfruttate, condizioni che poi si ripercuotono sui livelli di salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Non è un caso che gli infortuni tendano ad aumentare con il passare dei giorni della settimana, raggiungendo un picco proprio il venerdì, quando lo stress e la fatica accumulati sono ai massimi livelli. Così come evidenti sono gli effetti delle riforme previdenziali, che hanno innalzato sempre più l’età di pensionamento. Il risultato – osservano ancora Cajarelli e Gasparri – è che l’incidenza massima degli infortuni mortali si registra proprio tra i lavoratori over 65, con 58,5 infortuni mortali ogni milione di occupati».
La richiesta La Cgil chiede dunque che la questione sicurezza sul lavoro torni ad essere al centro dell’azione di forze sociali e istituzioni: «In Umbria – concludono i due rappresentanti sindacali – esiste un Coordinamento regionale in materia di salute e sicurezza che sicuramente ha svolto un’attività importante, ma il percorso di prevenzione rispetto a tutti gli infortuni ed in particolare a quelli mortali va intensificato e accelerato. La drammatica crisi occupazionale sta portando sempre più lavoratori a sacrificare salute e sicurezza in cambio di un posto di lavoro, questo non è oltremodo tollerabile».