Umbria, approvato nuovo Piano sociale

Barberini: «Con questo atto regionale la persona e le sue difficoltà sono centrali. Per la prima volta 55 milioni di euro di risorse europee vengono investite nel sociale»

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L’inizio turbolento del Consiglio regionale di martedì, con la protesta dei Cinque Stelle e di Fiorini, Lega Nord, per la trattazione immediata della mozione urgente sull’inceneritore di Terni, non ha bloccato, nonostante l’iniziale sospensione della seduta, i lavori dell’Assemblea. A maggioranza, infatti, è stato approvato il nuovo Piano sociale regionale: un atto amministrativo che si integra con il Piano sanitario regionale e stabilisce le modalità e gli strumenti per l’integrazione con le politiche del welfare e con i piani regionali di settore. 

Il Piano L’Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato il Piano, con i 13 voti favorevoli della maggioranza, 3 contrari (De Vincenzi – RP, Mancini e Fiorini – Lega) e 4 astenuti (Squarta – FdI, Ricci – RP, Liberati e Carbonari – M5S). È stata ribadita la centralità della persona ed è stato assegnato il ruolo da protagoniste alle zone sociali, per focalizzare al meglio i bisogni dei vari territori. Con questo atto, inoltre, cittadini non saranno soltanto i destinatari degli interventi, ma saranno fautori del proprio welfare di territorio. Per la prima volta le risorse europee sono ingenti, nonostante la tendenza generale al ribasso, ammontando, nel triennio, a oltre 70 milioni di euro.

Ricognizione L’atto, illustrato in Aula dal presidente della Terza commissione consiliare, Attilio Solinas, presenta una ricognizione attualizzata della situazione sul territorio regionale e alcuni elementi di novità riguardanti il monitoraggio sull’efficacia delle azioni messe in atto dalle zone sociali. Il documento è stato aggiornato ai mutati bisogni della comunità umbra che si presenta come la regione con la più alta percentuale di ultra 75enni rispetto alla popolazione, con una crisi economica che ha portato a un impoverimento della comunità e a maggiori difficoltà che incontrano le famiglie a sostenere le fragilità interne.

Integrazione il Piano si integra con quello sanitario regionale, in particolare per le prestazioni socio sanitarie, e stabilisce le modalità e gli strumenti per l’integrazione con le altre politiche del welfare e con le altre politiche e piani regionali di settore.

Persone al centro «L’Umbria – dice soddisfatto l’assessore Barberini – ha un nuovo Piano sociale regionale: al centro la persona e le sue difficoltà, 55 milioni di euro di risorse europee per la prima volta utilizzati per il sociale e conferma dei fondi regionali stanziati per welfare e sanità, nuovi strumenti di azione per servizi e risposte più adeguate e omogenee, più attenzione alle fasce più deboli (giovani, anziani, disabili, famiglie, migranti) più equità, più controlli, maggiore protagonismo di Comuni e zone sociali e quindi più attenzione ai nuovi bisogni dei cittadini».

Gli obiettivi Promuovere l’innovazione sociale mediante una programmazione orientata all’inclusività e alla partecipazione attiva dei cittadini, assicurare un livello di integrazione socio-sanitaria che determini un cambiamento organizzativo e culturale del sistema locale dei servizi sociosanitari, riprendendo il modello maturato nell’ambito della non autosufficienza con il Prina (Piano regionale integrato per la non autosufficienza), riqualificare, con il coinvolgimento dei territori, i livelli essenziali dell’assistenza sociale, implementare il Siso (Sistema informativo sociale) integrandolo con il sistema informativo regionale e in coerenza con l’Agenda digitale dell’Umbria. Sono questi gli obiettivi che il Piano si pone.

Le zone sociali dovranno riappropriarsi del loro ruolo, intervenire su anziani o giovani, porre attenzione sui flussi migratori, sostenere le persone in condizioni di fragilità e vulnerabilità al fine di ridurre il rischio di scivolamento verso forme di povertà estrema e, in modo particolare, le famiglie a forte disagio economico e sociale o a rischio di impoverimento. Occorre favorire la permanenza di persone con disabilità, giovani, adulte o minori, nel proprio domicilio, evitando il ricovero in strutture residenziali. Il ruolo delle zone sociali sarà importante per il protagonismo che viene loro richiesto e per la definizione degli obiettivi: i piani sociali di zona debbono interpretare i bisogni locali e mettere a disposizione strumenti per realizzare le attività individuate. Quindi le zone sociali diventano motore degli interventi, strumento essenziale della governance. E per la prima volta sono previste premialità e penalità per le zone sociali inadempienti.

Welfare di comunità Attraverso l’implementazione di nuove forme di sostegno all’autonomia delle persone con disabilità con l’avvio di percorsi di istruzione e formazione miranti a certificare competenze acquisite anche non formali, sostenendo parallelamente una valorizzazione di prodotti derivati da tali attività etiche e sociali si creerà un welfare di comunità.

Operatore di quartiere L’ azione di questa figura si estende dalla cura delle città in termini di qualità dello spazio fisico e dei luoghi pubblici, alla cura delle persone, in termini di valorizzazione dei servizi alla persona. Un operatore che agevoli le persone più deboli ad accedere ai servizi di cui hanno bisogno, in coordinamento con i soggetti che già operano nel territorio, e svolga attività di ascolto nell’ambito della comunità, favorendo anche l’attivazione delle reti sociali, allo scopo di definire specifici progetti condivisi ed economicamente sostenibili.

Assegni di sollievo Per scegliere direttamente le cure per i propri cari ci sarà l’assegno di sollievo. Il Piano, infatti, raccoglie l’esigenza manifestata da famiglie con persone non autosufficienti di poter scegliere se ricorrere ai servizi o incassare un assegno.

Le risorse finanziarie sono nazionali, regionali e provenienti dalla Unione europea. Il Fondo nazionale politiche sociali riserva per il 2016 all’Umbria 4 milioni e 600 mila euro, a cui bisogna aggiungere i 4.544.623 euro del Fondo sociale regionale, finanziato dal bilancio della Regione Umbria e altre risorse di minore entità: i 123 mila euro dal Fondo nazionale politiche per la famiglia e i 25mila euro che, sempre lo Stato, destina alle politiche giovanili. In totale sono 9 milioni 183mila e 716 euro, cui vanno aggiunti i 6 milioni e 800mila euro destinati al Fondo nazionale non autosufficienza. Altre risorse, di entità minore e diluite nel corso degli ultimi anni, provengono dalle leggi regionali approvate. Altro ramo di finanziamenti è quello proveniente dal Fondo sociale europeo, Asse inclusione sociale del POR FSE Umbria 2014-2020: 41.358.990 euro che l’Unione europea destina all’Umbria per l’inclusione attiva, la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale, l’incremento dell’occupabilità e anche per promuovere le pari opportunità, cui devono aggiungersi 14.167.168 euro per il miglioramento dell’accesso ai servizi, sostenibili e di qualità, per un totale di risorse Ue pari a 55.526.158 euro.

Novità «Per la prima volta viene impiegato un sistema di monitoraggio informativo che permette di misurare lo stato di bisogno dei cittadini e gli interventi fatti nel sociale, tramite un meccanismo di controllo su chi riceve sostegno e chi no, grazie alla messa in rete delle strutture coinvolte. Inoltre, uno specifico capitolo è destinato alle risposte all’emergenza sociale, con la creazione di un modello umbro di servizi socio-comunitari in grado di rispondere all’emergenza, con particolare attenzione alle aree interne, specialmente montane, territori più fragili sia in base agli indicatori economici che per la maggiore presenza di anziani».

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