Umbria e Lazio unite: «Basta rassegnazione»

Terni: il progetto ‘Civitates’ – incentrato su Collescipoli – ha visto premiare Cerveteri, Tolfa, Santa Marinella e Allumiere con il titolo di ‘Città della cultura del Lazio 2020’

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Un’idea progettuale firmata da Civitates – e in fase di sperimentazione anche in Umbria, a Collescipoli – ha fatto meritare il titolo di ‘Città della cultura della regione Lazio 2020’ alle città di Cerveteri, Tolfa, Santa Marinella e Allumiere: un riconoscimento prestigioso – selezionato tra 23 domande e ben 92 soggetti coinvolti, tra comuni e comunità montane – che mette per la prima volta in connessione l’Umbria e il Lazio attorno ai temi dell’innovazione sociale, della cultura, della creatività e dello sviluppo sostenibile. E così, per tutto il 2020, il borgo di Collescipoli si ritroverà al centro della scena nazionale a fianco dei comuni di Cerveteri, Tolfa, Santa Marinella e Allumiere per attuare un programma di cittadinanza attiva e partecipazione attorno a un’idea nuova di cultura: una cultura capace di sollecitare coscienza, consapevolezza, cooperazione e impegno civile. umbriaOn ne ha parlato con Luciano Vanni, fondatore di Civitates, direttore artistico del ‘Jazzit fest’ e attuatore del progetto ‘Civitates Collescipoli 2030’.

Sabato 15 febbraio la città di Cerveteri ha inaugurato l’anno di ‘Città capitale della cultura della regione Lazio 2020’. Ma, idealmente, è come se fosse rappresentata anche un pezzo d’Umbria, perché anche la città di Terni – nello specifico il borgo di Collescipoli – sta sperimentando la stessa esperienza.

«Ebbene sì. Ci si appresta a vivere un anno davvero emozionante che avrà come protagoniste quattro città dell’alto Lazio: Cerveteri, Tolfa, Santa Marinella e Allumiere, e il paese umbro di Collescipoli, unite dal desiderio di rimettere al centro la funzione pedagogica e civile della parola cultura. Il 15 febbraio è stato un giorno che non dimenticherò. Mi ha fatto enorme piacere vedere rappresentanti delle istituzioni di quattro comuni del Lazio, e una vasta rappresentanza della società civile, coinvolti in un progetto che parla di cultura, di partecipazione, di impegno civile, di creatività e di responsabilità. E sapere che stiamo riunendo un pezzo d’Italia attorno all’esperienza di accensione civica è davvero affascinante: perché tutto ciò, appena sei anni fa, era solo un sogno e un’aspirazione. Ed è fonte di orgoglio ricordarci che tutto questo è nato, in fase sperimentale, proprio in Umbria, a Terni, e nello specifico all’interno della cinta muraria di Collescipoli».

Aggiudicarsi il titolo di ‘Città della cultura della regione Lazio 2020’ non deve essere stato facile. Se lo aspettava?

«È stato un risultato realmente inaspettato e sorprendente, anche perché per la prima volta l’organizzazione Civitates si è misurata con un bando che ragionava di sviluppo sistemico di territorio, oltreché di una singola comunità, e perché si trattava di un premio che aveva coinvolto istituzioni regionali realmente significative. Ma ci tengo a ricordare che si vince non da singoli, ma in gruppo: e devo riconoscere ai sindaci e agli assessori della cultura di Cerveteri, Tolfa, Santa Marinella e Allumiere la voglia, il desiderio e la capacità di mettersi in gioco. Bravi per davvero».

Quali sono stati a suo avviso gli elementi vincenti?

«Di fatto, attraverso la nostra azione, abbiamo avuto il coraggio di affidare alla parola ‘cultura’ nuovi significati e il desiderio di sperimentare nuove opportunità di partecipazione civica, nuove forme di convivenza sociale e nuovi modelli di sviluppo economico. Quando il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, era il 12 dicembre, ha presentato il progetto davanti alla commissione giudicante in qualità di soggetto capofila, non ha posto l’accento sugli eventi, sulle cosiddette ‘eccellenze’ o sull’elencazione di beni artistici e bellezze paesaggistiche, che appartengono al loro territorio ma anche, diffusamente, a buona parte dell’Italia: ma sul processo di accensione civica, ovvero sull’idea che attraverso la cultura si potessero attivare nuovi processi di partecipazione civile e una nuova idea di sviluppo locale virtuoso e sostenibile. Ripartire dalla cultura per migliorare i comportamenti significa fare un investimento per il futuro. Perché la cultura è come un lievito: genera conoscenza, e la conoscenza genera coscienza; la coscienza stimola responsabilità, e la responsabilità, a sua volta, sollecita partecipazione e virtuosismo civico».

Torniamo all’Umbria, a Terni. Tra il 2013 e il 2015, la società civile del territorio si è trovata coinvolta nella co-progettazione, nella promozione e nel co-finanziamento del ‘Jazzit fest’ che dal 2020, per l’appunto, ritorna stabilmente a Collescipoli.

«Ho vissuto tre anni straordinari a Collescipoli attraverso le prime edizioni del ‘Jazzit fest’. Un risultato collettivo, che anche in quel caso premiava il coraggio e l’illuminazione dei dirigenti della pro loco Collescipoli, Antonietta Basilio e Roberto Laurenzi, e il coinvolgimento attivo di migliaia di abitanti, di musicisti e artisti, di donatori e di appassionati provenienti da tutto il mondo. Il ‘Jazzit fest’ è stato il primo e unico festival al mondo a dotarsi di un ‘Bilancio sociale’ e di un ‘Codice etico’, a fondare il suo programma esclusivamente attorno alle ‘Residenze artistiche di comunità’».

Cosa significa tornare alla ‘base’?

«Emozione, senso di responsabilità ma soprattutto il desiderio di rischiare e di sperimentare: perché per mia natura, per onorare la comunità ternana e per rispetto all’identità di ‘Jazzit fest’, tornare a Collescipli significa ripartire dalla best practice europea dal titolo ‘Culture shapes the smart city’, dal patrocinio onorario della commissione italiana per l’Unesco e dalla buona pratica #laculturachevince e guardare altrove. E l’altrove è il progetto ‘Civitates Collescipoli 2030’, e l’idea di prenderci tutti assieme dieci anni per realizzare il sogno di trasformare questo splendido borgo medievale in un ‘Paese della musica’ mettendoci in connessione con l’Agenda Onu 2030. E ci siamo dati sei obiettivi primari da raggiungere».

Proviamo ad elencarli?

«Innanzitutto identificare Collescipoli come un ‘Borgo della musica’ con residenze artistiche di comunità, e quindi un borgo che accoglie, ospita, invita e ispira musicisti e creativi durante tutto l’anno. Secondo punto: costituire una ‘Fondazione di comunità’ a sostegno del progetto di ‘Civitates Collescipoli 2030’, una Onlus che intende garantire le risorse economiche necessarie alle attività trasformare il borgo di Collescipoli in un grande laboratorio di sperimentazione artistica, creativa ed economica. Terzo: attivare un progetto sperimentale di ‘turismo culturale di comunità’, e preparare gli abitanti a guidare i turisti alla conoscenza del territorio. Quarto: riattivare il tessuto economico di Collescipoli orientandolo sulla musica, l’arte e la creatività. Quinto: incubare nuove imprese giovanili tecnologicamente avanzate e sensibili ai temi della cultura, della creatività, del sociale e del turismo. Sesto: attivare un percorso di rigenerazione e riqualificazione urbana, di architettura ecosostenibile e di attivazione di nuovi spazi sociali e comunitari».

E se non ce la farete?

«Ci abbiamo provato, lo abbiamo desiderato e sognato, e questo farà comunque sia bene a tutti, in un momento in cui sembra mancare fosse solo il pensiero che le cose si possono cambiare e modificare agendo tutti assieme. E perché a Terni noto con dolore e sofferenza che c’è troppa rassegnazione o peggio ancora vittimismo e cinismo: sentimenti che portano all’isolamento e al rancore».

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