Umbria Mobilità: «Inchiesta sui debiti»

Perugia, un’apposita commissione richiesta dall’opposizione in consiglio regionale. Leonelli: «Non ci fa paura, ma basta abusare di questo strumento»

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Nuova commissione d’inchiesta in seno al consiglio regionale dell’Umbria. Nonostante l’istituzione d’ufficio – era stata infatti richiesta da tutta la minoranza, quindi un terzo dei consiglieri, su proposta del gruppo 5 stelle – al termine di un animato dibattito alla fine è stata approvata anche dalla maggioranza la commissione d’inchiesta su Gestione delle imprese della mobilità pubblica partecipate dalla Regione Umbria e individuazione delle cause dell’attuale crisi finanziaria di Umbria Mobilità e di altre Imprese della mobilità operanti nella Regione Umbria’.

Tensione in consiglio Quello che è certo è che non è stata del tutto indolore. Si racconta di telefonate roventi e ‘colloqui’ finiti con porte sbattute in faccia a Palazzo. Ma a far luce sulle cause dell’attuale crisi finanziaria di Umbria mobilità e altre imprese del settore ci penseranno ora cinque consiglieri regionali, due dell’opposizione e tre di maggioranza, che in sei mesi dovranno analizzare bilanci, consuntivi, spese e investimenti per cercare di sbrogliare un bandolo che risulta abbastanza intricato.

La genesi Da un lato non tutta la maggioranza sembra aver gradito l’imposizione dell’opposizione, compatta, di una commissione chiamata a far luce su una gestione che presenta qualche ombra, dall’altra però, come sottolinea il consigliere Leonelli «Non abbiamo dato alcun pretesto per dichiarare sui giornali che ci volevamo opporre alla commissione su Umbria mobilità». La richiesta, che porta la firma di tutti i consiglieri di opposizione, parte dal progressivo deterioramento, in termini quantitativi e qualitativi, del servizio offerto da Umbria Tpl e Mobilità Spa, che negli ultimi tempi sta avendo ripercussioni indirette sull’economia regionale.

Debiti «La crisi finanziaria e debitoria dell’azienda – si legge nella richiesta – ha inoltre pesanti implicazioni nelle finanze della Regione Umbria che è azionista di Umbria Tpl e Mobilità con una quota pari al 27,78% del capitale sociale e vanta crediti verso la società per molti milioni di euro secondo l’ultimo bilancio disponibile». Solo nel 2015 si parla, infatti, di 14 milioni di euro di perdite e la Corte dei Conti, nel 2015, ha sottolineato che nel 2013 sono stati anticipati 17 milioni di euro ancora in parte non restituiti. Allo stesso modo la magistratura contabile sollevava perplessità circa «rating e indebitamento della società partecipata, anticipazioni di cassa trasformate in prestiti a lungo termine […] deficit informativi» che, secondo i richiedenti significano una mancanza di trasparenza.

I compiti Nasce da qui l’esigenza di fare luce su anni e anni di gestione che hanno portato anche all’apertura di inchieste giudiziarie «che rendono necessarie un complementare approfondimento in sede istituzionale e politica circa la precedente gestione della pubblica mobilità in Umbria». A lavoro, dunque, dal primo luglio, prossimo tra audizioni e visure per capire l’evoluzione dello stato economico-finanziario delle società del trasporto pubblico locale operanti nella Regione Umbria e delle imprese ed enti da esse partecipate o collegate. «La Commissione dovrà anche ricostruire le scelte strategiche di carattere politico ed amministrativo nell’ambito della mobilità umbra degli ultimi venti anni, approfondendo eventuali ipotesi di malagestione e stimare i rischi che la Regione Umbria potrebbe correre valutando e suggerendo soluzioni atte a minimizzare tali rischi per la Regione Umbria».

‘Strumento abusato’ Se per Marco Squarta, di FdI, la richiesta di chiarimenti tecnici agli uffici è sembrata una perdita di tempo della maggioranza, a chiarire la posizione del Pd ci pensa Leonelli. «Nessuno della maggioranza ha voluto affossare la richiesta – garantisce – avevamo solo chiesto di rimandare di una settimana la discussione in vista dell’audizione del direttore di Umbria Mobilità Mauro Fagioli la prossima settimana. Se avessimo voluto evitare l’argomento avremmo fatto mancare il numero legale, invece non ci vogliamo sottrarre. Non vogliamo nascondere la polvere sotto al tappeto. Certo, resta il fatto che qui si profila il rischio di un abuso dello strumento delle commissioni d’inchiesta: se basta la richiesta dell’opposizione compatta – prosegue Leonelli – questo significa che se domani 8 consiglieri si svegliano e richiedono una commissione d’inchiesta sulla strage di Ustica o sulle Fosse Ardeatine dobbiamo concederla. Mi sembra assurdo, potrebbe diventare uno strumento di ostruzionismo pericoloso».

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