ThyssenKrupp Ast: «Convocare l’azienda»

Umbria: il consiglio regionale approva all’unanimità un ordine del giorno che impegna la giunta a chiedere al governo un incontro con proprietà e istituzioni

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Un ordine del giorno bipartisan che impegna la giunta di palazzo Donini a chiedere un incontro formale che metta di fronte il governo, i vertici di ThyssenKrupp Ast e le istituzioni locali, per parlare del futuro delle acciaierie di Terni. Anche e soprattutto alla luce delle recenti ‘uscite’ dei vertici aziendali – in particolare del Ceo Heinrich Hiesinger – che vanno nella direzione della cessione del sito produttivo di viale Brin. È stato approvato all’unanimità dei presenti – 15 voti favorevoli fra PD, Misto-MdP, FI, LN, FdI, Rp – martedì pomeriggio dal consiglio regionale dell’Umbria ed ha visto come primi firmatari il capogruppo di Forza Italia, Raffaele Nevi, e quello del Pd Gianfranco Chiacchieroni che ha illustrato l’atto in aula.

L’ordine del giorno «Considerato – si legge nel documento dopo altre premesse – che lo scorso 23 novembre il Ceo della ThyssenKrupp, Heinrich Hiesinger, ha reso noto che Acciai Speciali Terni spa sarebbe ‘l’unico asset del gruppo attualmente in vendita’. Considerato che la giunta regionale per il tramite della presidente e del vice presidente ha stigmatizzato questo atteggiamento di ThyssenKrupp, evidenziando come le istituzioni regionali e locali siano interessate esclusivamente alla messa in sicurezza del futuro del sito industriale, della sua capacità produttiva e dei suoi livelli occupazionali. Ritenuto di rappresentare alla collettività regionale ed all’intero paese come le acciaierie di Terni siano il frutto della storia industriale dell’Umbria e dell’Italia e che ne rappresentino un tratto identitario in termini storici ed un assetto strategico. Considerata la necessità non rinviabile di un incontro in sede governativa direttamente con i vertici di ThyssenKrupp al fine di acquisire informazioni ufficiali circa gli intendimenti e le connesse prospettive future di Acciai Speciali Terni spa e le scelte della multinazionale con riferimento alla controllata italiana, si impegna la giunta regionale a confermare la richiesta di incontro al governo nazionale alla presenza dei vertici di ThyssenKrupp, al fine di verificare le prospettive del sito siderurgico di Terni alla luce degli intendimenti della multinazionale circa la cessione dello stesso».

«Basta prese in giro» Così Raffaele Nevi (FI): «Oggi approviamo una risoluzione unitaria importante che deve far capire al governo che bisogna tutelare le acciaierie di Terni e bisogna farlo in fretta, parlando con i massimi vertici aziendali. Serve un nuovo proprietario il prima possibile, e non un gruppo finanziario ma industriale. Non dobbiamo più farci prendere in giro. Quella che stiamo affrontando oggi è una vicenda annunciata: dovevamo essere più attenti a verificare il patto sottoscritto nel 2014. Per non rifare gli stessi errori dobbiamo capire bene cosa è successo. Oggi tutto torna dopo le dichiarazioni di vendita. In questi tre anni abbiamo assistito alla politica del rinvio, dello scansare gli impegni presi e scritti nero su bianco. Non ho capito perché non è stata fatta una battaglia per fare in modo che quei patti fossero rispettati. I vertici aziendali, invece, sono stati interessati solo a far apparire che il bilancio fosse in utile perché è quello che gli permette di andare sul mercato e di avere il massimo risultato sulla vendita, a discapito degli investimenti sugli impianti. A noi come comunità locale interessa invece la qualità del prodotto. La politica non ha voluto affrontare i veri temi cruciali dell’azienda».

Lega e Rp Per Emanuele Fiorini (Lega) «serve un governo nazionale forte che si faccia rispettare in Europa, dicendo con forza che nessuno può venire a Terni a fare il padre-padrone. La verità è che all’Europa e al governo italiano, di Terni, non gliene importa nulla. La notizia della cessione getta nell’incertezza un’intera città. Ma era uno scenario preannunciato. Dopo che, nel 2014, ThyssenKrupp ha firmato l’accordo al Mise, nessuno ha vigilato sulla messa a punto di quanto sottoscritto. Anche i sindacati, soprattutto la Cgil, hanno le loro responsabilità». Claudio Ricci parla di «tempesta complessa per la quale è auspicabile lo stesso intervento che il governo ha messo in atto rispetto ai cantieri navali italo-francesi».

«Vendita non per forza negativa» «Questo è un tema che va al di là degli schieramenti politici – ha detto il vice presidente della Regione, Fabio Paparelli, in aula -. Per la prima volta si assiste al ritorno alla necessità delle politiche industriali, che la Regione può accompagnare, ma serve la visione dell’intero paese perché si possa incidere nella competizione globale.É stata riacquisita la consapevolezza che l’acciaio è componente primaria del manifatturiero, che bisogna puntare sulla qualità del manifatturiero integrando i risultati del processo scientifico tecnologico nella cornice della salvaguardia dell’ambiente. Annunci impropri come quelli dati ad agenzie internazionali qualche giorno fa sono da stigmatizzare. Chiederemo risposte e saremo rigorosi, non solo sul versante ambientale ma soprattutto sul futuro, che dipende dal governo e dalle interlocuzioni in atto in un processo di vendita che non è detto sia per forza negativo. Non si può vendere senza una prospettiva di futuro. Abbiamo chiesto un tavolo per monitorare la situazione e di discutere con la proprietà. Vogliamo risposte serie su scorie, discarica, bonifica, così come dobbiamo essere consapevoli che non siamo più in un paese che ha l’energia di Stato. Questo dibattito deve essere aperto e noi faremo la nostra parte».

M5S Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (M5S) hanno presentato una propria mozione che chiede alla giunta di palazzo Donini di «attivarsi con urgenza nei confronti del governo nazionale per convocare il Ceo Thyssenkrupp, verificando il rispetto dei patti sottoscritti appena tre anni fa, tutelando pienamente l’acciaio italiano, coinvolgendo nuovamente parimenti il parlamento europeo per la salvaguardia della produzione nazionale, invitando l’azienda ad adempiere rigorosamente alle prescrizioni vigenti sul fronte ambientale». Liberati ha sottolineato l’inefficacia dell’iniziativa degli altri gruppi: «Non possiamo limitarci limitarci alla mozione, al compitino per chiedere al governo di intervenire: stiamo perdendo la filiera dell’acciaio ed anche molti posti di lavoro».

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